Il personaggio

Jonathan Ang: «Avevo bisogno di aria fresca, l'ho trovata in Leventina»

Il nuovo attaccante canadese dell'Ambrì Piotta si racconta
Jonathan Ang, 26 anni. ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
20.09.2024 06:00

Dopo una stagione complicata a Kloten, Jonathan Ang cercava una nuova sfida. L’Ambrì Piotta gli ha dato l’opportunità di tornare a dimostrare il suo valore e l’attaccante canadese non ha l’intenzione di farsela scappare: «Durante l’estate ho ricaricato le batterie, ora sono pronto a dare il mio contributo».

Non esiste un’età giusta per rimettersi in gioco. A 26 anni Jonathan Ang cercava una nuova sfida. Reduce da un campionato complicato con il Kloten, l’attaccante canadese voleva subito tornare ai livelli mostrati al suo primo anno con la maglia degli aviatori. Proveniente dalla Swiss League, era riuscito ad imporsi con un bottino personale di 21 reti e 29 assist in 55 partite. E aveva impressionato tutti per una velocità fuori dal comune. Una nuova sfida, si diceva. A dargli l’opportunità giusta è stato l’Ambrì Piotta, che conta parecchio sulla voglia di riscatto di Ang.

Una nuova sfida

Lui, per il momento, prova ad approfittare di ogni momento della sua nuova vita ticinese: «Sono molto soddisfatto della decisione che ho preso. Sono stato accolto bene da tutto l’ambiente e ci sono davvero tutte le condizioni ideali affinché io qui possa di nuovo giocare il mio miglior hockey. Sono felice sul ghiaccio e fuori: mi sto integrando bene in questa nuova realtà e quindi sono felice».

Non ama guardarsi indietro, Ang. Sa perfettamente di non essere riuscito ad esprimere il suo potenziale, nella passata stagione. Preferisce guardare avanti, imparando magari dagli errori commessi: «Esattamente. La scorsa stagione a Kloten è stata piuttosto complicata, di certo non ho vissuto il campionato che mi aspettavo. A livello individuale e di squadra. So benissimo che potevo dare di più. Avevo bisogno di respirare un po’ di aria nuova e fresca: l’Ambrì Piotta mi ha dato questa opportunità. Sì, per me è assolutamente una nuova sfida e sono molto carico: ho davvero voglia di dimostrare che posso giocare molto meglio di quanto ho saputo fare lo scorso anno. È una questione di fiducia nei propri mezzi: non l’ho persa e so cosa posso dare alla mia nuova squadra».

Dagli stranieri ci si aspetta sempre moltissimo. Ma non è evidente fare la differenza quando tutta la squadra fa fatica: «La scorsa stagione appartiene al passato, ma è chiaro che quando tutta la squadra non riesce ad esprimersi sui livelli auspicati, per uno straniero è ancora più difficile riuscire a fornire con costanza il proprio contributo Ora ho voltato pagina: come ho detto le difficoltà incontrate nello scorso campionato non mi hanno fatto perdere la fiducia in me stesso e questa è la cosa più importante. Mi ha inoltre fatto bene trascorrere un po’ di tempo in Canada, durante l’estate. A casa ho potuto ricaricare le batterie, ho fatto il pieno di energia e ora sono pronto a dare il mio contributo all’Ambrì Piotta».

Un salto nel vuoto

Anche perché il canadese oggi conosce molto meglio il campionato svizzero rispetto a quattro anni fa, quando decise di lasciare in Nordamerica e l’AHL per una sorta di salto nel vuoto. Ad attenderlo c’era il Turgovia, nella Swiss League: «Diciamo che in quel momento si trattava di decidere quale direzione volessi dare alla mia carriera. Mi si è presentata l’opportunità di trasferirmi in Svizzera e l’ho colta al volo. Ho varcato l’oceano per la prima volta e sinceramente non sapevo cosa troppo aspettarmi. Non conoscevo il campionato svizzero e tantomeno la Swiss League. L’esperienza con il Turgovia è stata molto positiva: volevo dimostrare a me stesso di avere i mezzi per giocare in una Lega importante, lontano da casa, e ci sono riuscito. Giocare con il Turgovia mi ha permesso di farmi notare e di avere così la possibilità di salire in National League». Ad Ambrì ci sono otto stranieri per sei posti: «La scelta di avere otto stranieri sotto contratto appartiene al club: sono le classiche situazione che un giocatore non può controllare e quindi bisogna essere in grado di gestire il tutto nel migliore dei modi. Di sicuro la concorrenza interna mi spinge a voler dare il meglio di me stesso in allenamento e durante le partite per guadagnarmi la fiducia dell’allenatore. Poi, chiaramente, Luca Cereda deve fare le sue scelte. Che vanno rispettate. Anche se, come è giusto che sia, nessuno vorrebbe mai finire in tribuna».

Aspettando il derby

Dopo la sconfitta con il Rapperswil, l’Ambrì Piotta rende visita ai campioni svizzeri degli ZSC Lions: «Credo che il nostro potenziale sia buono, siamo un gruppo di qualità. Possiamo essere una squadra pericolosa per tutti, una squadra veloce che gioca con tanta intensità. È ciò che mi piace. Con il Rapperswil non abbiamo giocato male, abbiamo avuto le nostre opportunità per vincere la partita: ma dobbiamo prendere il positivo e portarlo in pista contro gli ZSC Lions. Sì, ho giocato il derby di Zurigo, ma ho sentito che da queste parti ce n’è uno un po’ più intenso (ride, Ndr). Ovviamente tutti mi hanno già parlato della sfida con il Lugano e non vedo l’ora di incontrare i bianconeri. Queste sono le partite che ogni giocatore di hockey professionista vorrebbe disputare, perché suscitano mille emozioni. Sarà emozionante anche per me».

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