L'Ambrì Piotta, il diritto e la morale
Alex Formenton è dunque formalmente finito sotto accusa per l’ormai tristemente nota vicenda di un presunto stupro di gruppo avvenuto nel 2018. Il giocatore canadese rimane a piede libero, ma non tornerà in Leventina. Nonostante la presunzione di innocenza non modifichi al momento la posizione di Formenton, attorno al 24.enne dell’Ontario e all’Ambrì Piotta si sta scatenando un putiferio. In molti casi grezzo e gratuito, e quindi ininteressante. Sarà la giustizia canadese a stabilire l’innocenza o la colpevolezza di Formenton e quindi – allo stato attuale delle cose – ogni commento sul giocatore risulterebbe non solo superfluo, ma anche scorretto.
È invece fisiologica la domanda – che già in molti si erano posti al momento del primo arrivo dell’attaccante in Leventina – sull’opportunità di ingaggiare uno straniero di cui già si conosceva il possibile coinvolgimento in un così brutto affare. «Al momento non esiste un caso Formenton», titolava il nostro giornale nel dicembre 2022. In quei giorni l’indagine era già stata riaperta, anche se la bufera sferzava maggiormente la Federazione canadese di hockey ed i suoi fondi utilizzati per coprire episodi di questo tipo. Allora come oggi, nei confronti di Formenton valeva la già citata presunzione di innocenza e allora come oggi, da un punto di vista puramente legale, l’Ambrì Piotta non ha nulla da rimproverarsi. Ha messo sotto contratto un giocatore che non aveva più trovato spazio in NHL per una questione di tempistiche e non per il suo coinvolgimento nel presunto caso di stupro. Sotto questo aspetto, il nostro punto di vista non cambia. L’accusa promossa in questi giorni dalla polizia di London non può avere un effetto retroattivo sul pensiero riguardo a Formenton. L’Ambrì non ha dunque commesso nessun reato. Sul piano del diritto non è quindi condannabile.
Cresce però il partito di chi ritiene l’Ambrì responsabile sul piano morale. Il club – che poteva puntare su un altro giocatore libero sul mercato – ha deliberatamente deciso di ingaggiare Formenton pur conoscendone la situazione. Ai valori etici che lo sport dovrebbe difendere, ha preferito l’ambizione. Sportiva, certo, ma pur sempre di ambizione si tratta. D’altra parte, perché nessun altro club al mondo si è fatto avanti, in questo lasso di tempo, per ingaggiare Formenton? Ecco, sotto questo aspetto l’Ambrì Piotta non doveva richiamare il giocatore qualche mese fa. Il club si è tutelato facendo leva sui già evidenziati principi legali, ma per la seconda volta in pochi mesi ha ignorato il messaggio che un club sportivo dovrebbe veicolare. Anche perché le indagini avevano già fatto luce su nuovi elementi. Indizi pesanti (ora la polizia parla di prove…) che mettevano la posizione di Formenton e dei suoi ex compagni sempre più in bilico. Ospite della trasmissione della RSI “That’s hockey”, il presidente Filippo Lombardi ha ricordato le regole legali sulle quali si è basato l’Ambrì al momento del doppio ingaggio di Formenton. Ma è apparso in difficoltà quando si è invece trattato di addentrarsi nel campo della correttezza etica di una tale operazione. «Sarà difficile, magari otto anni dopo i fatti, arrivare a una condanna di un ragazzo che all’epoca aveva 19 anni», non è la frase più felice mai pronunciata da Lombardi in tanti anni di presidenza. Ma tant’è. Quella che riguarda le scelte operate dai leventinesi riguardo a Formenton è una riflessione che si impone, non una condanna. Non si tratta di macchie che rischiano di sporcare la storia di una società, ma di capire entro quali limiti morali deve rimanere un sodalizio sportivo. Per rispetto di valori che nessuno può ignorare. E che vanno ben al di là di una vittoria sportiva.