Marco Zanetti: «Dai compiti in macchina alle lezioni con Arcobello»
È una delle belle sorprese di questo Lugano. Con la spensieratezza dei suoi 20 anni, l’attaccante di Varese si sta ritagliando uno spazio importante a suon di prestazioni convincenti. Tanto che Luca Gianinazzi non esita a schierarlo con Arcobello e Granlund: «Due grandi campioni che mi aiutano tanto».
Da semi sconosciuto al grande pubblico a titolare della prima linea con due mostri sacri come Mark Arcobello e Markus Gralnud. Già, Mark, Markus e Marco, guarda tu il destino. A 20 anni l’attaccante varesino sta sognando ad occhi aperti: un sogno iniziato circa 16 anni fa. «Ho cominciato a 4 anni – conferma Zanetti – quando ho accompagnato in pista, a Varese, un amichetto dell’asilo. Mi è piaciuto subito questo sport, ricordo che adoravo soprattutto pattinare. Dopo due anni con i bambini della mia città sono passato al Chiasso, che a quell’epoca collaborava con l’Ambrì Piotta. Ho giocato un anno in Leventina e poi sono arrivato a Lugano, anche per una questione di praticità e di distanza da casa. E da qui non mi sono più mosso».
Dopo Giovanni Morini da Como, ecco Marco Zanetti da Varese. Ma l’Italia non era la patria del calcio? «Sì certo (ride, NdR), ma comunque il calcio mi piace e lo seguo con passione. A scuola, nell’ora di educazione fisica, scattava sempre la classica partitella con gli amici e mi sono sempre divertito molto. Per quale squadra faccio il tifo? Per il Milan».
Pallone rossonero, disco bianconero. E di chilometri – non solo sul ghiaccio – ne ha fatti parecchi Zanetti per arrivare a questi livelli. «Per tanti anni ho fatto avanti e indietro da Malnate, dove ancora adesso vive la mia famiglia. Non è stato sempre facile, in particolare per mia mamma, costretta a farmi da autista. Sì, qualche sacrificio ha dovuto farlo, per rendermi felice. Ricordo quando mamma mi faceva studiare in auto, ripetevamo insieme le lezioni e a volte, addirittura, mi ricopiava lei gli appunti. Ora vivo da solo in un appartamento a Lugano e vedo la mia famiglia solo una volta alla settimana. C’è sempre una piccola componente di sacrificio, nella vita, anche in quella di uno sportivo».
Un percorso molto simile a quello di Giovanni Morini: «Sì, è vero. Prima di affacciarmi alla prima squadra non lo conoscevo bene. Da quando sono nel gruppo però Giovanni mi ha preso sotto la sua ala protettrice. Discutiamo molto, insieme, ridiamo e scherziamo volentieri. A con la sua esperienza mi dà spesso dei consigli estremamente utili».
Non ha avuto bisogno, Zanetti, dell’apprendistato nei Ticino Rockets per effettuare il grande salto dal settore giovanile alla National League: «In effetti in questa stagione ho disputato solo cinque partite con i Rockets. Ho avuto l’opportunità di svolgere la preparazione con il Lugano e di disputare già alcune amichevoli durante l’estate. Credo che ad aiutarmi molto sia stata e sia tuttora la mia velocità, che mi permette di misurarmi con avversari di sicuro livello. So che ho ancora tanto da imparare, ma la rapidità è un’arma che mi è servita molto per entrare in prima squadra».
E poi c’è Luca Gianinazzi, un coach che conosce Zanetti alla perfezione. E viceversa: «Sì, avere Luca come coach mi aiuta. Mi conosce da tanto tempo, sa come motivarmi sempre al massimo e quando c’è da sgridarmi lo fa senza problemi. Il suo sistema di gioco riprende un po’ quello della Under 20 e allora so esattamente cosa vuole e cosa pretende da me».
E così, un po’ dal nulla, Marco Zanetti si è ritrovato in linea con Mark Arcobello e Markus Granlund. Non male per un ragazzo alle sue prime esperienza in NL: «Quando il coach mi ha detto che avrei giocato con loro, mi sono sentito onorato. E allo stesso tempo ho avvertito un po’ di timore. Soprattutto in allenamento mi sono messo addosso un po’ di pressione perché volevo sempre fare la cosa giusta, con loro. Adesso mi sono tranquillizzato: anche se non parlo bene l’inglese, riusciamo a capirci. Mi aiutano molto, soprattutto Arcobello, e con due campioni così tutto diventa più facile. Mi danno tanti consigli utili, in particolare sulla posizione da tenere in pista».
La felicità personale ancora non va a braccetto con quella di squadra. Questo Lugano fatica terribilmente a trovare la necessaria continuità di rendimento: «Credo che non siamo ancora in grado di gestire le emozioni nel migliore dei modi. Anche a Zurigo è accaduto: dopo aver subito la terza rete dei Lions, non abbiamo saputo mantenere alto il livello delle emozioni. Ma stiamo lavorando anche su questo e mi auguro che la situazione possa presto migliorare».
Intanto Zanetti ha iniziato a fare un pensierino alla Nazionale italiana: «Beh, mentirei se dicessi che non ci penso. Fino ad ora ho avuto la possibilità di giocare con le selezioni giovanili, ma mai con la nazionale maggiore. Chissà, se continuerò su questa via magari arriverà anche questa possibilità».