Il commento

Janick Steinmann, tra competenze e indipendenza

L'HC Lugano ha scelto il suo nuovo direttore sportivo: avrà il necessario margine di manovra?
Flavio Viglezio
02.03.2025 13:53

Al termine della stagione 2021-2022 – chiusa con un’eliminazione da parte dello Zugo allo stadio dei quarti di finale dei playoff – Vicky Mantegazza aveva indicato il Rapperswil quale esempio da seguire. “Spende poco, ma guardate dov’è”, aveva detto la presidente bianconera. Chissà se proprio in quei giorni il Lugano si era preso una cotta per Janick Steinmann, all’epoca già direttore sportivo dei sangallesi e da oggi ufficialmente nuovo generale manager di un Lugano da ricostruire. Da quel giorno il Rapperswil non è mai veramente esploso, ma è sicuramente diventato una bella realtà… periferica nel panorama dell’hockey elvetico. E, a differenza dei bianconeri, si è comunque qualificato ai play-in. Ancora non è dato sapere le ragioni per le quali Steinmann ha battuto la concorrenza di altri candidati a una poltrona che scotta più del sole africano. Di sicuro – per un gioco delle parti anche comprensibile – si dirà urbi et orbi che per conoscenze, esperienza e motivazione è sempre stata la prima scelta del club. Sorprendono invece i tempi dell’annuncio, con il Rapperswil che, appunto, si appresta ad affrontare l’Ambrì Piotta nel primo turno dei play-in. Come reagiranno, pubblico e squadra sangallese?  Discorsi che in fondo – al Lugano  -  interessano poco o nulla: ciò che importa davvero è il futuro di una società sulla quale si sono addensati preoccupanti nuvoloni neri.

Per l’ennesima volta il club riporta in Ticino un suo ex giocatore. L’esperienza di Steinmann in maglia bianconera era comunque durata poco, bruscamente interrotta da un infortunio che aveva costretto l’attaccante a mettere fine alla sua carriera. Ora, dopo sei stagioni in cui è stato in grado di stabilizzare il Rapperswil, Steinmann si appresta ad iniziare una sfida tanto stuzzicante quanto complicata. Nessuno può sapere al momento se il 38.enne abbia il profilo giusto per risollevare una squadra e un club allo sbando. Nella Svizzera tedesca Steinmann è visto come una persona seria, competente e con le idee chiare. A Rappi ha rilanciato alcuni elementi che sembravano sul viale del tramonto sportivo ed è stato in grado di portare stranieri del calibro di Roman Cervenka o Malte Strömwall , solo per fare due nomi. Qualche cantonata l’ha presa pure lui, ingaggiando per esempio proprio dal Lugano un Brett Connolly di fatto già in pensione con la testa. E con il fisico.

Ma anche questo non è il nocciolo della questione, anche se il Lugano – e di riflesso Steinmann - non può fallire la scelta del nuovo allenatore. Ma prima di chinarsi sul dossier che riguarda il nuovo coach e prima di operare qualsiasi scelta di mercato, il club ha bisogno – avrebbe bisogno... – di una profonda riorganizzazione interna. A cominciare dallo smantellamento della “commissione sportiva”: il lavoro di Steinamm è destinato a fallire se sentirà il quotidiano fiato sul collo della presidente, del CEO Marco Werder e del vicepresidente Andy Näser. Il nuovo generale manager avrà insomma bisogno di poter lavorare in piena indipendenza, per portare avanti le sue idee e la sua filosofia. Per “mantenere un allineamento nel tempo degli obiettivi sportivi”, recita il comunicato del club, in perfetto stile cifrato bianconero. Bravo a chi ci capisce qualcosa. Steinmann non potrà insomma essere il Deus ex Machina che arriva per risolvere da solo tutti i problemi del club bianconero. La speranza è che dagli scempi di questa stagione i vertici possano trarre i giusti insegnamenti: già, la speranza. È davvero sempre l’ultima a morire.

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