Charlin e gli altri, adesso il portiere non è più un problema
Solo un paio d’anni fa la nazionale svizzera di hockey si interrogava su chi sarebbe stato il suo portiere per il futuro. L’età di Genoni e Berra, l’ondata di portieri stranieri abbattutasi sul campionato e le difficoltà incontrate da alcune (non più giovani) promesse avevano fatto scattare l’allarme. Che oggi sembra rientrato. Sparsi tra la National League e il Nordamerica, i nomi su cui fare affidamento nei prossimi dieci anni non mancano. Da Stéphane Charlin ad Akira Schmid, da Kevin Pasche a Connor Hughes, senza dimenticare il sogno (proibito?) Joey Daccord.
Come stanno i veterani?
La nuova generazione avanza con ottimo tempismo, considerando la situazione dei nostri veterani classe 1987. Reto Berra non sta attraversando un periodo felice con il Friburgo, mentre Leonardo Genoni, infortunatosi alla vigilia del campionato, non ha ancora giocato con lo Zugo. Al di là degli acciacchi, Leo può sempre contare su un’impareggiabile forza mentale, soprattutto sotto pressione. Agli ultimi Mondiali, è stato ancora straordinario, giocando quarti di finale, semifinale e finale nel giro di quattro giorni. Se sarà integro fisicamente, Patrick Fischer potrà ancora puntare su di lui – come co-titolare o riserva d’esperienza – almeno fino ai Mondiali casalinghi del 2026. L’impatto di Berra sulla Nazionale, invece, si è già affievolito. Dopo aver saltato i Mondiali del 2023, quest’anno a Praga ha giocato una sola gara, con l’Austria, venendo sostituito da Schmid dopo 40 minuti e con 4 reti sul groppone.
Sarà Daccord?
In questo momento c’è un solo portiere elvetico in NHL. Si chiama Joey Daccord, è nato in Massachusetts nel 1996 e ha tre passaporti: statunitense, canadese e rossocrociato. Sua madre Daniela è friburghese. Il padre Brian, svizzero-canadese, è stato portiere dell’Ambrì tra il 1986 e il 1992 e del Gottéron nel 1994-95. Joey non ha mai giocato in Svizzera e per questo motivo la Federazione internazionale (IIHF) si è messa di traverso quando quella elvetica ha cercato di assicurarselo. La questione non si è ancora risolta e nel frattempo Joey si è imposto nella più prestigiosa lega del mondo con i Seattle Kraken. Un mese fa ha rinnovato il suo contratto fino al 2030, per 5 milioni di dollari a stagione. Oltre a convincere la IIHF, i dirigenti rossocrociati dovranno fare i conti anche con USA e Canada, che potrebbero decidere di convocarlo. Chi arriverà prima?
Gli altri nordamericani
Oltre oceano giocano anche Akira Schmid e Connor Hughes. Sotto contratto rispettivamente con i Vegas Golden Knights e i Montréal Canadiens, hanno entrambi iniziato la stagione nei farm team di AHL. Schierato 6 volte dagli Henderson Silver Knights, Schmid ha vinto una sola gara e ha una percentuale di parate dell’88,5%. Bassa. Ceduto dai New Jersey Devils dopo tre stagioni incoraggianti (43 presenze in regular season e 9 nei playoff), il 24.enne bernese, cresciuto nel Langnau, è stato tagliato da Vegas già a inizio ottobre. Sabato scorso è stato richiamato in NHL ed è andato in panchina nella sfida con Utah. Il futuro gli appartiene, ma sarà ancora oltre oceano? Il suo sogno americano si è fatto un po' più nebuloso.
Connor Hughes non ha ancora ottenuto una chance dai Canadiens, ma la sua avventura in AHL con i Laval Rocket è iniziata benone: 5 presenze, 4 vittorie e 93,7% di tiri parati. Non più giovanissimo (ha 28 anni), l’ex Ticino Rockets è esploso tardi. Prima a Friburgo, sostituendo al meglio l’infortunato Reto Berra nel 2022-23, poi a Losanna, dove è stato un grande protagonista della cavalcata vodese fino a gara-7 della finale playoff. Da lì, ecco l’inatteso interesse dei mitici Canadiens. E dire che fino a 19 anni, Hughes non aveva mai messo piede in Svizzera, il Paese del nonno materno, partito da Lucerna per il Canada. Fu l’Ambrì, su suggerimento del preparatore dei portieri Michael Lawrence, a offrirgli il primo provino e poi il primo contratto da professionista.
Profeti in patria
Con le incognite che NHL e AHL comportano (trattative contrattuali, costi assicurativi, playoff in contemporanea ai Mondiali), è un bene che anche nel campionato svizzero stiano emergendo potenziali eredi di Genoni e Berra. Su tutti il 24.enne Stéphane Charlin, che in NHL potrebbe finirci già l’anno prossimo (stando al Tages Anzeiger è seguito da Philadelphia Flyers e Calgary Flames), e che nel frattempo ha firmato con il Ginevra fino al 2028. Messosi in luce anche giovedì alla Karjala Cup contro la Finlandia, Charlin sta tenendo in piedi il Langnau. Grazie a lui e alla sua straordinaria percentuale di parate (95,95%), i Tigers hanno la miglior difesa del campionato.
Più in prospettiva, si confida nel 21.enne Kevin Pasche, titolare del Losanna, già in evidenza la scorsa stagione alternandosi con Hughes. Sarà ovviamente da tenere d’occhio la crescita di altri giovani sparsi tra la Swiss League e le leghe juniores canadesi (agli ultimi Mondiali Under 20 i portieri svizzeri erano Alessio Beglieri del Visp ed Ewan Huet, da due anni protagonista in WHL), mentre per le prossime rassegne iridate diversi «over 28» potrebbero rientrare nella rosa di Fischer come riserve, da Sandro Aeschlimann a Ludovic Waeber, da Robert Mayer a Niklas Schlegel, fino a Gilles Senn, rilanciatosi ad Ambrì e messo alla prova nel weekend ad Helsinki.