Hockey

Le due anime di Chris DiDomenico: «Fuori dal ghiaccio sono un tipo molto calmo»

L'attaccante canadese dell'Ambrì Piotta ci parla del suo modo emozionale di vivere le partite, del suo rapporto con i tifosi (anche quelli avversari) e del suo primo mese in Leventina
© KEYSTONE/ANDREA BRANCA
Fernando Lavezzo
03.12.2024 22:30

Bam! Mentre Jesse Virtanen sta rilasciando un’intervista a bordo pista, una violenta discata colpisce il plexiglas alle sue spalle, spaventando lui e il giornalista. L’autore del potente tiro se la ride. È Chris DiDomenico. Un’immagine diversa da quella spesso corrucciata che il canadese mostra in partita. «Fuori dal ghiaccio sono una persona molto diversa», ci racconta il 35.enne.

Amore e odio

Chris DiDomenico si ama o si odia. Di solito, i suoi tifosi lo amano e quelli rivali lo odiano. «È una cosa con cui convivo senza problemi», afferma l’attaccante biancoblù. «Non dico che mi piaccia, ma la situazione è questa e cerco di usarla a mio vantaggio, cavalcando le emozioni e ricavandone una motivazione supplementare. Chi mi prende di mira, lo fa per quanto avviene in pista durante le due ore di una partita. Ma nessuno mi conosce davvero. La gente non sa che nella vita di tutti i giorni sono una persona completamente diversa, molto calma. Pazienza. A me basta essere amato dai compagni di squadra e dai miei tifosi. In fin dei conti, mi sembra che nessun giocatore venga osannato dai sostenitori avversari, o sbaglio? Nessuno è immune ai fischi, è normale. E anche divertente, a volte. Soprattutto quando giochi in trasferta e il pubblico ti punzecchia, ma poi tu lasci la pista con tre punti in tasca. Quella sì che è una sensazione speciale».

Incanalare le emozioni

Insomma, in «DiDo» convivono due anime. «Un giocatore avversario può essere un mio buon amico fuori dal ghiaccio, ma non in pista. Devo pensare al mio lavoro, alla mia squadra, a fare il possibile per vincere. Gioco ogni partita come se fosse l’ultima, dando tutto me stesso. Poi rientro a casa e torno ad essere l’altro Chris, quello calmo e rilassato».

Come affermò il direttore sportivo Paolo Duca nel giorno del suo ingaggio, lo scorso 28 ottobre, «DiDomenico è un giocatore che si nutre di emozioni e di agonismo». A volte eccede, perdendo di vista le cose importanti e sprecando energie, ma il più delle volte trova il punto di equilibrio: «Spesso mi basta fare un respiro profondo», spiega Chris. «Ci sono modi migliori di altri per incanalare le emozioni e quello che cerco di fare è scaricare tutto nelle battaglie. In certi momenti, però, serve qualcosa in più, magari per dare una scossa. È una questione di testa, di decisioni giuste prese al momento giusto. Per quanto riguarda il dispendio di energie che tutto questo richiede, beh, il segreto è non mollare. Anche quando sono stanco, mi dico di insistere, di continuare a lavorare cambio dopo cambio».

Un buon inizio

È passato poco più di un mese dall’approdo di «DiDo» in Leventina, dove è arrivato grazie allo scambio con Jakob Lilja, sull’asse Ambrì-Friburgo. Dopo un inizio complicato (alcuni suoi errori costarono qualche rete pesante) e la pausa per le nazionali, il veterano canadese è diventato un giocatore sempre più prezioso per Luca Cereda, che non ha mai voluto fare a meno di lui. In 10 partite con i biancoblù, Chris ha totalizzato 3 gol e 7 assist. «Sono contento, alla Gottardo Arena ho trovato una buona squadra e tanti bravi compagni. Mi sono subito sentito a mio agio e lo stesso vale per mia moglie. Mi diverto, amo l’hockey che giochiamo e l’atmosfera in pista. Non abbiamo sempre ottenuto i risultati desiderati, ma ultimamente stiamo crescendo. Ci restano tre partite prima della prossima pausa e vogliamo tornare a vincere nei sessanta minuti regolamentari. C’è ancora tanto lavoro da fare. Ad esempio, dovremo imparare a iniziare meglio i match. Ne abbiamo parlato in questi giorni: va bene essere bravi a reagire, ma non possiamo sempre partire sotto 2-0, come è invece successo nelle ultime tre gare».

Dare l’esempio

DiDomenico si sta sentendo importante. Un sentimento che forse, a Friburgo, non provava più. «Quello che è successo con il Gottéron non ha più importanza. Sono venuto qui per continuare a fare ciò che mi riesce meglio sul ghiaccio e per essere un leader. Ad Ambrì ci sono tanti giovani di talento e spero di poter trasmettere loro qualcosa. Come? Mostrando il buon esempio. Puoi parlare con i compagni finché vuoi, ma se non sei il primo a fare ciò che è necessario per aiutare la squadra, allora non sarai mai un vero leader. I miei ingredienti sono semplici: lavoro duro, emozioni e tanta passione per questo sport».

Giro della Svizzera

Passione. Un ingrediente imprescindibile per Chris DiDomenico. Arrivato per la prima volta in Svizzera nel 2014, a Langnau, quando i Tigers erano ancora in NLB, nel nostro Paese il canadese ha vissuto realtà diverse, con due esperienze friburghesi inframezzate da una stagione a Berna (2022-23). Ora sta conoscendo il Ticino. «La storia dell’HCAP è incredibile e il popolo biancoblù vive di emozioni forti, proprio come me. Anche nei miei precedenti club ho trovato passione, ma ricordo bene quanto fosse difficile venire a giocare qui da avversario. Sia per l’atmosfera, sia per l’identità della squadra di Luca Cereda, che ti costringe sempre a lavorare al massimo».

Nel suo primo derby ticinese, DiDomenico si è fatto notare più per le brutte parole rivolte a Calvin Thürkauf che per quanto fatto con il disco. Dopo quella sfida, il Lugano sembrava potersi rilanciare, mentre i biancoblù sembravano al tappeto. Paradossalmente, a entrare in piena crisi sono stati i bianconeri, mentre i leventinesi hanno ritrovato il modo per muovere regolarmente la classifica. «Non so se il Lugano sia in crisi, la stagione è lunga e i momenti difficili capitano a tutti», dice «DiDo». «La classifica è stretta, basta poco per salire o scendere. Noi, dopo aver perso alla Cornèr Arena, ci siamo ricompattati e abbiamo guardato avanti, all’impegno casalingo contro il Friburgo. Vincere è la migliore medicina e averlo fatto subito ci ha aiutati a dimenticare il derby».

Nessuna vendetta

Per Chris, la sfida con i burgundi è stata un altro derby. «Non ho provato sentimenti di rivincita nei loro confronti. Il nostro è un business in cui le cose succedono per una ragione. È stata trovata una soluzione buona per tutti. Duca ha dichiarato che avrebbe voluto ingaggiarmi già in passato e questo suo attestato di stima mi ha fatto molto piacere. Certo, nell’affrontare il Gottéron ho sentito un po’ di fuoco dentro, ma come ho detto prima, io quel fuoco cerco di sentirlo in ogni partita. Insomma, non ho alcun rancore. Ora penso solo all’Ambrì Piotta e spero di poter continuare questo viaggio. L’età è solo un numero e sento di avere ancora tanto hockey davanti. Basta prendersi cura del proprio corpo e alimentare la propria passione con nuove emozioni, ogni volta che si scende in pista». In questo, «DiDo» è una specialista.