L’orgoglio di Markus Granlund: «Abbiamo qualità e carattere»
Fine settembre: i bianconeri perdono a Losanna. Tornano a casa alle prime luci dell’alba e la stessa sera le buscano sode dagli ZSC Lions. Sono trascorsi due mesi: il Lugano vince a Ginevra, torna a casa alle prime luci dell’alba e la stessa sera mette sotto senza tanti complimenti il Davos. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Questa è un’altra squadra: più matura, più consapevole delle sue possibilità, più scaltra. No, stavolta la luna trasferta del giorno prima non ha lasciato il segno e il Lugano ha regalato al suo presidentissimo Geo Mantegazza – che negli scorsi giorni ha compiuto 95 anni – una notte di gioia e allegria.
Segnali di crescita
Per una volta non è stata la superlinea – comunque protagonista di una buona prova – a dover togliere le castagne dal fuoco. La doppietta di Luca Fazzini, le reti del sempre più convincente Bernd Wolf e di Santeri Alatalo, il sigillo di Mark Arcobello: messaggi importanti, i bianconeri non dipendono solo dalla vena e dalla classe di Carr – comunque a segno in power-play –, Thürkauf e Joly. E qualche piccolo segnale di crescita lo ha evidenziato anche Markus Granlund. Il finlandese è ancora lontano dal rendimento della passata stagione, ma l’impressione è che stia progressivamente ritrovando un buon livello. «Avverto sensazioni sempre migliori – spiega l’attaccante finlandese – partita dopo partita. Per me la prima parte di stagione è stata complicata, ci vuole sempre un po’ di tempo per tornare al top. D’altra part,e per fortuna, il campionato è ancora lungo, mancano una trentina di partite al termine della stagione regolare. Sarà importante crescere ed essere al massimo della condizione al momento topico del campionato. Con Artti possiamo e dobbiamo essere migliori. A livello individuale – so benissimo di non essere ancora al top della forma - e come linea, anche se contro il Davos Fazzini ha giocato molto bene. Con i grigionesi ci siamo creati alcune buone occasioni: si tratta di continuare a lavorare duro, senza pensare troppo, e le cose miglioreranno di sicuro».
Atteggiamento propositivo
La pausa dedicata alla nazionale ha permesso ai bianconeri di ritrovare energie fisiche e mentali. Dopo aver subito la rimonta del Davos il Lugano non si è scomposto e il suo atteggiamento propositivo è stato premiato. E anche nel terzo periodo – quando si poteva temere una certa stanchezza – Granlund e compagni non hanno mai smesso di mettere sotto pressione la squadra di Josh Holden: «La pausa è stata importante, è arrivata al momento giusto e ci ha permesso di allenarci bene. Ci sono momenti, in una stagione, in cui una squadra non riesce ad esprimere il suo potenziale. Noi abbiamo pure dovuti fare i conti con parecchi infortuni. Questo weekend ha dimostrato che la sosta ci ha permesso di ritrovare le giuste energie. Per quanto riguarda la sfida con il Davos, abbiamo continuato a spingere anche nel terzo tempo: non importa se sei un po’ stanco o acciaccato, ciò che conta e rimanere concentrati e giocare con intelligenza. Ci sono sicuramente delle cose da migliorare, ma abbiamo fatto vedere le nostre qualità».
Qualità sul piano del gioco, ma anche e soprattutto caratteriali: «A Ginevra non abbiamo giocato la nostra migliore partita, ma siamo tornati a casa con i tre punti. E contro il Davos, dopo essere rincasati alle 4 del mattino, abbiamo mostrato di cosa siamo capaci. Abbiamo pattinato molto, abbiamo lottato giocando anche bene ed è arrivata un’altra vittoria. In entrambe le sfide abbiamo saputo reagire al momento giusto. Alle Vernets siamo andati in svantaggio, con il Davos ci siamo fatti rimontare due reti. Ma abbiamo fiducia nei nostri mezzi, nel nostro sistema e lo abbiamo fatto vedere. Sì, sono segnali importanti».
Due casi spinosi
Tutto bene, insomma. Era fondamentale ripartire con il piede giusto e il Lugano lo ha fatto con autorità. I sei punti conquistati permettono ai bianconeri di rimanere saldamente nelle zone nobili della classifica e danno la giusta carica per affrontare nel modo migliore i prossimi impegni. Sì, tutto bene. O quasi. Perché nemmeno la pausa ha permesso ai due «casi» di questa prima parte di campionato di trovare un livello accettabile. Fresco e riposato dopo essere andato in tribuna a Ginevra, Joey LaLeggia fatica oltre misura a diventare il leader della difesa bianconera: pochi impulsi offensivi e i soliti errore da mani nei capelli dietro. E poi c’è Arttu Ruotsalainen, che rimane l’ombra del giocatore ammirato lo scorso anno con la maglia dl Kloten e nel pre-season bianconero. Ci vuole pazienza, si dice in casa bianconera. Ma chissà dove sarebbe ora il Lugano se LaLeggia e Ruotsalainen si esprimessero sui livelli auspicati.