Hockey

Bykov, Khomutov e il grande rifiuto del casco d’oro

Trent’anni fa venne introdotto per la prima volta un elmetto distintivo per i topscorer - Le due stelle russe del Friburgo non volevano indossarlo, tra plateali proteste, minacce, multe e squalifiche
Slava Bykov (a sinistra) e Andrei Khomutov, i mitici numeri 90 e 91 del Gottéron. © Keystone/Karl-Heinz Hug
Fernando Lavezzo
17.10.2024 06:00

Era l’autunno del 1994 e qualcosa, nel campionato svizzero di hockey, cambiò per sempre. Merito – qualcuno direbbe colpa – del casco d’oro. Non c’entra l’omonimo film di Jacques Becker e nemmeno Caterina Caselli. A fare il suo ingresso sulle piste elvetiche, trent'anni fa, fu l’elmetto distintivo destinato al miglior marcatore di ogni squadra. Tra una modifica e l’altra, la tradizione resiste ancora. Nel 2001 il casco diventò giallo e fiammante, sponsorizzato da PostFinance. Ma nella stagione 1994-95 era tutto dorato e griffato UBS. Come riportano le cronache dell’epoca, la grande banca elvetica versò alla Lega 250 mila franchi, 15 mila dei quali sarebbero poi stati girati a ogni club di LNA. Tutti contenti? Mica tanto. Per quanto lungimirante, infatti, l’operazione commerciale fece parecchio discutere. A scatenare le polemiche, sollevando un caso di cui in molti si ricordano ancora, furono i due più forti giocatori del nostro campionato, i russi Slava Bykov e Andrei Khomutov, stelle del Friburgo e migliori marcatori della Lega nei tre anni precedenti.

Nessun re, nessuna corona

Bykov e Khomutov, i mitici numeri 90 e 91 del Gottéron, misero subito le cose in chiaro: «Ci rifiuteremo di indossare quel casco». Per loro era una questione di principio, poiché ai loro occhi l’elmetto distintivo era discriminante nei confronti dei compagni: «Il nostro è uno sport collettivo», spiegò Bykov. «Non è possibile che in pista ci sia un re con la corona, è contrario al nostro spirito di squadra. Per come interpretiamo noi l’hockey, ogni giocatore è importante per vincere».

Dalle parole, si passò presto ai fatti. In occasione della seconda giornata di campionato contro il Berna, Khomutov – autore di 2 gol e 2 assist all’esordio con lo Zurigo – giocò con un casco normale. Immediatamente, la Lega portò il caso davanti alla commissione disciplinare, che optò per una multa di mille franchi, con la minaccia di sanzioni più gravi e la costituzione di un gruppo di lavoro per risolvere il problema. Intervistato dalla televisione romanda, Bykov dichiarò che sia lui, sia il connazionale, erano pronti a rompere il contratto con il club burgundo qualora fosse stata loro ribadita l’obbligatorietà di indossare il casco d’oro di miglior marcatore. «Non sono un pompiere», aggiunse Slava facendo riferimento all’elmo luccicante.

Carta vetrata

Il 24 settembre del 1994, alla terza giornata di campionato, si giocò Friburgo-Ambrì Piotta. O meglio: se ne giocò metà, poiché la gara venne interrotta per nebbia dopo 11 minuti del periodo centrale. All’ingaggio d’inizio, Bykov si presentò con il casco d’oro in testa, ma subito dopo tornò negli spogliatoi. Ufficialmente per mal di schiena, ma qualcuno sostenne che fosse una forma di protesta.

Da una ticinese all’altra. Tre giorni dopo il match interrotto con i leventinesi, il Gottéron scese alla Resega per affrontare il Lugano. Con l’assenza di Bykov per infortunio (ma allora il mal di schiena era vero?), il casco d’oro toccò di nuovo ad Andrei Khomutov. Alla vigilia del match, il Corriere del Ticino riportò la presa di posizione di Yves Cantin, presidente del Friburgo, deciso a puntare i piedi e ad appoggiare la battaglia delle sue stelle: «Siamo disposti ad arrivare fino al Tribunale arbitrale dello sport di Losanna. Vogliamo fare maggiore chiarezza nell’ambito delle sponsorizzazioni imposte dall’alto; non siamo d’accordo che debbano essere accettate senza considerare le esigenze dei singoli club o dei giocatori». Alla fine, Khomutov si presentò a Lugano con il casco d’oro. Non prima, però, di averlo trattato con la carta vetrata per renderlo meno brillante.

Tutti gialli

Il sabato successivo, in occasione della sfida casalinga contro il Davos, i giocatori del Friburgo scesero tutti in pista con un casco giallo, senza discriminazioni. Unica differenza: su quello di Khomutov appariva il logo dell’UBS. La mossa – un gesto di sfida – non passò inosservata e il numero 91 dei Dragoni venne squalificato per una giornata. Al club venne inflitta un’altra multa, stavolta di 2.000 franchi. Dopo aver scontato il turno di sospensione, Khomutov – e con lui Bykov – fece finalmente marcia indietro, ricondotto alla ragione dal suo club. Durante una conferenza stampa appositamente indetta, i due fenomeni russi affermarono di essere intenzionati ad adeguarsi al regolamento «nell’interesse della squadra e dei nostri tifosi».

Nel 1995-96 il casco d’oro sparì e apparve la maglia del Key Player sponsorizzata da un altro istituto, la SBS. Nel 1998 venne introdotto il casco d’argento. Ma Bykov e Khomutov avevano già lasciato la St. Léonard.

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