Con il Lugano va in pista la mediocrità
Contro il Bienne contavano solo i tre punti. E in un modo o nell’altro il Lugano era riuscito a conquistarli. Il sospiro di sollievo tirato al termine della sfida con i seeländer aveva fatto perdere di vista i tanti limiti della squadra bianconera. Limiti emersi nuovamente a Rapperswil: al contrario del Bienne però i sangallesi ne hanno approfittato andando a cogliere un successo più che meritato. Il Lugano è insomma ancora quello visto prima della pausa della nazionale: una squadra slegata, incapace di cambiare ritmo e poco aggressiva.
La solita storia
Manca la giusta attitudine, a questo gruppo. Mancano i leader: non lo sono gli svizzeri, non lo sono i nuovi stranieri e lo staff tecnico in partite come quella di Rapperswil sembra non sapere che pesci pigliare. Il Rappi è apparso tutt’altro che trascendentale, eppure Ivars Punnenovs - preferito a Melvin Nyffeler - ha potuto festeggiare un prestigioso shutout. E può ringraziare la mediocrità nella quale è caduta la formazione bianconera. «Non abbiamo fatto abbastanza - sottolinea Marco Müller - non si fa mai abbastanza quando si perde. La chiave della sfida sono stati i primi venti minuti: loro hanno iniziato meglio di noi. Non dovrebbe succedere ed invece siamo qui ancora una volta a dire le stesse cose. Il Rapperswil ci ha messo più intensità e aggressività nei duelli. Questo ha fatto la differenza».
Costanza, questa sconosciuta
Già, ha ragione da vendere l’attaccante del Lugano, uno dei pochi a salvarsi nel pomeriggio sangallese. Sì, questo Lugano sembra davvero accontentarsi della mediocrità. Mediocri nell’uscita dal proprio terzo di difesa, mediocri nelle coperture, mediocri in fase offensiva: i bianconeri hanno fatto ben poco per risparmiare ai tifosi che hanno effettuato la trasferta una lunga agonia.
Su tutto l’arco della partita, il Lugano ha di fatto giocato con la giusta cattiveria solo per una decina di minuti, gli ultimi del periodo centrale. Un’asta clamorosa di Marco Müller, un paio di belle parate di Punnenovs e poi sul Lugano è di nuovo calata la notte. Nel terzo tempo le occasioni migliori per allungare le ha avute il Rapperswil: i bianconeri sono spariti dal ghiaccio e nemmeno un power-play a meno di cinque minuti dalla fine ha modificato un destino già scritto. «Sì - prosegue Müller - nel periodo centrale siamo cresciuti, ma non basta giocare setto o otto minuti per fare risultato. Ancora una volta è mancata la costanza su tutto l’arco dei sessanta minuti».
Questione di equilibri
Il Rapperswil ha così potuto vivere di rendita dopo la rete messa a segno da posizione quasi impossibile da Bobby Nardella, sulla quale Schlegel non ha fatto una gran figura. L’estremo difensore bianconero in seguito si è però ripreso, a differenza dei suoi compagni di squadra. Offensivamente - ad immagine di un Radim Zohorna lento, impacciato e finanche svogliato - il Lugano ha prodotto troppo poco. È mancata la cattiveria, la voglia di andare veramente a fare male all’avversario. E in fase difensiva i bianconeri concedono davvero troppo. «È una questione di equilibri. Sappiamo che abbiamo le qualità per segnare in ogni momento, ma dietro concediamo troppo. Era già successo con il Bienne. Una questione di sistema di gioco? Sarebbe una scusa troppo facile, siamo noi giocatori ad entrare in pista, non lo staff tecnico».
E adesso che si fa?
La pausa - nonostante i tre punti ottenuti con il Bienne - non sembra insomma aver portato consiglio e all’orizzonte si profila un derby a questo punto insidiosissimo per entrambe le squadre. Ha ragione, Marco Müller: in pista ci vanno i giocatori. Dopo praticamente due settimane di pausa da questo Lugano era lecito attendersi molto di più. Tocca allo staff tecnico e a Gianinazzi in particolare trovare i giusti input.
Chi più - Ivars Punnenovs
Preferito per l’occasione a Melvin Nyffeler, non deve compiere chissà che miracoli, ma è comunque sempre attento e reattivo. E alla fine può festeggiare un prestigioso shutout.
Chi meno - Radim Zohorna
Sono in pochi i bianconeri a salvarsi. Il ceco riesce a fare peggio degli altri per mancanza di attitudine e di concentrazione: molle, svogliato, non entra mai nel vivo del gioco.