HC Lugano, chi sta con Hnat?
La faccia, ufficialmente, ce l’ha dunque messa Hnat Domenichelli. Lo aveva già dovuto fare un paio di stagioni fa, in uno dei tanti momenti bui nella storia recente del club bianconero. Il direttore sportivo ha chiaramente detto di avere piena fiducia in Luca Gianinazzi e nello staff tecnico. La responsabilità della disastrata stagione del Lugano, dunque, è dei giocatori. Quei giocatori che sono stati portati alla Cornèr Arena proprio da Domenichelli, con l’avallo del Consiglio di Amministrazione. Un CdA che negli scorsi giorni – prima però dell’ultimo weekend e delle sconfitte con Ajoie e Friburgo – aveva pure confermato il Giana. Lo hanno confermato la presidente Vicky Mantegazza e il CEO Marco Werder, che hanno garantito il loro pieno sostegno al coach ticinese. A parole è sicuramente così, con i fatti magari un po’ meno. Passano le settimane, la situazione della squadra bianconera si fa sempre più drammatica, ma di misure concrete che possano davvero dare una mano al tecnico, nemmeno l’ombra.
Eppure, dopo le parole di Calvin Thürkauf, anche Domenichelli ha riconosciuto che con ogni probabilità nello spogliatoio c’è qualcuno che non la racconta giusta. O, in altre parole, che non rema esattamente nella direzione voluta dall’allenatore. Altro che difficoltà linguistiche da parte del capitano. D’altra parte, non guardare in faccia la realtà e nascondere la testa nella sabbia fino a quando la situazione non degenera – come era accaduto per esempio con la questione Chris McSorley – è purtroppo una costante di questa dirigenza. Che non impara davvero mai dagli errori commessi in passato. Resta da vedere ora se – una volta individuati i «colpevoli», impresa di certo non difficile... – il club avrà finalmente il coraggio di prendere decisioni forti. C’è insomma da capire quanto il CdA stia ancora con Domenichelli. È una questione di fondamentale importanza non solo per provare a dare ancora una parvenza di senso a questo campionato, ma anche e soprattutto a medio e lungo termine. Anche perché il ds non è apparso particolarmente lucido nella sua analisi, soprattutto per quanto riguarda la scelta – e l’autodifesa – degli stranieri approdati alla Cornèr Arena l’estate scorsa. Sì, proprio quelli che il Lugano non si poteva permettere di sbagliare.
La formazione bianconera si appresta così ad affrontare il Rapperswil senza il paracadute di una qualche decisione che potesse provocare una scossa ad un gruppo con l’encefalogramma piatto. «Non si può accendere un fuoco senza scintilla», canta Bruce Springsteen. Una scintilla che – in un modo o nell’altro – dovrà allora scoccare da sola. Sì, è possibile accendere un fuoco all’aperto anche in Amazzonia nella stagione delle piogge. Ma è poi complicato alimentarlo e sperare che rimanga acceso. Una vittoria contro i sangallesi sarebbe insomma importantissima, ma diventerebbe addirittura controproducente se servisse solo a nascondere per l’ennesima volta la cenere sotto il tappeto. E la pausa ormai alle porte – prima ci saranno gli impegni con ZSC Lions e Davos – rischierebbe pure di diventare un’arma a doppio taglio se fosse utilizzata unicamente per calmare le acque. Alla ripresa potrebbero rapidamente tornare tempestose. Ancora più tempestose di oggi.