«Mi sono sempre sentito parte del gruppo»

L’ultima volta che lo avevamo intervistato, Linus Klasen aveva la testa piena di dubbi. Sul presente e sul futuro, nonostante un contratto ancora valido fino al 30 aprile del 2020. Era appena rientrato da una bella Coppa Spengler giocata con il Davos, ma il suo posto a Lugano era più spesso in tribuna che sul ghiaccio. Nel frattempo qualcosa è cambiato. L’infortunio di Henrik Haapala e l’inattività del club sul mercato estero hanno finalmente permesso al Barbarossa di giocare con continuità e di ritrovare la forma perduta, oltre alla fiducia. Da qualche partita a questa parte, Klasen è tornato a incidere con le sue giocate di classe e i suoi passaggi decisivi. Nelle recenti vittorie (tre nelle ultime quattro partite, due delle quali ottenute in trasferta) c’è anche lo zampino del folletto scandinavo. L’impressione è che ora Linus si senta più coinvolto nella lunga e difficile rincorsa ad un posto nei playoff: «In realtà non ho mai smesso di sentirmi parte di questo gruppo. Il nostro spogliatoio è composto da venticinque giocatori e ognuno ha un ruolo importante. Ogni volta che vengo schierato cerco di cogliere l’opportunità. Tutto qui. Contribuisco come posso, soddisfacendo le richieste dell’allenatore. Il mio obiettivo finale è sempre il solito: creare occasioni da rete. A volte il disco entra, altre no, ma l’importante è continuare a lavorare duramente per il bene della squadra».


Lo svedese ha avuto un buon impatto anche sul power-play bianconero, in crescita progressiva (non solo per merito suo) rispetto ai disastri di inizio stagione. In particolare si sta affinando l’intesa tra Linus e Romain Loeffel, terzino dal micidiale «slap» al volo. «Lui il mio nuovo Pettersson? Beh, non saprei. Se un buon tiratore è libero, io il disco glielo passo più che volentieri, questo è poco ma sicuro. Non ci sono grandi segreti. Il gioco in superiorità numerica è tutta una questione di spazi da sfruttare, di velocità d’esecuzione e di precisione. Io cerco sempre l’assist che possa fare la differenza. Se funziona, siamo tutti contenti».

Per accontentare un allenatore come Ireland, con una visione dell’hockey decisamente più rigida rispetto alla sua, Linus Klasen deve costantemente trovare il giusto mix tra fantasia e sistema, tra creatività e tattica, tra magia e lavoro difensivo. Qual è il limite da non superare? Quand’è che Linus Klasen dice a se stesso di usare più la testa e meno l’istinto? «È un delicato equilibrio che devo trovare ogni sera, perché è questo che lo staff tecnico si aspetta da me. Sono un professionista, faccio quello che mi viene chiesto. Il resto non conta». Diplomatico.
Greg Ireland lo ha ribadito a gran voce durante l’allenamento di questa mattina: «L’hockey intelligente vince le partite di playoff, l’hockey rischioso perde le partite di playoff». Insomma, per il Lugano la regular season è già finita. «Proprio così, da qualche partita a questa parte siamo già nei playoff», conferma Klasen. «Adesso, come in una serie per il titolo, conta soltanto vincere. Poco importa come, basta segnare un gol in più dell’avversario. Dopo un periodo difficile, siamo tornati sulla buona strada. Abbiamo ottenuto punti pesanti, anche lontano da casa, ma la prossima sfida è sempre la più importante della stagione. Questa sera ospitiamo il Losanna e sarà un’altra partita da dentro o fuori. È questo lo spirito con cui dobbiamo affrontare le 14 gare che ci restano. Non importa chi ci troviamo davanti. Dobbiamo giocare in modo solido. Non per 40 minuti, non per 55, ma per 60. Un tempo alla volta. Daremo tutto per strappare tre punti ai vodesi. Giocare bene e vincere ci darebbe anche la giusta dose di fiducia per la difficile trasferta di sabato a Zugo contro i primi della classifica. In carriera non mi era mai capitato di vivere un campionato così incerto ed equilibrato. Ogni partita vale il doppio. Al di là delle difficoltà, credo che per l’hockey in generale e per la Lega svizzera sia una situazione positiva. L’interesse non viene mai meno, il pubblico è sempre numeroso. Siamo costretti a inseguire, ma non sappiamo su chi fare la corsa. Quindi è ancora più importante pensare solo a noi stessi. Bisogna essere sempre pronti. Ripeto: è già tempo di playoff».
In passato, come ricorderà lo stesso Klasen, allenatori quali Fischer e Shedden non erano sopravvissuti a una classifica deludente e a una lunga crisi di risultati. Greg Ireland, invece, è ancora in sella. Che idea si è fatto l’attaccante svedese su questa situazione inedita? «Il discorso è molto semplice. Ci siamo trovati insieme in questa situazione ed è insieme che dobbiamo scalare la montagna».
I numeri del Barbarossa
In questa stagione Linus Klasen ha giocato soltanto 18 partite su 36. Esattamente la metà. Questo non gli impedisce di essere il settimo miglior marcatore del Lugano con 15 punti (3 gol e 12 assist), per una media di 0,83 a incontro. Il suo bilancio personale è di +8. Meglio di lui solo Chiesa (+17), Morini (+14), Vauclair (+12), Haapala (+10) e Loeffel (+9).
Le ultime dalla Cornèr Arena
L’influenza intestinale che ha colpito lo spogliatoio bianconero non ha risparmiato l’allenamento di questa mattina. All’appello mancavano infatti Vauclair, Riva e Ulmer, oltre agli infortunati Wellinger (ancora in stampelle) e Reuille. Si è invece rivisto Sartori. Per dare una mano in difesa si sono aggiunti gli juniores Ugazzi e Villa. Tre attaccanti in fase di recupero si sono allenati in maglia rossa: Sannitz, Haapala e Cunti. Confermati i terzetti offensivi visti martedì a Bienne: Hofmann, Lajunen, Bürgler; Klasen, Lapierre, Walker; Jörg, Morini, Bertaggia; Vedova, Romanenghi, Fazzini.