Il cruccio di Gianinazzi: le coppie che scoppiano
La premessa è indispensabile: l’inizio di campionato del Lugano è tutt’altro che disprezzabile. Anzi. I bianconeri hanno già dimostrato di potersela giocare con tutti gli avversari e anche nelle partite perse hanno spesso e volentieri controllato la situazione: a mancare, in qualche uscita, è però stata la concretezza offensiva. La squadra di Luca Gianinazzi ha inoltre pagato a caro prezzo qualche errore individuale di troppo a livello difensivo. Il derby perso alla Gottardo Arena fotografa bene questa situazione: il Lugano ha tirato più dell’Ambrì Piotta, ma solo Marco Müller è riuscito a superare un Gilles Senn in grande spolvero. E dietro, la rete decisiva messa a segno da Tommaso De Luca è figlia di una leggerezza in fase di impostazione di Santeri Alatalo. Nulla di che andare in panico, nulla di che perdere il sonno. Anche perché, alla Cornèr Arena, i bianconeri hanno fin qui vinto le quattro partite disputate. Il contesto è però diverso lontano dai propri tifosi: in cinque trasferte, il Lugano ha ottenuto solo 4 punti, grazie al successo di Losanna e al punticino conquistato alla Ilfis di Langnau.
Ma... c’è un ma
Altra nota positiva: a fare la differenza a favore dei bianconeri è quasi sempre stata la forza del gruppo. L’identità della squadra è ormai chiara, così come il sistema voluto da Gianinazzi: velocità, forechecking e tanto possesso del disco. La via è insomma stata tracciata e non resta – più facile a dirsi che a farsi – che seguirla senza lasciarsi condizionare troppo da fattori esterni.
Ma... c’è un ma. L’infortunio occorso a Calvin Thürkauf – che terrà fuori il capitano, nella migliore delle ipotesi, almeno fino a dicembre inoltrato – ha evidenziato ed evidenzia alcuni limiti strutturali del gruppo, che vanno al di là della “semplice” importanza di Thürkauf nello scacchiere bianconero. Limiti che, se non verranno sistemati, potrebbero ripercuotersi in maniera negativa sul rendimento della formazione bianconera a medio termine. Almeno, appunto, fino al rientro del capitano.
I numeri non mentono
Thürkauf si è infortunato il 24 settembre scorso, nelle fasi finali del periodo centrale della sfida casalinga contro il Berna. Da quel giorno il Lugano ha disputato cinque partite: ne ha vinte due, in casa con Kloten e Rapperswil, e ha perso le tre in trasferta con Langnau, Bienne e Ambrì Piotta. Cinque incontro in cui i bianconeri – eccezion fatta per la sfida con gli aviatori, con il quarto gol arrivato però a porta vuota… - non hanno mai realizzato più di tre reti.
Sì, il principale cruccio di Gianinazzi, al momento, riguarda la mancanza di efficacia dell’attacco bianconero. «Non si può pensare di vincere alla Gottardo Arena se si segna un solo gol», hanno spiegato all’unisono Gianinazzi e Luca Fazzini al termine del derby. Il coach ticinese sta insomma ancora cercando i giusti equilibri nei suoi terzetti d’attacco. L’assenza di Thürkauf ha evidenziato da una parte lacune di profondità – a livello qualitativo – del roster bianconero. E ha d’altro canto messo in situazione di difficile i trascinatori dell’attacco bianconero. I numeri non mentono. Nelle cinque partite senza il capitano il Lugano ha realizzato 12 reti: 3 le ha messe a segno Fazzini, 2 a testa Arcobello e Verboon, 1 Sekac (a porta vuota), Zohona, Patry, Marco Müller e Guerra. Numeri che confermano l’ottima forma (e l’intesa) della linea composta da Luca Fazzini, Mark Arcobello e Stéphane Patry. Senza dubbio la più in vista in questo inizio di stagione.
Canadesi a secco
I primi a soffrire dell’assenza di Thürkauf sono indubbiamente Daniel Carr e Michael Joly. Entrambi non sono ancora andati a segno, da quando si è fermato il capitano. Peggio: il primo ha fin qui realizzato un solo gol in campionato, contro il Losanna alla terza giornata. Anche Joly – che di gol ne ha segnati due – non trova la gioia personale dalla sfida alla Vaudoise Arena. Gianinazzi ha dapprima provato la soluzione Marco Müller, poi è passato a Lorenzo Canonica, prima di tornare a proporre Müller al centro dei due canadesi. Soluzioni che fino ad ora non hanno convinto.
Oggetto misterioso
Il popolo bianconero inizia pure a porsi qualche lecita domanda sul ruolo di Radim Zohorna. «Se Thürkauf rimarrà a Lugano – aveva spiegato in primavera il ds Hnat Domenichelli – andremo su un centro two-ways. Non ci servirebbe uno scorer». Ed infatti è arrivato Zohorna. Non poteva evidentemente prevedere, Domenichelli, l’infortunio del capitano. Zohorna pattina molto, lavora, ma non è ancora riuscito a ritagliarsi un ruolo ben definito. È ancora una sorta di oggetto misterioso, insomma. Gira troppo al largo dallo slot e fino ad oggi ha totalizzato solo 1 rete e 2 assist. Jiri Sekac, dal canto suo, entra maggiormente nel vivo della manovra, ma è andato a segno solo in due occasioni. Una delle quali – come detto – a porta vuota. La coppia ceca crea parecchi spazi, ma anche in questo caso Gianinazzi non è ancora stato in grado di affiancare ai due connazionali il compagno di linea giusto. A patto che esista davvero… Marco Zanetti non ha ancora messo a referto alcun punto e soffre oltre misura la fisicità delle difese avversarie. L’italiano appare involuto, rispetto ai suoi primi passi in NL. Nel derby il Giana ha provato la soluzione Cole Cormier, con scarsissimi risultati: anche il canadese con licenza svizzera – 5 reti e 1 assist in 50 partite in maglia bianconera – è ancora fermo al palo.
Mancanza di alternative
Il problema principale di Gianinazzi sembra dunque essere legato alla penuria di alternative. Anche perché il tecnico vuole e deve giustamente garantire un certo equilibrio tra i terzetti. E chi al momento riceve poco o pochissimo ghiaccio, non sembra avere le qualità per riuscire a mettere in difficoltà il coach. Aleksi Peltonen – spesso e volentieri in tribuna anche nelle fasi decisive della scorsa stagione – è di fatto sparito dai radar. E Leikit Reichle – in prestito dal Bienne fino al 2 novembre – è un semplice comprimario. Nulla più.