Hockey

Patrick Hauert: «Siamo pronti a dare tutto»

Lanciamo il playout tra Ajoie e Lugano con il presidente dei giurassiani dal 1999: «Inizia un nuovo campionato - Con Greg Ireland abbiamo dimostrato di poter battere tutte le squadre della Lega»
Patrick Hauert, presidente dell’Ajoie dal 1999. ©Keystone/Georgios Kefalas
Flavio Viglezio
14.03.2025 06:00

Si avvicina a grandi passi l’ora della verità, per il Lugano. Il playout con l’Ajoie è ormai alle porte, sperando che la serie non si trasformi in uno psicodramma per la squadra bianconera. Addirittura due settimane dopo la fine della stagione regolare, sarà la Cornèr Arena ad ospitare la prima sfida tra le due peggiori formazioni del campionato. Una triste consuetudine per i giurassiani, un’orribile sorpresa per un Lugano partito con ben altre ambizioni. Da quando ha ritrovato la National League – grazie alla promozione ottenuta al termine della stagione 2020-2021 – l’Ajoie non ha mai abbandonato l’ultimo posto della classifica. Ma è sempre riuscito a salvarsi: un po’ per meriti propri sul ghiaccio e un po’ grazie ai club di Swiss League che – salvo qualche eccezione – non ne vogliono sapere di salire in Serie A.

Una nuova stagione

Anche questa volta il club giurassiano è pronto a vendere cara la pelle. Lo conferma Patrick Hauert, presidente dell’Ajoie addirittura dal 1999: «Faremo di tutto per provare a vincere questa serie con il Lugano. Questa è una nuova stagione che comincia, si riparte da zero e non ci sentiamo assolutamente battuti in partenza. In un playout può succedere di tutto».

Anche perché, dopo un inizio di stagione catastrofico, l’Ajoie ha saputo dare del filo da torcere a tutti i suoi avversari con l’arrivo in panchina di Greg Ireland: «Sì, abbiamo iniziato molto male il campionato. Questa partenza a rilento ci ha di fatto impedito di rimanere più vicini alle altre formazioni di bassa classifica. Ireland è riuscito a stabilizzare il gruppo e abbiamo dimostrato di avere le qualità per battere tutte le squadre di questa Lega. Anche per questo motivo arriviamo ai playout con la consapevolezza di poter battere il Lugano, anche se sappiamo benissimo che non sarà facile. Ma non lo sarà nemmeno per i bianconeri».

Si punta sui giovani

A medio termine, l’Ajoie si augura di poter recitare un ruolo più importante in National League. Sull’esempio di quanto fatto quest’anno da Langnau e Kloten, invitati a sorpresa dei playoff: «Sì, tigrotti e aviatori hanno dimostrato che si può avere successo anche con un budget limitato. Ci vuole però del tempo per costruire una base solida. E bisogna lavorare sodo a livello di settore giovanile: il Kloten può per esempio contare su un Mischa Ramel, prodotto del suo vivaio e protagonista di un eccellente stagione. Anche il Langnau fa affidamento su alcuni giocatori svizzeri cresciuti nell’Emmental. In questo senso il nostro settore giovanile sta compiendo sforzi importanti e abbiamo alcuni ragazzi di sicuro talento. Hanno però tra i 16 e i 17 anni e non sono ovviamente ancora pronti per la National League».

Trovare nuove soluzioni

Intanto Ajoie e Lugano cominceranno i playout senza sapere se il Visp – ammesso e non concesso che vinca i playoff di Swiss League – punti davvero a giocare la prossima stagione in National League: «In effetti la situazione è piuttosto complessa e anche un po’ bizzarra. La nostra è una Lega aperta... a metà. Non è chiusa, ma sono pochi i club di Swiss League con ambizioni di promozione. Diciamo che sarebbe opportuno, in futuro, trovare una soluzione più soddisfacente per tutti. Anche e soprattutto per questioni finanziarie: non trovo normale che le squadre classificate all’11. e al 12. posto siano costrette a chiudere la stagione già a fine febbraio. La pausa tra un campionato e l’altro, per questi club, è davvero troppo lunga».

Evitare la catastrofe

Sa perfettamente cosa significhi avere un occhio alle ambizioni sportive e l’altro al portafogli, Patrick Hauert. Il titolo di campione svizzero di Swiss League conquistato nel 2021 ha aperto all’Ajoie le porte della Serie A, ma la decisione di accettare la promozione non è stata facile: «Abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione una buona infrastruttura, ma d’altra parte quelli erano gli anni del coronavirus, senza pubblico nelle piste. Prima di accettare la promozione in National League, chiesi a tutti i nostri sponsor principali se si sentivano pronti a garantire ulteriori sforzi finanziari. Se non lo fossero stati, avremmo dovuto rimanere in Swiss League. Abbiamo dovuto far fronte a investimenti considerevoli: National e Swiss League sono due mondi totalmente diversi. E non è finita qui. In vista della prossima stagione – a causa delle richieste di tifosi e sponsor – dovremo effettuare altri lavori. Siamo insomma confrontati a enormi investimenti con scarsi risultati sportivi: una retrocessione per noi sarebbe una catastrofe».

I meriti di Vauclair

Con Greg Ireland, Petteri Nummelin e Matteo Romanenghi, Porrentruy è diventata una piccola Lugano. Senza ovviamente dimenticare il direttore sportivo Julien Vauclair: «Julien ci sta portando in una nuova dimensione. Le sue conoscenze hockeistiche e quelle legate al mondo dell’hockey ci aiutano moltissimo. Poi, ovviamente, ha un budget da rispettare e non può fare follie sul mercato. Anzi, guai a lui se sgarra (ride, ndr)».