«A Coira sono cresciuto e adesso ho tanta fiducia»
Era partito in prestito per Coira a inizio novembre, Tim Muggli. Ad Ambrì, infatti, non riusciva a trovare il necessario ritmo di gioco. Nei Grigioni, invece, oltre che minuti sul ghiaccio ha accumulato anche un bel bottino di punti. Una settimana fa è stato richiamato in Leventina per la sfida con l’Ajoie, nella quale ha firmato un gol e un assist. «Ma più che le statistiche, per me conta giocare bene».
Ambrì
Tim, innanzitutto come stai?
«Molto bene grazie. Sono contento di essere tornato ad Ambrì e aver rivisto i ragazzi».
Eh sì. I biancoblù hanno deciso, una settimanella fa, di richiamarti da Coira - dove eri in prestito - per farti giocare i match contro l’Ajoie e il Friburgo. E il tuo è stato un ritorno col botto, dato che contro il fanalino di coda della National League hai piazzato un gol e un assist. Non male…
«Sono molto felice di essere riuscito a mettermi subito in mostra positivamente. Appena rientrato ho percepito di avere fiducia e quando ti senti così i gol e gli assist arrivano. Ma non è stata una buona partita solo per questi aspetti. L’energia positiva che si è subito creata nella mia linea e il buon gioco messo in pista sono stati ancor più importanti delle soddisfazioni personali. Sono altresì contento che lo staff leventinese abbia deciso di darmi fiducia richiamandomi alla Gottardo Arena».
Ti è stata data talmente tanta fiducia che in pista hai trovato subito un posto decisamente importante. Se ti sei ritagliato il tuo spazio nel line-up, infatti, pedine di tutto pregio come Inti Pestoni e Dominic Zwerger sono state momentaneamente messe in pausa. Nello spogliatoio come è stato vissuto questo cambiamento?
«Innanzitutto ci tengo a dire che naturalmente sono contento di giocare, ma ho sempre sperato che questa scelta non creasse nessuna ripercussione su Inti o Zwergy. Non ho infatti mai voluto “rubare” loro tempo sul ghiaccio. Al contempo, tutti sappiamo che anche questi aspetti fanno parte del gioco. Penso che anche per loro questa sia un’opportunità. Magari per capire dove possono ancora lavorare per tornare ancora più forti di quanto lo sono già ora».
Prima di essere richiamato dallo staff ad Ambrì hai vissuto un periodo a Coira. Nella località grigionese sei approdato a inizio novembre, perché ad Ambrì non riuscivi a macinare minuti sul ghiaccio. Lì hai invece trovato un ottimo ritmo di gioco. Che esperienza è stata?
«Molto arricchente. Dal punto di vista fisico mi ha fatto estremamente bene. Ho avuto modo di giocare tanto e questo, alla fine, è il grande obiettivo di tutti noi. Dunque non posso che essere soddisfatto. Inoltre ho subito sentito che le cose giravano molto bene tra me e la squadra. Non mi ci è voluto nessuno sforzo per ambientarmi nel nuovo spogliatoio ed entrare nelle giuste dinamiche e alchimie del gruppo. Penso che mi abbia dato una grande mano anche il fatto che a Coira ho ritrovato qualche compagno e amico con cui avevo già giocato quando ero a Zugo. In un attimo siamo stati in grado di sentire nuovamente le buone sensazioni dei tempi andati».
Le statistiche relative al tuo periodo a Coira parlano di una media di punti a partita piuttosto alta, con 6 gol e 10 assist in 18 partite. Non male. Questi dati significano qualcosa per te o sono semplici numeri?
«Direi sia una cosa, sia l’altra. Da un lato sono utili e gratificanti. Può rivelarsi un vantaggio poter consultare degli strumenti che mostrano concretamente che tipo di rendimento si è stati in grado di mettere sul ghiaccio. D’altra parte, alla fine sono solo dei numeri. Anche senza di loro so quanto valgo e soprattutto sento se il mio corpo sta bene oppure no».
E dal punto di vista mentale, invece, come hai vissuto questo prestito? D’altronde, da un team di National League sei passato a uno di Swiss League…
«Vero, mentalmente non è stato facile. Non poter accumulare ritmo sul ghiaccio, e di conseguenza doversi spostare, non è mai semplice. Per fortuna alla base di questo cambiamento non c’è stato nessun problema con l’Ambrì. C’era qualcosa che non andava e riguardava solo me. Immagino che il tutto sia nato al momento dell’arrivo in Leventina, che per me significava il primo vero passo fuori della mia comfort zone. Fino a quel momento la mia vita aveva sempre fatto rima con Zugo, il club che mi ha insegnato tutto di questo sport e a cui devo molto. Pensavo sarebbe stato più semplice ricominciare con un’altra maglia. Invece mi sbagliavo. Detto questo, però, per me il passaggio a Coira non è stata una sconfitta. Anzi, l’ho vissuta come una bella opportunità. Nei Grigioni ho poi avuto la possibilità di parlare con diverse ottime figure dello staff che mi hanno aiutato a crescere, anche a livello di forza psicologica. Ho ricevuto tanti consigli preziosi durante queste settimane».
Cosa ti hanno detto di preciso? O è un segreto?
«No no, niente di confidenziale (ride, ndr). Mi hanno semplicemente spronato a continuare a lavorare duramente e consigliato di non prendere tutto troppo sul serio. Insegnamenti che mi hanno portato a crescere sia come giocatore, sia come persona».
E per non prendere tutto troppo sul serio cosa fa Tim Muggli quando esce dalla pista di ghiaccio?
«Gioco ai videogiochi, faccio una passeggiata con la mia fidanzata, tengo occupata la mente con cruciverba o puzzle. Oppure semplicemente esco a godermi l’aria fresca. Anche se in questi giorni le temperature sono piuttosto rigide (sorride, ndr)».