Hockey

Il Lugano si riscopre lottatore di sumo

A Friburgo i bianconeri hanno dimostrato di saper soffrire, restando in corsa almeno per evitare i playout - Mark Arcobello: «La sconfitta con il Berna ci ha fatto male, ma il gruppo ha risposto con una prestazione di carattere»
© KEYSTONE/ADRIEN PERRITAZ
Fernando Lavezzo
16.02.2025 22:00

Finito spesso al tappeto come una cintura bianca di judo, a Friburgo il Lugano si è riscoperto duro come un lottatore di sumo. Contro la squadra più in forma del momento, i bianconeri non hanno rinunciato al gusto di sbagliare, sciupando malamente due reti di vantaggio, ma hanno comunque trovato il modo di resistere. E infine di imporsi con merito, tenendo in vita ciò che resta da salvare in questa balorda stagione. Come canguri saltellanti tra i play-in e i playout, i bianconeri hanno una sola possibilità: continuare a muoversi. A muovere la classifica. Se un posto nelle prime dieci sembra un miraggio, la lotta per evitare lo spareggio contro l’Ajoie rimane incerta e non concede errori. Sabato, il testa a testa con il Servette si stava mettendo benone per il Lugano. Ma il gol di Granlund al Langnau, segnato al 59’59’’, ha permesso alle Aquile di agguantare in extremis l’overtime (poi vinto) e di limitare i danni. Costretto a fare incetta di punti nell’imminente testacoda contro Losanna (venerdì a Malley) e Ajoie (domenica alla Cornèr), il Lugano può ancora sperare di arrivare ai due scontri diretti di fine regular season (il 27 febbraio a Ginevra e due giorni dopo in casa col Bienne) con tutte le carte in mano. Per farlo, dovrà assolutamente ripartire dallo spirito mostrato alla BCF Arena.

Capacità di soffrire

Sabato il Lugano ha saputo gestire le emozioni, anche dopo il 2-2 di De la Rose in inferiorità numerica, favorito da un erroraccio di Alatalo sulla linea blu. Con carattere, sacrificio, capacità di soffrire e un pizzico di buona sorte (che a volte dà e a volte toglie), la squadra di Uwe Krupp ha pure reagito alla frustrante sconfitta della sera prima contro il Berna. Non era evidente. «Siamo vivi», ci dice Mark Arcobello, autore del decisivo 3-2 su assist di Fazzini. Sono stati loro due – insieme a Huska – i principali artefici del successo sul Gottéron. «In realtà abbiamo battuto un top team grazie a una convincente prestazione di squadra», precisa il centro statunitense. «Abbiamo gestito bene il disco e soprattutto abbiamo dimostrato carattere. Nel terzo tempo il Friburgo ha spinto, ma noi siamo stati bravi a chiudergli la porta in faccia. In qualche occasione la dea bendata ci ha aiutati, ma quando giochi bene, fai le cose nel modo giusto e lavori sodo, è più facile venire ricompensati anche dalla fortuna. La sconfitta di venerdì contro il Berna, arrivata a 24 secondi dalla terza sirena, ci aveva fatto male. Non meritavamo di uscire dal ghiaccio senza punti. Il gruppo, però, ha dato subito la miglior risposta possibile. Ora avremo qualche giorno di tregua, utile per recuperare le energie e preparare al meglio la prossima gara. Affrontare la capolista Losanna in trasferta ci costringerà ad alzare ancora di più il livello, quindi va bene così».

Le piccole cose

Quando è sul punto di crollare definitivamente, questo Lugano trova sempre il sussulto per restare in piedi. Quando invece le cose volgono al bello, i bianconeri vanno immancabilmente a sbattere. «È un po’ la storia della nostra stagione», dice «Arco». «Ma nell’ultimo mese abbiamo fatto importanti passi avanti a livello di gioco e solidità. Stiamo facendo meglio tante piccole cose, soprattutto a livello difensivo. È ancora un processo in corso, ma sappiamo cosa fare e bisogna continuare così. Dobbiamo concentrarci sulla prossima partita e su ciò che possiamo controllare, senza pensare ai risultati delle dirette concorrenti».

Il fattore Huska

Come detto, tra i protagonisti della BCF Arena c’è stato anche Adam Huska. Impreciso sull’1-2 di Sörensen, il portiere slovacco (titolare per due gare di fila) si è riscattato con numerosi interventi importanti e ha pure portato emozioni, bisticciando con gli avversari e provocando le reazioni del pubblico. Nel Lugano gli stranieri di movimento sacrificabili non mancano e Schlegel non sta attraversando un grande periodo. Huska, quindi, può diventare un fattore importante. «Ha avuto la sua chance e la sta sfruttando», conclude Arcobello. «Ma abbiamo bisogno di tutti».