Hockey

«Abbiamo permesso all'Ajoie di sfruttare i suoi punti forti»

Uwe Krupp sottolinea le negligenze della sua squadra nel primo match di playout contro i giurassiani, ma è fiducioso per la trasferta di domani a Porrentruy
© Keystone/Samuel Golay
Fernando Lavezzo
16.03.2025 19:30

Signore e signori, grazie per aver assistito al Festival luganese delle penalità stupide. Vi diamo ora la classifica finale. Al quarto posto troviamo l’inutile aggancio in zona neutra di Daniel Carr. Gradino più basso del podio per un grande classico: il cambio scorretto. Al secondo rango Jiri Sekac e il suo comportamento antisportivo in panchina, provocato dal ben più furbo Pierre-Edouard Bellemare. Al primo posto c’è ancora lui, Daniel Carr, capace di scagliare il disco oltre il plexiglass di fondo pista, nel tentativo di liberare il proprio terzo di difesa con la sua squadra già in inferiorità numerica. Nel baseball sarebbe un bel fuoricampo. Nell’hockey è un ritardo di gioco punito con 2 minuti.

Ecco, se potesse salvarsi con l’ironia, il Lugano avrebbe tanto materiale a cui attingere. Ma nei playout serve tutt’altro. La disciplina, ad esempio. Soprattutto se l’arma migliore dell’avversario è il power-play. Lo sapevano, i bianconeri. Lo hanno ripetuto allo sfinimento, alla vigilia di gara-1 con l’Ajoie. Poi, però, se lo sono scordato. Forse hanno pensato che senza lo specialista Nättinen, infortunato, il gioco in superiorità numerica dei romandi sarebbe stato sterile. E invece no: ognuna delle ingenue penalità descritte in apertura, ha permesso ai giurassiani di segnare e indirizzare la partita dalla loro parte. Se Fazzini, l’unico bianconero all’altezza, non si fosse inventato il 3-3 in extremis, la prima sfida sarebbe stata vinta dalla squadra di Ireland prima dell’overtime, poi deciso da Maurer. Uno che non segna praticamente mai.

Buon primo tempo, ma poi...

«Abbiamo giocato un bel primo tempo, con la giusta energia e una buona esecuzione», dice Uwe Krupp. È vero. Peccato che per segnare un gol ci siano voluti 17 tiri, contro i soli 6 concessi agli ospiti. «Poi, nel resto del confronto, abbiamo commesso alcuni errori che hanno permesso all’Ajoie di sfruttare i suoi punti forti, a cominciare dal power-play». Errori su errori, ingenuità su ingenuità. Sembra di sentir parlare Luca Gianinazzi, e invece è ancora lui, il coach tedesco. Perché quel problema lì, quella diabolica perseveranza nel farsi male da solo, il Lugano non lo ha mai risolto. Colpa di una profonda fragilità mentale e di un’attitudine incompatibile con l’urgenza di dover salvare la pelle. Domani sera a Porrentruy, in una gara-2 potenzialmente già esplosiva, servirà una netta virata da parte di Thürkauf e compagni. «Vogliamo giocare in 5 contro 5, evitando questo tipo di penalità, nate da nostre negligenze», afferma Krupp. «A ranghi completi, possiamo avere il controllo della partita nelle nostre mani». Già. Peccato che l’overtime – interpretato meglio dall’Ajoie – abbia dimostrato il contrario. Il Lugano non è riuscito a cavalcare l’onda generata dal gol di Fazzini a 47 secondi dalla terza sirena e si è fatto metter sotto dagli ospiti. Che hanno poi sfruttato un errore di Zohorna e la palese insicurezza di Schlegel per abbassare il sipario sul primo atto. «In effetti, nell’overtime, non si è visto il supporto del gioco che piace a me. In fase di impostazione, c’era troppa distanza tra difensori e attaccanti e questo non ci ha permesso di trovare il ritmo. In generale, direi che non siamo stato abbastanza freddi e calmi. Ma siamo consapevoli dei difetti e possiamo correggerli».

All’inferno con Huska?

A Porrentruy, dove il pubblico è sempre bollente, nella buona e nella cattiva sorte, il Lugano troverà un inferno. Uwe Krupp, però, minimizza: «La mia squadra non patisce le atmosfere ostili, siamo già passati da piste difficili, come Ginevra o Ambrì, e non credo che questo giochi un ruolo decisivo. Sarà un’altra partita da playoff, in cui dovremo concentrarci su noi stessi e sul nostro lavoro». Un lavoro che per il coach bianconero inizierà dalle scelte. Schlegel è apparso nuovamente insicuro e impacciato negli spostamenti tra i pali. Non sorprenderebbe, quindi, rivedere Huska, un portiere su cui Krupp ha scommesso spesso. Nessuno straniero del Lugano ha giocato una buona gara-1, ma l’indiziato principale per la tribuna sarebbe l’irriconoscibile e sfiduciato Joly.