L'Ambrì Piotta fra sogni e realtà
Sa nascondere le sue carte meglio di un consumato giocatore di poker, Paolo Duca. Non più tardi del 28 luglio scorso, il direttore sportivo dell’Ambrì Piotta aveva definito «irrealistico» un ritorno di Dominik Kubalik in Leventina. Il ceco, invece, è tornato. Dodici mesi fa, di questi tempi, considerava praticamente impossibile una seconda esperienza in biancoblù di Alex Formenton: poco dopo, il canadese era di nuovo alla Gottardo Arena. Il club sta insomma abituando bene i suoi tifosi, con colpi di mercato eclatanti. Kubalik – lo si è visto anche agli ultimi Mondiali, vinti con la sua Repubblica Ceca – ha poco o nulla da spartire con il campionato svizzero. È un attaccante di livello superiore e il suo naturale palcoscenico dovrebbe essere quello della NHL. La massima Lega al mondo vive però di dinamiche talvolta difficili da capire, per noi europei. Ed allora il popolo biancoblù già sogna – come è giusto che sia – per il ritorno di un elemento capace di cambiare gli equilibri di una squadra. E del campionato.
C’è poco da girarci intorno: Kuba è il colpo estivo di tutto il mercato svizzero, non solo dell’Ambrì. E dal lato prettamente sportivo è un piacere poter nuovamente ammirare sulle nostre piste un giocatore così forte. I tifosi sognano anche perché ritengono che ci sia un nonsoché di romantico nella decisione del ceco, disposto a rinunciare a contratti più ricchi pur di vestire un’altra volta la maglia biancoblù. Vero, anche se verosimilmente l’Ambrì Piotta era forse l’unico club europeo disposto ad investire in una licenza straniera con il rischio – calcolato, senza dubbio – di veder partire Kubalik oltre oceano da un giorno all’altro. Concretamente, se Kuba dovesse rimanere in Ticino per tutta la stagione, l’Ambrì Piotta potrebbe davvero entrare in una nuova dimensione. In caso di partenza, magari anche rapida, Duca avrebbe invece bruciato una licenza straniera. Si tratta dunque di una scommessa sulla quale la dirigenza leventinese ha ritenuto giusto puntare. Anche il giocatore ha accettato una sorta di scommessa: un eventuale infortunio in maglia biancoblù potrebbe definitivamente compromettere le sue possibilità di tornare in Nordamerica. Meglio toccare ferro.
Allo stesso tempo l’ingaggio del ceco, che segue di qualche giorno quello del difensore canadese Kodie Curran – apre una riflessione sull’evoluzione dell’Ambrì Piotta di questi ultimi anni. Non sono così lontane le stagioni delle sofferenze estreme, di un roster che faticava a malapena a salvarsi, di una situazione finanziaria che ha spesso portato i tifosi a dover mettere mano al portafoglio per salvare baracca e burattini. In Leventina si è lavorato bene a tutti i livelli, ma Filippo Lombardi non manca mai di porre l’accento sull’indebitamento del Gruppo: pagamento delle rate dei vari leasing per le infrastrutture della pista, rimborso dei finanziamenti Covid, rimborso dei prestiti ottenuti per la Gottardo Arena. Forse, più che a livello sportivo, il «ricordiamoci chi siamo e da dove veniamo» sarebbe da applicare ai piani alti. L’Ambrì Piotta – insieme al Losanna – club al quale in questi anni i soldi escono dalle orecchie – è l’unica squadra che inizierà il campionato con otto stranieri. Otto. Era veramente necessario? Nessuno dubita sulle capacità di fare di conto in Leventina, ma un passato non così lontano dovrebbe invitare alla prudenza. Per non rischiare di compiere il passo più lungo della gamba e per mandare messaggi chiari a una Federazione che osserva sempre con attenzione le mosse biancoblù. A meno che le preoccupazioni finanziarie del presidente Lombardi non siano di semplice facciata. Poi, al primo gol di Kubalik, chi osa porsi qualche domanda sulle strategie del club leventinese verrà tacciato – nella migliore delle ipotesi - di ingiustificato pessimismo. Perché così va lo sport. E perché sognare – ne conveniamo – è bellissimo. A patto di avere bene sotto controllo la realtà. Bentornato, Kuba.