«Kvara», ora prendi in mano la tua Georgia

I puristi del pallone, verosimilmente, non tiferanno Georgia. Quelli che, tanto per intenderci, non vedono di buon grado l’attuale formula degli Europei - con 24 partecipanti - attuata per la prima volta nel 2016. Una selezione più ampia e meno selettiva delle squadre, si dice, ha abbassato la qualità media delle partite e per i più integralisti vedere certe squadre nella fase finale è una sorta di eresia.
Allo stesso tempo, però, esiste un’altra, ampia, frangia di tifosi il cui desiderio è osservare giocatori meno conosciuti e simpatizzare per una Nazionale che possa diventare la sorpresa del torneo. Se fate parte del secondo schieramento, beh allora probabilmente siete nel posto giusto.
Gioie e dolori
La squadra senza dubbio più «esotica» del torneo è proprio la Georgia - inserita assieme a Portogallo, Turchia e Repubblica Ceca nel Gruppo F - l’unica compagine esordiente nell’Europeo. Già nell’edizione di tre anni or sono, a dire il vero, ci erano andati vicini ma furono fermati ai rigori dalla Macedonia del Nord all’ultimo turno dei playoff. Allo stesso stadio – raggiunto grazie alle performance in Nations League piuttosto che alle qualificazioni stesse dell’Euro – nel mese di marzo non si sono fatti fregare nuovamente. Grazie ai successi su Lussemburgo e Grecia, infatti, lo storico traguardo è infine stato raggiunto.
Saranno loro la classica vittima sacrificale, hanno pensato in molti erroneamente. Così, in effetti, non è stato. All’esordio è stata necessaria una gemma balistica di Arda Güler per salvare i turchi dal pari. Una partita scoppiettante, dove - a più riprese - Kochorashvili e compagni hanno sfiorato il pareggio. L’1-3 conclusivo, dunque, poteva tagliar loro le gambe e invece hanno dato del filo da torcere anche alla Repubblica Ceca trovando, questa volta sì, il primo mitico punto ai Campionati Europei grazie al rocambolesco 1-1 ad Amburgo. La squadra dell’est Europa, quindi, non ha di certo sfigurato, anzi, si è ben comportata e avrebbe meritato anche qualcosa in più. Due legni hanno tolto il pari al debutto e un errore sotto porta di Lobjanidze ha impedito il successo contro i cechi. Insomma, il bottino dopo le prime due sfide recita un punto e una dose massiccia di rimpianti.
I «flashback» del coach
Questa sera alle 21:00 per i georgiani – guidati dal proprio allenatore Willy Sagnol - c’è l’ultima chance, sì, perché c’è ancora speranza per centrare gli ottavi di finale. Davanti a loro, però, un ostacolo non indifferente: il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Già, CR7 opposto a Sagnol in Germania, un po’ come nel 2006. In quella circostanza, il lusitano non era che un 21.enne in rampa di lancio, mentre Sagnol si apprestava a giocare le sue ultime stagioni con il Bayern Monaco. I due si ritrovarono contro nella semifinale del Mondiale di 14 anni fa e il terzino francese ebbe proprio il compito ingrato di marcare il fenomeno di Madeira in un appassionante duello sulla stessa corsia, che alla fine premiò il transalpino. Ebbene, ci risiamo, ma questa volta il 47.enne di Saint-Etienne guarderà la sfida dalla panchina, mentre il portoghese potrebbe essere ancora tra i protagonisti in campo. Potrebbe, già, perché un eventuale turnover – sulla falsa riga di quanto proposto dalla Spagna nell’ultimo impegno contro l’Albania – significherebbe una partita di riposo per l’uomo dei record.
Il Portogallo, infatti, non solo è già qualificato per la fase ad eliminazione diretta, ma è anche ormai sicuro del primo posto nel girone. Un aspetto, questo, da non sottovalutare e che potrebbe consentire alla Georgia di puntare al colpaccio. Un pareggio, tuttavia, rischia di non bastare e per essere ammessi tra le migliori terze della competizione, or dunque, serve vincere.
Le punte di diamante
A trascinare la Georgia sin qui sono stati due uomini in particolare: Giorgi Mamardashvili e Georges Mikautadze. Il primo, tra i pali, è stato funambolico e per il momento - anche dal punto di vista statistico - è uno dei migliori estremi difensori del torneo. Una sorpresa relativa, considerando il suo regolare e brillante impiego a difesa della porta del suo club, il Valencia. Più imprevedibile, invece, è stata la traiettoria dell’attaccante, che grazie ai suoi due gol è persino divenuto uno dei capocannonieri dell’Europeo, assieme a Schranz e ai tedeschi Musiala e Füllkrug.
A deludere, sinora, tra le file georgiane è invece l’uomo che tutti attendevano al varco, Khvicha Kvaratskhelia. Il fantasista del Napoli – che tanto bene ha fatto nelle sue prime due stagioni in Serie A - è ancora a secco di gol e di assist. Da lui, è innegabile, ci si aspetta di più e recentemente il suo nome è stato evocato più che altro per le forti dichiarazioni del padre e del suo agente, che lo vorrebbero lontano dalla società partenopea. «Non ho ancora mostrato il meglio di me - ha riconosciuto con sincerità - spero che vinceremo e che Ronaldo mi regali la sua maglia». La sfida tra numeri 7 è lanciata.