L’intervista

Gautschi: «Primi, sì, ma anche noi possiamo crescere molto»

A colloquio con il direttore sportivo del Ginevra Servette, attuale leader del campionato
Marc Gautschi (a sinistra) sorride insieme al suo allenatore Jan Cadieux, in carica da un anno esatto. © Keystone/Salvatore Di Nolfi
Fernando Lavezzo
10.11.2022 06:00

Due anni fa il suo Ginevra raggiunse la finale. La scorsa primavera uscì nei pre-playoff, battuto 2-0 dal Lugano. Ora sta volando con una media di 2,3 punti a partita, sinonimo di primo posto. Marc Gautschi, alla terza stagione da direttore sportivo del Servette, ci racconta il momento magico delle Aquile.

Marc, recentemente il Blick ha stilato una classifica dei migliori ds di National League. Tu figuri al 5. posto, ma scrivono anche che sei sottovalutato. Che ne pensi?
«Ognuno è libero di scrivere ciò che vuole senza che questo influisca sulle mie giornate. Alla fine, nello sport, contano i risultati. Presumo che in questa classifica abbiano tenuto conto anche di altri aspetti».

Tre anni fa, quando sei entrato in carica, avevi deciso di investire su un pacchetto straniero di primissimo piano, a costo di giocare con tanti giovani in quarta linea. Ora, però, in attacco avete una profondità impressionante.
«Sì, quest’anno uno dei nostri punti forti è proprio la quarta linea, capace di segnare e soprattutto di mantenere i ritmi elevati. Era un nostro obiettivo. Ora possiamo forzare meno le prime due-tre linee, considerando che alcuni dei nostri attaccanti, stranieri compresi, non sono più giovanissimi. È un vantaggio nelle singole partite, ma anche sull’arco di una stagione così lunga».

Per riunire così tanta qualità, il Servette avrà dovuto fare degli sforzi economici importanti...
«No, abbiamo risparmiato altrove. Per esempio non abbiamo un team manager, faccio tutto io. Sommando tante piccole cose come questa, si possono mettere da parte dei soldi per rinforzare la squadra».

Ci siamo detti di voler fare meglio dell’anno scorso, spinti dal desiderio di riscattarci. Procediamo un passo alla volta, vedremo fin dove riusciremo ad arrivare

Però sembra evidente che a Ginevra si voglia finalmente vincere. Insomma, siete ambiziosi.
«Lo siamo come ogni altro club sportivo, altrimenti che senso avrebbe? Ci siamo detti di voler fare meglio dell’anno scorso, spinti dal desiderio di riscattarci. Procediamo un passo alla volta, vedremo fin dove riusciremo ad arrivare».

Non siete una vera sorpresa perché in molti vi pronosticavano tra le migliori tre o quattro squadre della lega. La media di 2,3 punti è però straordinaria. Qual è il segreto del vostro grande inizio?
«Non ce n’è uno solo. Tante cose stanno andando nella giusta direzione, compresa la fortuna. Abbiamo vinto partite che in altri momenti avremmo probabilmente perso. Lavoriamo sodo ogni giorno per tirare fuori il massimo da questa squadra, ma solo in poche partite abbiamo davvero giocato sui nostri migliori livelli. Ci resta un bel margine di crescita. Tocca a me e allo staff trovare il modo di progredire».

Così però rischi di spaventare le avversarie. Quanto più forte può diventare questo Ginevra?
«Ma no, non si tratta di mettere paura a nessuno. Credo che tutte le squadre o quasi abbiano del potenziale inespresso. I pre-playoff hanno aumentato lo stress, tutti vogliono partire bene per entrare nelle prime sei, altrimenti non hai garanzie di accedere ai playoff. La scorsa stagione lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle: due sconfitte con il Lugano ci hanno spedito in vacanza. Questo stress ha probabilmente condizionato il rendimento di alcune formazioni. Io guardo poco la classifica e penso solo al Ginevra, ma è evidente che fin qui ci sono state sorprese in positivo e in negativo. Dopo 20 giornate, però, è ancora tutto aperto. Noi l’anno scorso eravamo penultimi, poi siamo quasi risaliti fino ai top 6».

A differenza del mercato degli attaccanti, quello dei terzini è arido. Non avrebbe senso ingaggiare uno straniero tanto per farlo

Lo stress non abita alle Vernets. Siete talmente sereni da poter giocare con soli cinque stranieri, senza sostituire l’infortunato Vatanen, out fino a gennaio.
«Il primo posto in classifica ci ha aiutati a valutare la situazione con calma, senza prendere decisioni affrettate. Indipendentemente dagli infortuni, se vuoi andare lontano devi avere un settimo straniero. Per ora, però, non ho trovato nessuno di convincente. I nostri Vatanen e Tömmernes sono senza dubbio i due migliori difensori stranieri del campionato e rimpiazzarli è difficile. A differenza del mercato degli attaccanti, quello dei terzini è arido. Non avrebbe senso ingaggiare uno straniero tanto per farlo. Preferico lasciare spazio ai nostri difensori svizzeri. Mi fido di loro».

Con 25 punti in 20 partite, Valtteri Filppula è il secondo miglior marcatore di NL alle spalle di Cervenka. A 38 anni, il finlandese non smette di impressionare. Nel 2022, grazie ai trionfi con la sua Nazionale, è entrato nell’esclusivo Triple Gold Club che include i vincitori di Stanley Cup, Olimpiadi e Mondiali. Questo traguardo gli ha dato ulteriori stimoli?
«Con la sua straordinaria carriera poteva già sentirsi appagato, ma essere il primo membro finlandese di questo club gli ha dato ancora più serenità. Sul ghiaccio e in spogliatoio, però, non è mai cambiato. Dopo ogni partita è sempre il primo a entrare in palestra. Per arrivare ai suoi livelli ci vuole dedizione. Lui si comporta così ogni giorno da vent’anni».

Che Linus Omark hai ritrovato dopo un anno trascorso lontano da Ginevra?
«La prima cosa che mi colpisce è vedere quanto siano felici, lui e sua moglie, di essere tornati qui. Linus ci ha messo un po’ ad adattarsi al sistema di gioco di Cadieux, molto diverso da quello di Emond, ma nelle ultime cinque partite ha visibilmente alzato il suo livello».

Hartikainen? In realtà anche lui ci ha messo un po’ ad adattarsi a una realtà completamente diversa dalla KHL

Teemu Hartikainen, arrivato soltanto a metà agosto, sembra essersi ambientato in fretta, come suggeriscono i suoi 12 gol.
«In realtà anche lui ci ha messo un po’ ad adattarsi a una realtà completamente diversa dalla KHL. Non vi dico quanta gente mi diceva di essere delusa da lui. Un passo alla volta, dopo numerose sedute tattiche con Cadieux, ha trovato la via da percorrere. Il suo bottino di reti è incoraggiante, ma Teemu ha ancora un bel margine di crescita, considerando che ha saltato quasi tutta la preparazione con la squadra».

Parliamo di Cadieux, che hai già citato due volte. Esattamente un anno fa, il 10 novembre del 2021, lo avete nominato head coach al posto di Patrick Emond. Jan è la tua più grande scommessa?
«Non lo definirei una scommessa, nel senso che non è stata una mossa azzardata. Ero convinto delle sue qualità. Nel 2017-18, durante la mia ultima stagione da giocatore ad Ambrì, avevo promesso al presidente dei Rockets, il mio amico Davide Mottis, che avrei disputato qualche partita a Biasca. Ne ho giocate tre, per ritrovare il ritmo dopo un infortunio. In quell’occasione ho potuto conoscere bene Jan, all’epoca coach dei rossoblù. Mi aveva già colpito, ma devo dire che da allora è cresciuto tantissimo a livello di personalità e di competenze. È un tecnico giovane e appassionato, desideroso di migliorare ogni giorno. Si è meritato questa chance. A livello di tattica e di etica del lavoro, ho visto pochi allenatori come lui. In una squadra di hockey ci sono 25-30 caratteri diversi. Un buon coach deve saper parlare a ognuno nel modo giusto. Alcuni vogliono essere spinti, altri accarezzati. In questo Jan è molto bravo. I giocatori lo stimano perché è un gran lavoratore. Il primo che arriva, l’ultimo che parte. A Ginevra ogni membro della squadra partecipa alle decisioni e si sente coinvolto nel progetto».

Dieci giorni fa il vostro portiere Gauthier Descloux ha lasciato il ghiaccio in barella in seguito a un duro contrasto. Come sta?
«Meglio. Si sta riprendendo da una commozione cerebrale. In queste ore lo vedrò, spero che possa già tornare ad allenarsi gradualmente. Non credo che potrà giocare martedì, ma forse riusciremo a recuperarlo per il weekend successivo».

Hai mai considerato l’ingaggio di un portiere straniero?
«Un direttore sportivo deve sempre avere due o tre nomi in tasca per qualsiasi ruolo, ma la risposta è no. Concretamente non ho mai cercato un portiere sul mercato estero. Robert Mayer sta giocando molto bene e ci permette di aspettare Gauthier senza fretta».

Va però detto che Descloux è un portiere soggetto a numerosi infortuni. Questo ti preoccupa?
«Se non avessimo un buon secondo portiere sarebbe più preoccupante, ma come ho detto Mayer ci lascia tranquilli. Robert voleva assolutamente tornare a Ginevra e quando lo scorso dicembre si è presentata l’occasione di ingaggiarlo per questa stagione e per la prossima, l’abbiamo colta».

Hai portato a Ginevra due giocatori in cerca di aria fresca dopo una stagione complicata, l’ex bianconero Alessio Bertaggia e l’ex bernese Vincent Praplan. Come valuti il loro inserimento?
«A livello di ambientamento sta andando tutto benissimo. Sono entrambi felici di essere qui, i tifosi e gli sponsor li amano perché sono delle brave persone e i compagni li hanno subito coinvolti nelle loro attività di gruppo. Sul ghiaccio hanno buoni margini di miglioramento, come tutti. Serve pazienza. E noi l’abbiamo».

In questo articolo: