Hockey

La serenità di Mirco Müller: «Non è stato tutto da buttare»

Dopo la sconfitta di Zugo all'esordio, il Lugano cerca l'immediato riscatto ospitando alla Cornèr Arena il Davos – Il difensore: «Certo, il lavoro non ci manca ma dopo un inizio caotico abbiamo evidenziato una solidità incoraggiante»
© KEYSTONE/Urs Flueeler
Flavio Viglezio
19.09.2024 06:00

La prima è andata male, ma - per fortuna - c’è poco tempo per rimuginare sulla sconfitta rimediata a Zugo. Alla Cornèr Arena arriva il Davos e il Lugano ha già tanta voglia di riscatto. Sì, perché per come è maturata un po’ di amaro in bocca la sconfitta alla Bossard Arena l’ha lasciata. Ed allora i bianconeri dovranno essere bravi a trarre subito i giusti insegnamenti. Sotto accusa - si fa per dire, dopo una sola partita... sono già finite le situazioni speciali. Due reti subite in box-play e zero segnate in superiorità numerica. La differenza tra Zugo e Lugano è presto spiegata, insomma.

Troppo tempo, troppo spazio

Mirco Müller - ormai alla sua quarta stagione in bianconero - ha vissuto una serata particolare. Ha realizzato la sua prima rete stagionale, ma non ha ancora digerito i due gol in inferiorità numerica: La verità - spiega il difensore con la sua solita tranquillità - è che abbiamo iniziato in maniera un po’ caotica: forse abbiamo portato anche troppa energia in pista dopo una lunga fase di preparazione. Abbiamo voluto insomma un po’ strafare, in alcune circostanze. Lo Zugo è stato bravo a sfruttare due nostre penalità e alla fine questo ha fatto la differenza. La verità è che in inferiorità numerica abbiamo perso tutti gli ingaggi e ciò ha permesso ai nostri avversari di mettersi subito in una posizione favorevole per organizzare il loro power-play. Hanno poi avuto il tempo e lo spazio per andare al tiro: dobbiamo subito correggere questo aspetto in vista della sfida con il Davos». 

Problema di esecuzione

Se il box-play non è andato bene, il gioco in superiorità numerica ha evidenziato pecche ormai ataviche. Ha decisamente faticato troppo, il lugano, con l’uomo in più sul ghiaccio: «Non sono la persona più adatta per parlare del power-play, visto che non lo gioco (sorride, NdR). Penso però che si tratti soprattutto di un problema di esecuzione e non di organizzazione. Soprattutto in entrata del loro terzo: abbiamo perso tante energie per cercare - spesso invano – di posizionarci nel modo giusto. Nel terzo di difesa dello Zugo non abbiamo fatto male – anche se dovremmo muovere il disco più semplicemente e creare più traffico - ma ci abbiamo messo troppo ad installare il nostro gioco in superiorità numerica».

Probabilmente questo Lugano dovrà crescere a livello di maturità. Dopo la rete realizzata proprio da Mirco Müller i bianconeri hanno immediatamente commesso una leggerezza che lo Zugo ha sfruttato per un nuovo allungo. Errori che vanno assolutamente evitati contro una formazione rapida e scaltra come il Davos: «È vero, non è stato bello subire subito dopo la mia rete il 3-1 di Martschini, ma eravamo comunque nel primo periodo e c’era tutto il tempo per recuperare. Non siamo stati precisi in uscita dal nostro terzo, ma bisogna anche dare credito allo Zugo. Olofsson ha dato un grande disco a Martschini e da quella posizione Lino difficilmente sbaglia. Ma non siamo andati in panico dopo questo episodio, abbiamo continuato a giocare con la consapevolezza di poter tornare in partita».

Le basi ci sono

Ciò che si è visto alla Bossard Arena non è comunque tutto da buttare, anzi. Ci sono degli aspetti del gioco sul quale il Lugano può costruire il suo futuro prossimo, a cominciare proprio dall’incontro con il Davos: «Certo. In cinque contro cinque abbiamo giocato piuttosto bene, abbiamo portato sul ghiaccio una buona energia. Si tratta di gestire con un po’ più di intelligenza hockeistica certe situazioni. Non mi è dispiaciuta nemmeno la fase difensiva, a parità di uomini sul ghiaccio non abbiamo concesso tanti tiri allo Zugo. È un aspetto positivo che aveva già contraddistinto le amichevoli estive. C’è insomma da lavorare, ma non tutto è andato male alla Bossard Arena. L’importante sarà subito migliorarci contro il Davos. Sappiamo di avere le qualità per fare meglio dell’altra sera».

Calle, l’altro Mirco

Intanto la difesa del Lugano si è rinforzata grazie all’ingaggio di Calle Dahlström. Per caratteristiche e modo di giocare lo svedese sembra... un secondo Mirco Müller: Sì, Calle è un difensore con caratteristiche simili alle mie. Porta tanta esperienza e in pista è sempre molto calmo. Sa sempre cosa fare, in qualsiasi situazione. Commette pochissimi errori e difensivamente è davvero molto solido. Lo si è visto nelle amichevoli di preparazione anche a Zugo è stato già in grado di fornire un ottimo contributo. È molto semplice giocare con lui e inoltre è una brava persona: si è integrato velocemente nel gruppo, in pista e fuori: questo è un aspetto fondamentale. Ci aiuterà sicuramente ad effettuare un salto di qualità. 

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