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Antti Törmänen: «Non sono a Lugano per fare l’head coach»

Il finlandese spiega quale sarà il suo ruolo come Senior Advisor dello staff tecnico bianconero
© Ti-Press/Alessandro Crinari
Fernando Lavezzo
04.12.2024 19:46

Antti Törmänen si è immediatamente immerso nel suo nuovo mondo. Quello dell’HC Lugano. Prima della partita contro il Rapperswil, il nuovo Senior Advisor dello staff tecnico bianconero (prima squadra e settore giovanile) ha incontrato la stampa alla Cornèr Arena. Vestito con gli abiti ufficiali del club, l’ex coach del Bienne – incarico che aveva lasciato durante i playoff del 2023 per i noti problemi di salute – ha detto di stare bene. «Così bene che sono venuto qui per cogliere questa nuova opportunità», racconta. «Ho passato momenti duri, ma ora sono pronto a mettermi a disposizione di Luca Gianinazzi e della squadra». Il 54.enne finlandese ha ricevuto la chiamata del direttore sportivo Domenichelli domenica, il giorno dopo la sconfitta dei bianconeri contro il Friburgo e la dura contestazione dei tifosi. «Sabato sera, dopo la partita, ho sentito l’intervista rilasciata da Hnat a MySports e ho subito pensato che il Lugano avesse bisogno d’aiuto. All’indomani, il ds mi ha telefonato. Una bella coincidenza. È stato un piacere parlare con lui e accettare questo incarico. Quest’anno ho visto la squadra giocare diverse buone partite, ho apprezzato lo stile di gioco e ho colto il suo vero potenziale. A volte, nonostante delle buone statistiche, i risultati non sono arrivati. Bisogna fare in modo che i giocatori ritrovino la fiducia in loro stessi». Nel suo ruolo di mentore, Törmänen supporterà Gianinazzi e i suoi assistenti fino al termine della stagione. «Non sono qui per fare l’head coach o per andare in panchina, questo deve essere chiaro. Sono qui per dare il mio feedback a Gianinazzi e agli altri allenatori del club. Posso offrire la mia visione delle cose, dare qualche idea, qualche spunto. Tra la sua filosofia di gioco e la mia ci sono punti in comune e alcune differenze, come ci sono tra ogni allenatore, ma il punto non è questo. Ciò che conta è credere nelle proprie idee e portarle avanti ogni giorno in allenamento. Sono anche a disposizione dei giocatori, per consigliarli, per parlare, per ascoltare, cercando di aiutarli a tirare fuori il meglio. Devono sapere che il loro allenatore è saldamente al suo posto e concentrarsi soltanto sul loro lavoro in pista».

Per Antti, il rischio che il Giana perda autorità agli occhi dei giocatori non esiste: «Non credo che succederà, ho spiegato ai ragazzi il mio ruolo e dovremo semplicemente collaborare nel migliore dei modi, tutti insieme. A fare la differenza sono sempre i giocatori, con i loro gol, le loro decisioni sul ghiaccio». Di certo, il nuovo lavoro di Törmänen non si trova sui libri. In altre parole, dovrà un po’ inventarselo, giorno dopo giorno. «Ho il vantaggio di avere già iniziato una collaborazione simile con la Federazione svizzera, lavorando come mentore degli allenatori delle nazionali giovanili. Parlando con loro, sono sempre emerse dinamiche interessanti. Lo scambio di idee può davvero rivelarsi proficuo e anch’io ne trarrò beneficio». Quando ha iniziato ad allenare, prima in Finlandia e poi a Berna, Antti Törmänen era «quello giovane». Un po’ come il Giana, insomma. «Ho fatto molti errori da giovane e ne ho fatti tanti anche da allenatore più esperto. È un continuo processo di crescita e quando si è giovani è più facile correggere alcuni dettagli e migliorare. L’importante – ed è una cosa che vale anche per Luca – e credere in quello che si fa e non abbandonare i propri principi, pur mantenendo sempre una mente aperta per inserire nuovi concetti». Nel suo ruolo di mentore, di motivatore, Antti dice di non usare quasi mai la sua storia personale e la sua esperienza con il cancro: «Quando parlo, però, seguo sempre il mio cuore. E le mie esperienze, positive e negative, hanno plasmato i miei sentimenti e le mie emozioni».  

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