Non brutto, ma nemmeno bello: la serie del Lugano finisce qui
Aumentano gli assenti, in casa bianconera. Dopo Calvin Thürkauf - il capitano non si farà operare, tornerà tra 10-12 settimane - si è fermato anche Schlegel. Il portiere, alle prese con un problema muscolare, dovrà osservare una pausa di due o tre settimane. A Langnau il Lugano ha dovuto rinunciare poi anche all’ammalato Samuel Guerra. Defezioni che non spiegano la battuta d’arresto subita a Langnau. Già, dopo quattro successi consecutivi i bianconeri sono tornati ad assaporare l’amaro gusto della sconfitta. Ma tornano comunque da Langnau con un punto buono per muovere ulteriormente la classifica.
Quel 5 percento
Non è stato un brutto Lugano, quello visto all’opera nell’Emmental. Ma non è stato nemmeno un Lugano brillante. Ai bianconeri è insomma mancato qualcosa, soprattutto a livello di determinazione offensiva, per ottenere una vittoria che il Langnau non ha assolutamente rubato. «A caldo - spiega coach Gianinazzi - sono piuttosto arrabbiato, perché nel terzo tempo non siamo riusciti a gestire il gol di vantaggio trovato da Arcobello. Però è vero, ci è mancato quel 5 percento di cattiveria agonistica che separa il successo dall’insuccesso in una Lega così equilibrata: è questa la lezione che dobbiamo imparare da questa sfida».
Passato rapidamente a condurre, il Lugano non ha concesso moltissimo al Langnau sull’arco dei sessanta minuti. A fare difetto è allora stata allora una certa mancanza di convinzione dalle parti di Stéphane Charlin. Certo, i tigrotti - sempre vittoriosi nelle quattro uscite casalinghe in questo campionato - hanno confermato di essere un complesso solido e quadrato. Ma la prestazione bianconera avrebbe potuto e dovuto essere migliore.
La mossa non paga
David Aebischer è sulla stessa lunghezza d’onda del suo allenatore: «In effetti - afferma il difensore - non abbiamo giocato male. Nemmeno bene, però. Non abbiamo insomma fatto abbastanza per meritarci la vittoria. Quando viene a mancare quel qualcosina in più, in questo campionato gli avversari non ti perdonano».
Il rimescolamento delle linee offensive voluto da Gianinazzi non ha insomma per ora portato i suoi frutti. Ma non è questa la causa della sconfitta, secondo Aebischer: «Certo, quando di cambia ci vuole sempre un piccolo periodo di adattamento. Ma avremmo tutti dovuto essere un po’ più presenti, sul ghiaccio».