Losanna e ZSC Lions, tanti soldi ma non solo

È un campionato equilibrato, in cui tutti possono battere tutti. La frase è diventata una sorta di mantra, in queste ultime stagioni. La utilizzano allenatori, giocatori, presidenti e direttori sportivi. Va bene in ogni occasione: dopo una sconfitta di misura, dopo una vittoria risicata contro una squadra più debole, dopo essersi fatti rimontare due o tre gol. È vero, la classifica della regular season ha assunto la sua fisionomia definitiva solo all’ultimo, ma al tirar delle somme in finale ci sono arrivate le due squadre che già avevano dato vita all’atto conclusivo dello scorso anno. E che hanno chiuso al primo e al secondo posto la stagione regolare. Le due formazioni più forti ed attrezzate, insomma. Anche le più ricche, quelle in grado di spendere più delle altre e di garantire stipendi elevatissimi. Facile, no? Solo in parte. I due club hanno saputo dotarsi di una struttura organizzativa al passo con i tempi, con ruoli ben definiti e una chiara visione a medio-lungo termine. I vodesi hanno cominciato ad avere successo quando sono riusciti a liberarsi dall’ingombrante presenza di Petr Svoboda, l’ex azionista che sul mercato acquistava tutto ciò che si muoveva, ma con pochissimo senso strategico. Degli ZSC Lions ci si dimentica invece troppo sovente che giocatori come Kukan, Malgin o Andrighetto – solo per fare tre nomi – sono puri prodotti del settore giovanile zurighese. Sono cresciuti e maturati in casa, insomma, grazie anche alla collaborazione con i GCK Lions. Lo Zurigo è l’unico club di NL che sa lavorare in maniera proficua e metodica con un farm-team.
Sul piano prettamente sportivo, Losanna contro ZSC Lions è una rivincita che promette molto. È innanzitutto la sfida tra due tecnici molto diversi: da una parte l’esperto Geoff Ward, 63.enne con alle spalle tante stagioni in NHL in qualità di assistant-coach e alla sua seconda finale consecutiva con il Losanna. Un tipo di poche parole, ma con le idee estremamente chiare. Dall’altra Marco Bayer, allenatore con un passato importante a livello di Federazione, ritrovatosi catapultato all’improvviso sotto la luce dei riflettori dopo le dimissioni di Marc Crawford. Ha vinto la Champions League ed è in finale dei playoff, eppure non è ancora stato confermato.
È una sfida tra il talento smisurato dello Zurigo e quello forse più strutturato del Losanna. A livello di nomi non ci sarebbe partita: Andrighetto, Malgin, Grant, Frödén, Lammikko, Rohrer, Lehtonen, Kukan – e via dicendo – non hanno rivali in Svizzera. Ma – grazie anche a ciò che è accaduto dodici mesi fa – i vodesi sanno cosa può mettere in difficoltà un gruppo di fenomeni. E di certo il carattere al Losanna non manca: Suomela e compagni hanno dovuto battagliare fino alla bella sia nei quarti con il Langnau sia nella semifinale con il Gottéron. Saranno forse più stanchi di uno Zurigo che ha fin qui avuto vita piuttosto facile, ma davanti al pubblico della Vaudoise Arena sono spesso e volentieri intrattabili. A differenza dello scorso anno il Losanna avrà il vantaggio del ghiaccio: non è un dettaglio di poco conto.
Sarà di sicuro anche la sfida dei portieri tra una vecchia volpe come Simon Hrubec e il giovanissimo Kevin Pasche, già capace di vincere il confronto con Reto Berra. Dovrà essere al massimo, l’estremo difensore vodese, per dare una chance alla sua squadra di vincere il suo primo titolo svizzero. Dall’altra parte c’è invece tutto il peso dell’esperienza di chi ha già conquistato dieci volte il campionato e che in stagione – come già fatto notare – è già stato in grado di fare sua la Champions League. Euforia contro consapevolezza: chi avrà la meglio?