Bernd Wolf: «Non è stato tutto facile, ma ho sempre creduto in me»
Era arrivato a Lugano in punta di piedi, Bernd Wolf. Tanta gavetta, poco ghiaccio e un ruolo defilato. A 26 anni e alla sua quarta stagione in bianconero, il difensore austriaco ha raggiunto una nuova dimensione, tanto da essere regolarmente schierato con Mirco Müller. «Mi ha aiutato il mio carattere: vivo per lo sport, ho sempre creduto in me e so che non ho ancora espresso tutto il mio potenziale»
«Una vita da mediano a recuperar palloni», cantava Luciano Ligabue. Dal calcio all’hockey, sembrava la carriera a cui era destinato Bernd Wolf. A recuperare dischi, non palloni come Oriali, in un ruolo defilato e lontano dalla luce dei riflettori. Poco tempo di ghiaccio, spesso nel ruolo di settimo difensore del Lugano. E anche qualche serata trascorsa in tribuna. Qualcosa però è cambiato e oggi l’austriaco è uno dei terzini più affidabili – e più in vista – della squadra bianconera. Tanto che si è guadagnato il diritto di giocare a fianco di Mirco Müller. «Sì – ci dice – sono soddisfatto, ma non totalmente soddisfatto. Mi spiego: penso di avere ancora un potenziale inespresso e lavoro duro ogni giorno per raggiungerlo. Può succedere di tutto, so che potrei attraversare altri momenti difficili, ma io vivo per lo sport e per la mia professione. Ritengo che questa sia la mia grande forza: la mia passione per ciò che faccio e la volontà di diventare ogni giorno un po’ più bravo».
Non è una passeggiata
Trasferirsi a Lugano è stata una grande sfida, a livello personale: «Sì, è stata una scelta affascinante ma non sempre evidente, sotto certi punti di vista. L’impressione che avevo, a volte, è che si dicesse di me: ''Ma cosa ci fa qui questo ragazzino austriaco?''. Da parte mia ho sempre cercato di guadagnarmi il maggior tempo di ghiaccio possibile, con carattere e volontà: ecco, carattere e caparbietà non mi sono mai mancati, anche e soprattutto nei momenti più complicati». A 26 anni Wolf sembra vicinissimo alla sua piena maturità sportiva: «Quando sono arrivato in Ticino avevo 22 anni: un’età in cui un giocatore sta ancora cercando la sua giusta dimensione, il suo ruolo. Si passa da responsabilità importanti nelle formazioni giovanili a una posizione più defilata in una prima squadra. Ritagliarsi lo spazio desiderato in un campionato di livello come quello svizzero non è una passeggiata. Ci sono stati dei momenti non troppo divertenti, ma ho lavorato tanto sul piano mentale: non ho mai mollato, insomma. Ricevere progressivamente più tempo di ghiaccio mi ha permesso di accumulare fiducia nei miei mezzi. E quando si scende in pista con la fiducia nelle proprie capacità, tutto diventa meno complicato. Torno allora al discorso di prima: ho sempre creduto in me e questo mi ha aiutato molto».
Ci pensa l'agente
Il contratto di Wolf arriva a scadenza al termine di questa stagione. Il difensore austriaco ancora non sa dove giocherà nel prossimo campionato. Ha però le idee molto chiare su ciò che desidera: «Siamo già in novembre, quasi in dicembre ed è nomale che io abbia iniziato a pensare a quale potrebbe essere il prossimo passo – quello più giusto – per il mio sviluppo. Ci sono un paio di opportunità, ma lascio fare al mio agente: lui sa quali sono i miei desideri e so che mi posso fidare ciecamente. Non ho ancora deciso niente, tutto è aperto, al momento. L’obiettivo è fare la scelta che mi permetta di esprimere tutto il mio potenziale. Io al momento penso solo a giocare, non voglio perdere energie preziose: discuto regolarmente con il mio agente, che svolge un ottimo lavoro. E sono certo che alla fine prenderò la decisione migliore per la mia carriera».
Quasi una vacanza
Intanto, durante la recente pausa dedicata alla nazionale, Bernd Wolf ha vestito la maglia della selezione austriaca. Un bel “tour de force”, dopo le fatiche accumulate con il Lugano nella prima parte di stagione: «Mi piace sempre tantissimo andare a giocare con la nazionale, sono fiero di poter rappresentare il mio Paese. Quando ne ho la possibilità, non ho mai dubbi a riguardo. L’importante è prepararsi bene durante l’estate, in modo da poter reggere senza troppi problemi i ritmi e le tante partite di una lunga stagione. Andare in nazionale per me è un po’ come una vacanza: vivi in albergo, passi il tuo tempo con gente che apprezzi e non devi pensare a nulla. A cucinare, per esempio».
Sembra invece che la sosta abbia fatto bene al Lugano. Arrivata un po’ a corto di energie alla pausa, la squadra bianconera è ripartita nel modo migliore, con le due vittorie contro Ginevra e Davos: «Sapevamo che staccare un attimo ci avrebbe fatto bene. Ritengo che sia stato molto importante vincere l’ultima partita prima della pausa, quella in casa con il Kloten. Un successo che ci ha permesso di staccare la spina con buone sensazioni, dopo le tre sconfitte subite in precedenza. Alla ripresa del campionato abbiamo subito lanciato messaggi importanti, con due bei successi contro Servette e Davos. Mi è piaciuto il modo in cui ci siamo imposti, da squadra vera e pronta a lottare per tutti i sessanta minuti. Adesso si tratta di continuare così».
Diffidare dei tigrotti
Alla Cornèr Arena arriva un Langnau battuto dal Lugano per 8-0, alla Ilfis, il 14 ottobre scorso. Da quella batosta i tigrotti hanno tratto i giusti insegnamenti e hanno conquistato ben 18 punti nelle ultime dieci uscite: «Lo sappiamo e non commetteremo l’errore di sottovalutare il Langnau. Anche perché quell’8-0 era maturato un po’ così: ogni squadra in questo campionato prima o poi vive una serata in cui non funziona nulla. A noi era successo in casa contro il Rapperswil. Il Langnau è una squadra pericolosa: in questo momento gioca molto bene difensivamente e cerca poi di sfruttare le ripartenze. Per vincere dovremo sicuramente battagliare parecchio, ma siamo pronti».