Joey LaLeggia: «So ciò che ci si aspetta da me»
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Joey LaLeggia. Dal nome potrebbe essere il protagonista di un film di Martin Scorsese, ambientato nella New York del proibizionismo. Ma il canadese di professione fa il giocatore di hockey, non l’attore, e la sua carriera lo ha portato oggi a Lugano, dopo una prima parentesi europea in Svezia. Conta su di lui, il club bianconero, per ritrovare finalmente un difensore straniero completo e davvero all’altezza della situazione. Ce ne sono stati pochi, invero, dopo un certo Petteri Nummelin.
Il maestro Fazzini
Di primo acchito sembra che alle parole LaLeggia preferisca i fatti. E rompe il ghiaccio – in senso metaforico, ovviamente – raccontando le origini del suo cognome. «La famiglia di mio padre – spiega – proviene dalla Sicilia, mentre quella di mia mamma è originaria della zona di Padova. Ho il passaporto italiano, ma non parlo la lingua. Non ancora, per lo meno. Mi sto esercitando soprattutto con Luca Fazzini, cerco di imparare il più possibile. Ma non so ancora se sia un buon maestro (ride, Ndr)». Giocare in Ticino, a due passi dall’Italia e dalle proprie radici, rappresenta uno stimolo supplementare per il 31.enne terzino: «Sì, giocare in un posto così vicino alla casa della mia famiglia è qualcosa di speciale. Sono felice e mi sento fortunato di avere questa opportunità. E anche mia moglie è molto contenta. Non vedo l’ora che la stagione cominci».
Da tre mesi a tre anni
Una nuova avventura che segue un’esperienza di tre anni in Svezia, dopo una lunga carriera in AHL: «Nel periodo del coronavirus l’hockey in Nordamerica si era fermato a lungo. In quella difficile fase non si sapeva bene cosa sarebbe successo. Alla fine, insieme a mia moglie, abbiamo deciso di tentare l’avventura in Europa. Dovevamo rimanere solo per poco più di tre mesi, ma poi abbiamo deciso di restare».
LaLeggia è insomma rimasto colpito positivamente dall’hockey del vecchio continente: «La Svezia, prima di tutto, è un bel posto in cui vivere. Anche perché quasi tutti parlano inglese e dunque l’integrazione in una realtà totalmente nuova non è stata troppo complicata. Dal punto di vista sportivo, quello svedese è un campionato di alto livello. Mi sono divertito molto e ho apprezzato le stagioni passate nelle tre squadre in cui ho giocato: Rögle, Timra e HV 71. Ora mi aspetto di vivere un’altra bella esperienza qui in Svizzera».
I consigli di Mirco
La Svizzera, appunto. Il campionato elvetico ed il Lugano rappresentano una nuova sfida personale, per il terzino nordamericano: «Sì, ho sentito che mi avrebbe fatto bene un cambiamento. Il Lugano è un club conosciuto a livello internazionale e da qualche tempo mi ero detto che mi sarebbe piaciuto, un giorno, giocare nel campionato svizzero. E quando ho ricevuto l’offerta da parte del club bianconero non ho potuto dire di no. Le prime impressioni sono molto positive: ho trovato un ottimo gruppo, unito e con tanta voglia di lavorare bene. Nel corso dell’ultima settimana abbiamo svolto insieme anche delle attività al di fuori degli allenamenti quotidiani e ci siamo divertiti parecchio. Sono curioso di scoprire il campionato e sono felice di essere qui». Prima di firmare il contratto, LaLeggia ha discusso con Mirco Müller: «Sì, conosco Mirco, ci eravamo allenati insieme una decina di anni fa. E le nostre rispettive famiglie avevano stretto dei buoni rapporti. Mi ha spiegato le sfide che mi attenderanno a Lugano e sono felice di ritrovarlo qui. E a dire il vero anche i colloqui avuti con Luca Gianinazzi si sono rivelati molto interessanti: parlando con il coach ho capito che su moltissimi temi siamo sulla stessa lunghezza d’onda».
Il Lugano spera di aver trovato un difensore completo, capace di garantire importanti impulsi offensivi e, allo stesso tempo, di portare solidità dietro. LaLeggia sarà insomma un osservato speciale, soprattutto da parte dei tifosi: «Quando ti viene data una grande opportunità, il tuo dovere è quello di essere all’altezza delle aspettative. La pressione è la stessa ovunque: in Nordamerica, in Svezia o in Svizzera. So che tutti si aspettano che io possa aiutare nel migliore dei modi la squadra dentro e fuori dal ghiaccio, visto che sarà l’unico difensore straniero. Sono felice di potermi assumere queste responsabilità. È anche per queste cose che giochiamo a hockey».
Niente urla
LaLeggia, a Lugano, porta in dote la forza dell’esperienza. Che a volte vale più di mille parole: «Non penso che mi sentirete mai urlare nello spogliatoio, non fa parte del mio stile e del mio carattere. Inoltre in questo momento voglio conoscere bene tutti e sviluppare delle buone relazioni con i miei compagni di squadra. Vengo in pista ogni giorno per svolgere al massimo il mio lavoro e per aiutare il Lugano ad avere successo».
I numeri dicono che Joey LaLeggia è soprattutto un difensore offensivo. Nella passata stagione, con 18 reti, è stato il terzino più prolifico del campionato svedese: «Sì, mi piace fornire un contributo offensivo importante. Amo giocare il disco, portarlo nella zona di attacco, ma cerco di non dimenticare mai la fase difensiva. Per un terzino con le mie caratteristiche – e in realtà per tutti – oggi è fondamentale essere all’altezza nelle due fasi del gioco».