«Il Friburgo non mi stupisce»

Losanna contro Friburgo, quinto atto delle semifinali dei playoff. Durante una pausa della partita, lo schermo gigante della Vaudoise Arena inquadra in primo piano Serge Pelletier. Spettatore attentissimo della serie, l’ex allenatore di Ambrì Piotta, Lugano - con un passato anche nel Gottéron - analizza il derby romando a poche ore da gara-6. Quella che potrebbe aprire ai dragoni le porte della finale: «Credo che il Losanna abbia meritato di vincere l’altra sera. Ha spinto di più rispetto al Friburgo, probabilmente ha avuto un po’ più fame. D’altro canto una sconfitta avrebbe mandato i vodesi in vacanza e c’è quindi stato un sussulto di orgoglio e di grinta. Da parte sua il Friburgo ha giocato in maniera molto attenta, aspettando gli errori del suo avversario. Non ha modificato il suo atteggiamento nemmeno dopo il vantaggio losannese e la partita è rimasta su questi binari fino alla fine».
Una dinamica positiva
Forse alla formazione di Lars Leuenberger è mancata un po’ di cattiveria agonistica. Il Friburgo sa che, davanti ai suoi tifosi, ha la grande occasione di tornare in finale per la prima volta dal 2013: «Vedo il Gottéron favorito in gara-6, anche se avvertirà sicuramente un po’ di pressione supplementare. È sempre difficile per tutti andare ad imporsi alla BCF Arena. Il Friburgo vorrà a tutti i costi evitare di tornare a Losanna per un’eventuale bella, ma d’altra parte i vodesi sono ancora una volta all’ultima spiaggia. Mi attendo insomma una partita molto combattuta, come lo sono state tutte: stiamo assistendo ad una serie davvero bella e avvincente, di alto livello».
In pochi si aspettavano un Friburgo a questi livelli, dopo un inizio di stagione catastrofico. Inoltre gli infortuni occorsi a Jacob de la Rose e a Lucas Wallmark sembravano decretare la fine delle ambizioni del Gottéron. E invece: «Bisogna dire che anche il Losanna ha perso elementi importanti come Raffl o Bozon, tanto per fare due nomi. In realtà mi sorprendono di più le difficoltà della prima parte della stagione del Friburgo. Il Gottéron valeva più del sesto posto ottenuto: con l’arrivo di Lars Leuenberger la squadra ha subito vinto la Coppa Spengler ed è entrata in una dinamica positiva che dura ancora oggi».
Più libertà agli artisti
Lars Leuenberger, appunto. Il tecnico - già vincitore di un campionato con il Berna - è riuscito a toccare le corde giuste: «Il coach friburghese è stato bravo ad adattare il suo sistema alle caratteristiche dei suoi giocatori, che con Pat Emond si sentivano probabilmente un po’ frustrati. Leuenberger ha dato più libertà ad alcuni dei suoi artisti, penso in particolare a Marcus Sörensen. Inoltre l’arrivo di Linden Vey è stato fondamentale: il canadese ha dato più profondità e solidità all’asse centrale del Gottéron. E da ultimo il coach è riuscito a valorizzare e a responsabilizzare tutto il gruppo, giocando costantemente a quattro linee».
E poi ci sono i vecchietti terribili. Gente come Berra, Sprunger e Diaz stanno facendo la differenza: «Sì, è proprio così. Berra sta disputando dei playoff eccellenti e Sprunger vive una seconda giovinezza. Diaz ha ricevuto maggiori responsabilità con Leuenberger e non si limita più a svolgere un lavoro prettamente difensivo come all’inizio della stagione».
Questione di equilibri
Il Losanna è tutt’altro che spacciato, ma rispetto agli scorsi playoff e alla passata regular season la squadra di Geoff Ward non sembra al massimo: «I vodesi hanno disputato praticamente 50 incontri di campionato con la stessa formazione. Poi, all’improvviso, con gli arrivi di Kahun e di Perlini hanno deciso di operare dei cambiamenti, di fare degli esperimenti. Ritengo che il Losanna abbia così perso un po’ dei suoi equilibri: l’ho visto meno sereno già nei quarti di finale contro il Langnau. Quando le cose non vanno esattamente come vorresti, inizi a dubitare. O, per lo meno, a pensare un po’ troppo».
La macchina zurighese
Nell’altra semifinale gli ZSC Lions sembrano imbattibili davanti ai loro tifosi. Hanno però perso due volte nei Grigioni e la serie rimane aperta: «Il Davos si sta dimostrando un avversario più difficile del previsto per lo Zurigo. Il suo gioco fisico sta dando fastidio ai campioni svizzeri in carica. I Lions rimangono però una macchina capace di colpire in qualsiasi momento. Mi sbilancio: penso che la squadra di Marco Bayer chiuderà la serie in gara-6».
Arbitri sorpresi
Pelletier osserva attentamente anche le prestazioni arbitrali. Che non sempre lo hanno convinto, in queste settimane: «Il livello di questi playoff è molto alto e ci sono tanti contatti fisici. Ho l’impressione che i direttori di gara si siano lasciati un po’ sorprendere e che non siano stati in grado di alzare la qualità delle loro prestazioni. A volte non vogliono essere coloro che decidono le sorti di una sfida e nelle fasi calde delle partite tendono a… dimenticarsi il fischietto. Si è pure parlato molto dei contatti tra gli arbitri e i giocatori: sono quasi sempre accidentali, nessuno colpisce un arbitro perché ha voglia di farlo. Il problema è che in Svizzera non esiste la bagarre: i direttori di gara intervengono subito e così mettono in pericolo la loro incolumità. Come è successo in occasione del pugno sferrato dal davosiano Brendan Lemieux a un linesman».