Povero Lugano
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Povero Lugano. Anche a Ginevra, alle prime difficoltà, si è sciolto come neve al sole. La matematica ancora non lo condanna, ma per acciuffare i play-in servirebbe un mezzo miracolo. E all’orizzonte si profila sempre più minaccioso un playout contro l’Ajoie. Si salvi chi può. Il Lugano è penultimo, lontano anni luce da quel sesto posto obiettivo dichiarato di inizio stagione. Ma d’altra parte la responsabilità è di chi – a settembre – si permette di chiedere quali siano le ambizioni del club. Povero Lugano, che sperava di modificare le sorti di un campionato disastroso cambiando guida tecnica a metà gennaio. Quando i buoi erano già tutti scappati dalla stalla da un bel pezzo. In un mese Uwe Krupp non poteva di certo fare miracoli: ha riportato un po’ di fiducia, è riuscito a mettere qualche cerotto, ma è arrivato tardi. Troppo tardi, per sperare di costruire qualcosa di davvero concreto. Già, bisognava pensarci prima, quando tutti avevano ormai capito come sarebbe andata a finire.
Povero Lugano, insomma, costretto di fatto a lottare per la salvezza. Perché a questo punto è meglio guardarsi le spalle e prepararsi mentalmente alla possibilità di doversela fare fuori con i giurassiani di Greg Ireland. Disfattismo? No, realismo. Al momento i playout sono più vicini dei play-in. Finché c’è vita c’è speranza, ma il gruppo ci crede ancora? Chissà se un giorno questo club riuscirà per una volta a non offendersi per le critiche, a non tirare le orecchie ai suoi tifosi, a non incolpare la Lega per aver obbligato la squadra a disputare un derby in un periodo triste. Passano gli allenatori, i giocatori e i direttori sportivi, restano le lunghe crisi.
Povero Lugano, che non ascolta le urla di dolore del suo popolo. «Siamo pur sempre il Lugano», dice il club al momento dell’esonero di Gianinazzi. No, «quel» Lugano non esiste più da un pezzo. E allora nascono i paradossi. Regolarmente rispunta il desiderio di riconquistare il titolo, ma al tempo stesso si riduce drasticamente il budget. Una scelta voluta, non imposta.
Povero Lugano, che ancora poco o nulla conosce del suo futuro prossimo. Ci sono stranieri che iniziano a spazientirsi, Daniel Carr e Mark Arcobello su tutti. C’è da risolvere la questione Dahlström, bisogna decidere su quali profili puntare. E scegliere l’allenatore della prossima stagione.