Il personaggio

Kimi incanta e ruba primati dalla bacheca di Verstappen

In Giappone il pilota della Mercedes, a 18 anni e 7 mesi, ha tolto due record a Max - «L’obiettivo sarà strappare l’unico giro veloce che conta: l’ultimo»
Kimi Andrea Antonelli compirà 19 anni il prossimo 25 agosto. © Reuters/David Davies
Maddalena Buila
08.04.2025 06:00

C’è chi, ancor prima dell’inizio della stagione, era convinto avrebbe fatto magie. Altri, invece, credevano avrebbe faticato a integrarsi. Debuttare in Formula 1, d’altronde, mica è cosa da poco. Gli altri novellini ne sono la conferma. Nessuno è riuscito a lasciare un segno indelebile finora. Anzi, da diversi di loro sono già giunte controprestazioni. Ebbene, Andrea Kimi Antonelli ha invece fatto il fenomeno, dando ragione a coloro che hanno fatto all in su di lui a motori ancora spenti. Certo, il Mondiale è ancora lungo. Così come lunghissima è ancora la sua carriera. Ma per quanto ha fatto vedere nei primi tre Gran Premi della stagione, il pilota italiano ha veramente una gran classe.

Le fattezze del predestinato

Nato a Bologna il 25 agosto 2006, Kimi ha passato la vita in mezzo ai motori. Suo padre, Marco Antonelli, è infatti un pilota anche lui, nonché il proprietario dell’AKM Motorsport, squadra che corre in diversi campionati GT. Ayrton Senna è il suo idolo e la sua fonte di ispirazione, da qui la decisione di adottare il numero 12 per la sua vettura. In quasi ogni categoria in cui ha gareggiato, Andrea è riuscito a primeggiare. Un tritasassi del motosport, per capirci. L’arrivo in Formula 1 è stato quasi una formalità, dati i risultati ottenuti in pista negli anni precedenti. Massimo campionato che l’italiano ha raggiunto l’anno scorso, quando la Mercedes ha ufficialmente annunciato che avrebbe preso il secondo sedile disponibile in scuderia. Quello lasciato libero da nientemeno che Lewis Hamilton, passato in Ferrari. Accidenti, verrebbe da dire, chissà che pressione. E sicuramente un enorme fardello sulle spalle se lo sarà pure sentito, Kimi. Ma non gli ha per nulla impedito di fare scintille. Fin qui, Antonelli ha inscenato tre gare da urlo considerando la sua inesperienza nella massima categoria, chiudendo quarto a Melbourne, sesto a Shanghai e ancora sesto a Suzuka. Risultati pazzeschi per essere la sua prima volta al volante di una F1.

Tra record e attitudine

Ma torniamo nella terra del Sol Levante. È lì che Antonelli ha realizzato per davvero di che pasta è fatto. È stato Suzuka a dargli la conferma che ha tutte le carte per competere con i migliori. Perché sì, sul tracciato giapponese l’italiano ha sentito il profumo della vittoria, che lo ha a dir poco galvanizzato. Quei dieci giri al comando hanno fatto rima con certezza. La certezza che è in grado di potersi battere là davanti. Dal 22. al 31. giro Andrea è stato in testa. Una manciata di curve sufficienti per entrare nei libri di storia: è il più giovane pilota di sempre ad avere comandato un Gran Premio. Un primato strappato a Max Verstappen. Mica uno qualunque. «Una bella sensazione, ma la prossima volta voglio essere davanti nell’unico giro che conta davvero: l’ultimo». Beh, non pecca certo di giusta attitudine Antonelli. Che poi al campione olandese il ragazzino bolognese ha tolto anche un altro sigillo, ovvero quello del più giovane pilota ad aver fatto registrare il giro più veloce. A Suzuka, a 18 anni e 224 giorni, Kimi ha fermato il cronometro a 1’30’’965. Verstappen aveva 19 anni e 44 giorni quando nel 2019, in Brasile, realizzò il giro secco più rapido di tutti. Ma in Giappone si è visto anche del talento misto a tanta maturità, come la gestione da veterano delle gomme medie con cui è partito. Strategia delicata e ottimamente sfruttata, permettendogli di allungare il primo stint di sette giri oltre la finestra dedicata al pit stop tra il 19. e 25. giro.

L’exploit in Bahrein?

Per poi terminare con un gran finale. Dopo essere rientrato in pista con le Pirelli hard, è riuscito a dare 10 secondi abbondanti a Lewis Hamilton e recuperandone 7 al compagno di scuderia George Russell. Britannico, molto più navigato di lui, finito poi addirittura nel suo mirino negli ultimi giri del Gran Premio. Al traguardo è giunto per primo il 27.enne di King’s Lynn, ma per un soffio: 1’’3.

Nell’etere le similitudini tra Antonelli e i grandissimi di questo sport si sprecano. Noi non ce la sentiamo di aggregarci al gioco. Ogni pilota, d’altronde, è unico nel suo genere. In aggiunta, lo accennavamo, Kimi è ancora giovanissimo e il suo debutto in F1 è appena agli albori. Attendiamo ancora un po’ prima di lanciarci in argute interpretazioni sul personaggio. Analizziamo piuttosto un paio di dati concreti. Il bottino che ha accumulato finora? 30 punti. Il doppio di Hamilton. E le sue dichiarazioni? Rilasciate sempre con il sorriso e un’aura d’innocenza a circondarlo. Le sue parole sono pacate, controllate e ragionate. Come quelle espresse in Giappone: «È stata una bella sensazione trovarsi davanti, ma non mi ha tolto il focus da cercare di mantenere un buon passo gara - il commento a caldo di Antonelli -. Sono contento di come sia andata, soprattutto del passo con le hard. Sto facendo sempre più esperienza, weekend dopo weekend capisco sempre meglio la gomma e come posso gestirla già a partire dalle qualifiche. La prossima settimana andiamo su una pista che conosco ancor di più di questa. Cercherò di fare una qualifica migliore e poi vedremo cosa succederà in gara». Ah, ecco. Chissà allora cosa ci dovremo aspettare dal Bahrein, domenica prossima.

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