L’addio dei Ragazzi della Nord: «Un altro modo di amarci»
«Quando un gruppo storico di tifosi si scioglie e muore, il club perde sempre qualcosa. È inevitabile. Ai Ragazzi della Nord eravamo affezionati. E loro, soprattutto, lo erano all’HC Lugano che, a loro modo, hanno sostenuto per 35 anni, dal 1985». Ad esprimersi così è Marco Werder, cresciuto con la società bianconera affrontando in pratica tutti i ruoli: da tifoso a giocatore delle giovanili, da professionista sul ghiaccio ad allenatore dei ragazzi per arrivare ad essere (da circa un anno), Chief Executive Officer (CEO) dell’HCL SA, nonché direttore operativo della sezione giovanile.
«Non sono mai stato un Ultras, ma anch’io, in particolare da ragazzo, ho vissuto l’ambiente del tifo organizzato - spiega Werder - Ho tanti ricordi di quella curva, che ci ha regalato affetto, ma anche diverse frecciate. Per nostra fortuna, se i gruppi si sciolgono, altri possono comunque nascere. Sono convinto che il tifo bianconero continuerà a farsi sentire. Naturalmente, lo dico con la speranza che gli attuali problemi sanitari non ci complichino troppo la vita in vista della prossima stagione».
I gruppi e il club
Il CEO dei bianconeri ci tiene a sottolineare subito un aspetto importante legato ai gruppi dei sostenitori. «Loro condividono con noi l’amore per l’HCL, ma hanno un’organizzazione propria, con dinamiche particolari, anche nel modo di comunicare. Preferiscono affidarsi al volantinaggio piuttosto che ai classici media».
Il testo del volantino è conciso e anche molto preciso. Dice: «L’essere Ultras,/ per noi ragazzi della Nord, in 35 anni / non è mai stata una moda /ma un ideale da tramandare / di generazione in generazione /. La Curva Nord è stata la nostra casa /un luogo di sostegno dei nostri ideali /e delle nostre passioni /. per queste considerazioni / e senza troppe chiacchiere / abbiamo deciso di farci da parte / mettendo coerentemente la parola / fine. / Nessuno decide per noi / liberi di vivere / liberi di morire / RdN 1985».
Il volantino
Marco Werder sottolinea la frase finale del testo e ripensa con un filo di nostalgia ai momenti belli vissuti in passato anche con i Ragazzi della Nord: dai sette titoli nazionali, alle partite internazionali per non parlare dei tanti derby con l’Ambrì. «Dicevo che se ci sono stati moltissimi bei momenti, ne ricordo altri con meno simpatia. Alludo alle tante multe pagate dal club perché a volte sono stati superati i limiti del buonsenso e delle regole della Lega».
Le coreografie della Curva Nord non potevano passare inosservate. In occasione di un derby del 2016 ricordiamo uno striscione con l’immagine di un corpo femminile nudo e in un punto centrale il logo della società bianconera. Seguì una petizione che contestava il messaggio dei tifosi. Lo ricorda il CEO del Lugano?
«Certo che lo ricordo. In molti aveva suscitato ammirazione, in altri aveva provocato disgusto. Era da considerare un messaggio d’amore per il club, ma soprattutto di questi tempi il passo che porta al sessismo, a volte alla denigrazione razziale, è davvero breve. Io ricordo un altro episodio. Dalla Curva era piovuta sul ghiaccio una quantità enorme di palline da tennis. In quell’occasione i tifosi volevano veicolare un chiaro messaggio ai giocatori, quello di mostrare gli attributi che erano venuti meno in troppe occasioni. Questo mi è sembrato un modo anche elegante per dire qualcosa di importante. Quelle palline da tennis ci sono poi servite durante gli allenamenti. Io, allora, ero responsabile del movimento giovanile».
Nella prossima stagione potrebbe esserci il rischio di dover giocare di fronte a un pubblico molto ridotto. È preoccupato il CEO bianconero?
«La preoccupazione non si può nascondere. Abbiamo visto in occasione dell’ultimo derby giocato alla Cornèr Arena quanto sia desolante una partita di hockey senza pubblico e in particolare senza quello che organizza cori, canti e coreografie. Il nostro è uno sport fatto di emozioni e i tifosi così vicini al ghiaccio sono parte integrante dello spettacolo. Mi auguro che, ragioni sanitarie permettendo, si possa tornare presto a vivere in tutti i sensi le sfide del campionato».
Ancora uno straniero
Guardando alla prossima stagione c’è ottimismo o pessimismo da parte del CEO bianconero? «Abbiamo concluso una stagione molto strana dal punto di vista sportivo, organizzativo e sanitario. Per me è stata un vero apprendistato. Ho imparato tanto e ho ancora molto da imparare. Intanto, quanto alle prospettive della partenza in settembre, aspettiamo le indicazioni da parte della Lega, che dovrebbero arrivare tra fine luglio ed inizio agosto. Stiamo allestendo una squadra che possa farsi apprezzare dai tifosi, anche da quelli più critici. E Hnat Domenichelli, il nostro direttore sportivo, è ancora alla ricerca di uno straniero».