Ghiaccio Bollente

Ambrì Piotta e Lugano, ci sono emozioni ed emozioni

Da una parte l'entusiasmo dei biancoblù, dall'altra invece la frustrazione bianconera
Flavio Viglezio
27.09.2023 14:47

Si può disquisire di questioni tattiche fino alla noia. Rimangono importanti, nessuno lo mette in dubbio, ma nel contesto di una squadra ben organizzata alla fine la differenza in uno sport come l’hockey la fanno sempre (o quasi) le emozioni. Da canalizzare nel modo più appropriato nel corso dei sessanta minuti – o sessantacinque – di una sfida. Non è evidente. Le emozioni gestite bene possono mettere le ali, mentre quelle dettate dalla frustrazione complicano situazioni in apparenza gestibili senza troppi patemi.

Dalla teoria alla pratica il passo è breve. Contro il Losanna – comodamente in vantaggio di tre reti a metà partita – l’Ambrì Piotta ha saputo sfruttare il suo momentum per firmare una di quelle rimonte che infondono un mare di fiducia e di consapevolezza nei propri mezzi. I biancoblù sono stati maestri nel contrastare con il carattere – pardon, con le emozioni – la superiorità tecnica dei vodesi. Le partite si possono insomma vincere anche in questo modo, gettando – per utilizzare un’espressione un po’ obsoleta – il cuore oltre l’ostacolo. A volte senza pensare troppo a ciò che sta succedendo in pista, giocando soprattutto di istinto. Non è sempre possibile, ma intanto la formazione leventinese sta mettendo una buona dose di fieno in cascina grazie anche – ma non solo – al buon contributo dei suoi stranieri in fase offensiva: Spacek è già arrivato a quota 4 reti, Lilja e Dauphin a 3, così come Jesse Virtanen. Tutto diventa meno complicato – se non proprio più facile – quando gli import fanno il loro dovere anche sul piano prettamente contabile. E contro il Losanna si è pure sbloccato Inti Pestoni.

Il Lugano è invece già confrontato al primo momento delicato della sua stagione. Niente, dopo la preparazione estiva e le prime tre uscite in campionato, lasciava presagire una serie di tre sconfitte consecutive. Si era prefissata di iniziare bene la regular season, la squadra bianconera, già costretta invece ad inseguire. Il Lugano anche a Zugo, come già era accaduto a Losanna e in parte anche contro gli ZSC Lions, non riesce a gestire i momenti topici delle partite. È come se la tensione – prima o dopo – impedisca ai bianconeri di sfruttare tutto il loro potenziale. Capitan Thürkauf e compagni nel secondo periodo della Bossard Arena hanno dominato lo Zugo, eppure è bastato un errore di Joly nelle prime fasi del terzo tempo per frenare di colpo l’impeto offensivo della squadra. Le emozioni si trasformano allora in frustrazione: il Lugano non ha mollato, ma tornato in svantaggio non ha più saputo portare sul ghiaccio la giusta cattiveria agonistica. E proprio la frustrazione accumulata ha portato alle proteste per il mancato intervento degli arbitri (per un ritardo di gioco dello Zugo non punito) nelle fasi caldissime della sfida, quando i bianconeri stavano organizzando il loro assalto finale.

La verità è che anche la trasferta a Zugo ha confermato lo scarso stato di forma di troppi elementi che sarebbero chiamati a fare la differenza. Anche la qualità genera emozioni positive e il Lugano alla Bossard Arena è riuscito ad esprimersi al meglio solo per venti minuti. Troppo poco, per sperare di farla franca. Resta da capire cosa condizioni così pesantemente il rendimento di gente come Granlund, Carr, Marco Müller o di un Ruotsalainen ancora fermo al palo. Già, nessuna rete per il finlandese e per l’attaccante della nazionale svizzera, una per Granlund, Carr e Joly, 2 per Arcobello. Ci vuol poco a capire che il riscatto del Lugano passerà obbligatoriamente dalla crescita di questi giocatori.

No, in casi come questi non c’è tattica che tenga. Il derby arriva al momento giusto per entrambe le squadre ticinesi: è la sfida delle emozioni per eccellenza.

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