Il commento

Hockey Club Lugano tra emozioni e razionalità

Il bilancio della stagione bianconera dopo l'eliminazione dai playoff per mano del Ginevra
Flavio Viglezio
27.03.2023 15:30

Viaggia su binari paralleli, tra emozioni e razionalità, il bilancio stagionale dell’HC Lugano. A caldo, ovviamente, domina l’emotività. A mente fredda, invece, l’analisi imporrà riflessioni guidate dalla ragione. In casa bianconera queste sono ore in cui si mescolano delusione e orgoglio, dopo tre settimane vissute sotto la luce dei riflettori. Nei pre-playoff con il Friburgo e nella serie dei giochi per il titolo contro il Ginevra, il Lugano ha ritrovato cuore, carattere e una concreta identità hockeistica. Un’identità di squadra operaia, certo, ma era questa l’unica via percorribile. Una nave che nel corso di un inverno rigidissimo pareva destinata ad un inevitabile naufragio, è dunque rimasta a galla grazie, principalmente, ad un giovane capitano di 30 anni: Luca Gianinazzi. Alla sua prima esperienza con i professionisti, il tecnico non si è lasciato prendere dal panico nemmeno nei momenti più scabrosi, ha saputo toccare le corde mentali giuste della sua squadra ed è tatticamente riuscito ad imbrigliare Friburgo e – parzialmente – Ginevra. La mossa della dirigenza – è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare – si è dunque rivelata azzeccata. Soprattutto in prospettiva futura: l’impressione è che alla Cornèr Arena, con e grazie al Giana, si possa finalmente costruire su basi solide. L’impressione, nella prossima stagione e dopo un anno di apprendistato, dovrà diventare una certezza. La presidente Vicky Mantegazza – al termine dell’ultima sfida con il Servette – ha subito affermato che il Lugano vuole e deve ripartire da qui: senza dubbio, a livello di emozioni. Ma se intende davvero crescere e imparare dagli errori commessi, per pianificare un futuro più roseo, il club bianconero dovrà giocoforza calarsi in un’analisi ben più approfondita. Più razionale, appunto. Accontentarsi di quanto il Lugano ha saputo mostrare contro Friburgo e Ginevra, significherebbe marciare per l’ennesima volta sul posto. Lo ha detto senza troppi giri di parole il direttore sportivo Hnat Domenichelli: «Nessuno può essere soddisfatto dopo un’eliminazione ai quarti di finale».

Sarebbe profondamente scorretto – soprattutto nei confronti dei tifosi – cancellare oggi, con un colpo di spugna, le sofferenze di una stagione regolare vissuta costantemente con l’acqua alla gola, nei bassifondi della classifica. Nei pasticci il Lugano – partito con ben altre ambizioni – ci si è messo da solo. Ignorando, in primis, lo strappo totale tra la squadra e Chris McSorley emerso già al termine della passata stagione. Nella stanza dei bottoni bianconera si è colpevolmente preferito far finta di nulla, con i risultati che tutti conoscono. Per l’ennesima volta, il Lugano ha dovuto ripartire da zero e la situazione ha poi progressivamente assunto contorni surreali. In questo contesto sono allora venute nuovamente a galla annose lacune nella strategia di comunicazione del club. Passano gli anni, ma alla Cornèr Arena la gestione dei momenti difficili – a livello decisionale e di informazione verso l’esterno – purtroppo non cambia. E – nonostante la dirigenza non lo abbia mai ammesso – la disaffezione di una parte del pubblico è stata evidente.

Si tratta di manchevolezze figlie (anche) del paradosso in cui si muove questo Lugano e dal quale il club farebbe bene ad uscire. L’obiettivo sbandierato di voler riportare a breve il titolo in riva al Ceresio si scontra violentemente con la costante riduzione del budget sportivo decisa dal club. La serie con il Ginevra ha confermato che orgoglio e determinazione possono solo limare, ma non colmare interamente, la differenza dei valori in pista. C’è ancora un abisso tra il Lugano e le migliori formazioni elvetiche. Una maggior chiarezza nel fissare i traguardi sportivi e nelle scelte che si compiono per raggiungerli permetterebbe al club bianconero di lavorare con maggiore tranquillità. E di pianificare dunque in modo più equilibrato un ritorno sui palcoscenici più prestigiosi dell’hockey svizzero.

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