Il personaggio

Julien Vauclair, il dilemma di un cuore bianconero: «Ma oggi penso solo all'Ajoie»

A colloquio con il direttore sportivo giurassiano: «Pensavo che il Lugano si sarebbe risollevato»
Julien Vauclair, direttore sportivo dell'Ajoie. ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
04.03.2025 06:00

Ha vestito per vent’anni la maglia bianconera, Julien Vauclair. Con il Lugano, di cui è stato anche il capitano, ha vinto due titoli nazionali. Il destino – o meglio, la regular season – ha voluto che il suo Ajoie vada a sfidare il suo passato. Un passato che nessuno – lui per primo – vuole e può cancellare. «Per me – spiega il direttore sportivo del club giurassiano – è stata un’immensa sorpresa vedere il Lugano chiudere il campionato al penultimo posto. Non lo avrei mai pensato ad inizio stagione e anche a metà campionato credevo che i bianconeri sarebbero riusciti a risollevarsi. In questo momento devo però pensare solo al bene del mio club, purtroppo non c’è spazio per i sentimenti». Non taglierà però i ponti con amici e conoscenti di Lugano, Vauclair: «No, no – afferma ridendo – non ce ne sarà bisogno, anche se sarò concentrato sull’Ajoie».

Una maggiore stabilità

Un Ajoie che – ancora una volta – ha chiuso il campionato all’ultimo posto. L’arrivo di Greg Ireland in panchina ha però permesso ai giurassiani di trovare una maggiore stabilità. E di ottenere risultati incoraggianti: «La nostra stagione non è ancora terminata e quindi non è il momento di fare dei bilanci. Non penso però tanto all’ultimo posto, quanto ad una prima parte di stagione in cui abbiamo subito accumulato troppi punti di ritardo. Sapevamo che avremmo dovuto lottare per la salvezza, ma ci siamo staccati subito. Sì, Ireland è riuscito a dare una maggiore stabilità alla squadra, lo si è visto dai risultati ottenuti e dalle prestazioni. Globalmente siamo stati molto più presenti – se così posso dire – dall’arrivo di Greg.

Quella rete contro il Rappi

Ora tutto si annulla. L’Ajoie conosce da tempo il suo destino, mentre il Lugano è rimasto in corsa quasi fino all’ultimo per evitare i playout. Le due squadre si sfideranno insomma con stati d’animo diversi: «Certo, la situazione tra le due fomazioni è diversa. È vero, noi sappiamo da tempo che ci sarebbero toccati i playout, ma non direi che ci siamo preparati per questo. La mia filosofia e quella di Ireland è stata di rimanere nel presente, di giocare la regular season senza pensare troppo al dopo. Il Lugano ha ovviamente vissuto una situazione differente, ma ora tutto ciò non conta più. Così come non contano più i punti fatti in campionato: c’è una sfida al meglio delle sette partite tutta da giocare».
Sa cosa significa giocare un playout, Julien Vauclair. Con il Lugano gli era toccato disputare quello contro il Rapperswil nel 2011. Il club bianconero aveva ingaggiato proprio Greg Ireland per ottenere la salvezza e a realizzare la rete decisiva della serie era stato proprio Vauclair: «Non si affronta un playout con lo stesso spirito di un playoff, è impossibile. Soprattutto quando si comincia la stagione con obiettivi più elevati. Non si può trarre qualcosa di positivo da una sfida di palyout. Sinceramente ho dimienticato quasi tutto di quella serie con il Rapperswil. Ricordo però che nell’overtime di gara-4 eravamo in inferiorità numerica e io ho lasciato la squadra in 3 contro cinque per un ritardo di gioco. Se il Rappi avesse segnato, non me lo sarei perdonato. Ed invece sono stato proprio io, in seguito, a realizzare la rete che ci ha garantito la salvezza. Nello sport si può passare in un attimo da un estremo all’altro».

Tutto da perdere

Ed allora, forse più che nei playoff, per avere successo nei playout ci vuole una grande forza mentale: «Assolutamente sì. In sfide come queste la differenza tecnica si assotiglia e a decidere è spesso il carattere, lo spirito di sacrificio. In questo senso in squadra abbiamo elementi con tanta esperienza, che sanno come affrontare contesti complicati».
Ajoie e Lugano vogliono ovviamente evitare ad ogni costo un eventuale spareggio con il Visp, unica squadra ancora in lizza nei playoff della Swiss League con velleità di promozione: «Non voglio pensare a ciò che fa il Visp. Non servirebbe a nulla sperare di non disputare il playout contro il Lugano. Sarebbe anzi controproducente, perché ci toglierebbe energie importanti».
Già, ma quindici giorni di attesa sono lunghi. La formula del campionato voluta dalla Lega è quantomeno bizzarra: «Sì, è strana, ma non ci possiamo fare nulla. D’altra parte sia noi che il Lugano siamo nella medesima situazione e quindi si tratta unicamente di gestire al meglio questa lunga pausa. Senza pensare, appunto, a cosa stia facendo il Visp. Il messaggio che io e lo staff tecnico vogliamo dare alla squadra è quello di prepararsi nel miglior modo possibile per arrivare pronti ai playout, senza fare calcoli. Nella nostra testa ci deve essere solo gara-1 con il Lugano, nient’altro. Da direttore sportivo dell’Ajoie ho già vissuto uno spareggio con il La Chaux-de-Fonds: andare ad affrontare i campioni della Swiss League è tutt’altro che una passeggiata. La squadra di NL ha una pressione enorme sulle spalle, ha tutto da perdere».

Ci vuole tempo

Non lo dice, ma Vauclair si augura che sia l’Ajoie che il Lugano conservino senza patemi il posto in NL. Nell’attesa il direttore sportivo giurassiano lancia uno sguardo al futuro della sua squadra: «Per quello che riguarda i nostri obiettivi futuri, ritengo che dobbiamo seguire l’esempio di club come il Rapperswil o il Langnau. Non potremo mai portare a Porrentruy i migliori giocatori svizzeri: dobbiamo scegliere dei buoni stranieri e puntare sullo sviluppo di giovani interessanti. È un processo che necessita di tempo: quanto ci ha messo, il Langnau, ad arrivare tra le prime otto del campionato? Tanto. Anche l’Ajoie vorrà un giorno qualificarsi ai play-in, ma – come ho detto – ci vuole tempo.