«Chiusa una porta, si apre un portone»

Alla fine tutto è bene ciò che finisce bene. E come nelle favole più belle, vissero tutti felici e contenti. Dopo aver da tempo trovato l’accordo con il club bianconero, ora Sandro Zurkirchen è ufficialmente il nuovo portiere titolare del Lugano. Toccherà al 29.enne svittese il compito – per certi versi anche un po’ ingrato – di non far rimpiangere un monumento come Elvis Merzlikins. Finalmente è arrivato anche l’accordo del Losanna, che già durante la scorsa estate aveva scelto di puntare su Tobias Stephan.
Sandro Zurkirchen non ha mai temuto che il matrimonio potesse saltare?
«Diciamo che non ho mai avuto davvero paura, ma non è stato facile vivere una situazione che è durata un po’ troppo a lungo. Tutto dipendeva dal Losanna, ma sono sempre rimasto fiducioso perché sapevo che trovare una soluzione favorevole a tutti era anche nell’interesse del club vodese. In questo periodo sono rimasto prevalentemente proprio a Losanna e due settimane fa ho ripreso la preparazione fisica. Sono stato anche nella Repubblica Ceca a trovare la famiglia della mia compagna: in luglio compieremo il grande passo e ci sposeremo. Adesso che tutto si è risolto potrò finalmente iniziare ad allenarmi con la mia nuova squadra: ne sono felice e non vedo l’ora di iniziare questa avventura».
Ad un certo punto, durante la passata stagione, si pensava che Zurkirchen dovesse finire al Davos. Ed invece...
«È vero che ci sono stati dei contatti con il club grigionese, ho ricevuto un’offerta da parte del Davos. Ma la mia priorità è sempre stata il Lugano. Già dallo scorso mese di febbraio il club bianconero ha manifestato un interesse nei miei confronti. Un interesse che si è fatto vieppiù concreto: mi ha fatto molto piacere che un club così prestigioso ed ambizioso decidesse di puntare su di me. Mi sonto sentito lusingato. Anche perché questa è la mia filosofia: pure io sono ambizioso e giocare nel Lugano mi permetterà di puntare ad obiettivi importanti. Il gruppo di cui farò parte ha tante qualità e sarà un onore per me vestire la maglia bianconera».
Qual è il bilancio di Zurkirchen dei due campionati vissuti a Losanna?
«Dopo l’esperienza con l’Ambrì Piotta per me è stato molto importante andare a Losanna. Il primo anno a Malley è stato parecchio complicato perché la squadra non è mai riuscita ad esprimersi sui livelli auspicati. Fortunatamente c’è stata una reazione e quella finita da poco è stata una stagione oltremodo positiva, sia per il gruppo sia per me, a livello individuale. Ritengo di aver disputato un buon campionato. Ho imparato molto in questi due anni e ho accumulato un’esperienza che sono fiero e contento di poter portare con me a Lugano».
Come ha vissuto, Zurkirchen, la scelta del Losanna di ingaggiare Tobias Stephan in vista della prossima stagione?
«Quello che ha sorpreso sia me sia Lucas Boltshauser è il fatto che il club abbia puntato su Stephan già in agosto, ovvero prima dell’inizio del campionato. La dirigenza vodese con noi è stata trasparente fin da subito, ma non per questo è stato evidente metabolizzare una tale decisione. Personalmente sono rimasto sotto choc per un paio di giorni e credo che pure per Lucas sia stato un boccone difficile da digerire. Io e Boltshauser abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, basato su una sanissima concorrenza interna. In seguito entrambi abbiamo trasformato il disappunto in motivazione: abbiamo insomma voluto dimostrare al Losanna che si era sbagliato e che poteva fare affidamento su di noi. D’altra parte so perfettamente che l’hockey è un business e che queste cose accadono. Siamo dei professionisti e non bisogna farne un dramma. Anche perché, per quel che mi concerne, chiusa una porta si è aperto un portone di nome Lugano».
Quanto può contare il fatto di conoscere già la realtà ticinese dopo le quattro stagioni vissute con la maglia dell’Ambrì Piotta?
«È sicuramente un bonus. Capisco la lingua, conosco la cultura ticinese e so quanto importante sia l’hockey per la gente, soprattutto quando c’è di mezzo il derby. Sarà senza dubbio emozionante giocarlo con il Lugano dopo aver in passato vestito la maglia dell’Ambrì Piotta. Ho sempre guardato con ammirazione alla passione dei ticinesi per il nostro sport: c’è pressione, ma è proprio quello che desidero per il prosieguo della mia carriera».
Con ogni probabilità l’allenatore dei portieri bianconeri sarà ancora Michael Lawrence, con il quale Zurkirchen ha già lavorato in Leventina. Contento?
«Assolutamente sì, sono molto contento. Michael è stato fondamentale per il mio sviluppo. Mi ha aiutato tantissimo: è una persona estremamente intelligente e un tecnico preparato, che sa come sfruttare le qualità di un estremo difensore lavorando allo stesso tempo per farlo crescere. Tra di noi ai tempi di Ambrì si era creato un rapporto di amicizia che non è mai venuto meno e siamo sempre rimasti in contatto. Durante l’estate scorsa avevo per esempio preso parte ad un camp di allenamento con lui: ricordo che c’era pure Elvis Merzlikins».
A proposito: non sarà facile rimpiazzare Merzlikins nel cuore dei tifosi bianconeri...
«Elvis è Elvis, mentre io sono Sandro: non credo sia giusto comparare ciò che non è comparabile, anche se capisco perfettamente che i tifosi siano così affezionati a Merzlikins. Elvis sta inseguendo il suo sogno e si merita di coronarlo. Da parte mia so cosa posso dare al Lugano: ho un carattere diverso, sono un tipo tranquillo, ma vivo pure io di emozioni forti».