Ambrì Piotta

Quando il capitano chiede spiegazioni e l’arbitro non gli risponde

Lo sfogo di Luca Cereda contro i direttori di gara ha fatto passare in secondo piano le recenti sconfitte dei biancoblù - Torniamo sull’argomento con Daniele Grassi: «Non cerchiamo alibi, chiediamo solo un dialogo aperto»
© Keystone/Adrien Perritaz
Fernando Lavezzo
21.10.2024 19:00

Per Paolo Duca e Luca Cereda, la comunicazione è quasi un’ossessione. I messaggi – dentro e fuori lo spogliatoio leventinese – devono passare in modo chiaro e condiviso, senza improvvisazioni o deragliamenti. Ecco perché il duro sfogo dell’allenatore contro gli arbitri, sabato sera a Losanna, si presta a più interpretazioni. Da un lato vi è la comprensibile rabbia per alcune decisioni sfavorevoli e soprattutto per la difficoltà di dialogare con i direttori di gara. Dall’altro, vi è anche un po’ di strategia – comunicativa, appunto – per togliere pressione a una squadra reduce da tre sconfitte di fila, spostando l’attenzione altrove. Missione compiuta: nelle ultime ore, tutti hanno parlato degli arbitri, facendo scivolare sullo sfondo gli zero punti intascati e le tredici reti subite nelle ultime tre partite. Un bravo allenatore deve giustamente proteggere i suoi uomini dai fattori esterni e deve anche saper gestire (se non proprio manipolare) l’opinione pubblica attraverso i media. Il maestro? José Mourinho. In questo esercizio, il Cere si era già illustrato in passato. Ad esempio nell’ottobre del 2022: a Berna, dopo il quarto k.o. in cinque partite, il tecnico di Sementina si scagliò contro i fischietti, colpevoli di aver discusso nelle pause con Raeto Raffainer, CEO degli Orsi.

I protagonisti sbagliati

Fatta questa lunga premessa, il tema sollevato dal tecnico ticinese è importante e resta sul tavolo: gli arbitri possono sbagliare, sì, ma dovrebbero avere la sensibilità di spiegare le loro decisioni ed eventualmente ammettere i propri errori. «Fino all’anno scorso c’era una presa di coscienza e si poteva crescere, invece questo atteggiamento non porta da nessuna parte», ha detto Cereda alla Vaudoise Arena.

Abbiamo affrontato l’argomento con Daniele Grassi, che nel suo ruolo di capitano è – o dovrebbe essere – un interlocutore privilegiato con gli arbitri. «Non tutti i direttori di gara si comportano nello stesso modo, con alcuni si riesce a dialogare, con altri no. Quando c’è una discussione aperta, in cui si ottengono delle risposte e a volte anche delle ammissioni di colpa, per noi giocatori diventa più facile accettare quanto è successo e andare avanti senza innervosirsi troppo. Ma tante volte, soprattutto durante la partita, non si riceve una vera spiegazione e si viene liquidati senza neanche entrare nel merito della questione. Forse gli arbitri temono che ammettendo un loro errore possano perdere credibilità. Il mio auspicio è che da parte loro ci sia una presa di coscienza del problema e che si possa migliorare. Gli arbitri vengono in pista per garantire uno spettacolo piacevole. Ma quando ci sono decisioni dubbie e non spiegate, i protagonisti della serata diventano loro. E non va bene».

Quando è troppo, è troppo

A Losanna la situazione è stata particolarmente frustrante per i biancoblù, ma secondo Daniele Grassi il problema era già emerso in precedenza: «È già capitato in altre partite e quando gli episodi si accumulano, arriva il momento in cui non puoi più tenerti tutto dentro e ti devi sfogare. Noi non ci stiamo nascondendo dietro un alibi, quando perdiamo abbiamo le nostre colpe e sappiamo benissimo cosa non ha funzionato nelle ultime gare. Chiediamo semplicemente un dialogo aperto e costruttivo, senza alcun risentimento. Ne gioverebbero tutti quanti».

Anche René Matte, assistente di Cereda, si è espresso sulla questione: «Prima di ogni partita abbiamo un meeting con gli arbitri nel quale ci viene sempre ricordata l’importanza della comunicazione. Ma la comunicazione, per come la vedo io, deve andare nelle due direzioni. Quando non avviene, la frustrazione aumenta. Ma adesso voltiamo pagina».

Difesa da sistemare

Per voltare pagina anche sul piano dei risultati, martedì sera a Rapperswil l’Ambrì dovrà dare una regolata al suo sistema difensivo, troppo vulnerabile nelle partite perse contro Friburgo, Langnau e Losanna. «La base delle nostre vittorie è sempre stata la solidità difensiva», osserva Grassi. «Possiamo contare su due ottimi portieri, ma nelle ultime tre gare non siamo riusciti a chiudere gli spazi ai nostri avversari, lasciandoli entrare troppo facilmente nelle zone pericolose. In casa dei Lakers dovremo essere più duri e compatti, in modo da poter vincere anche segnando solo due o tre gol».

Cereda ha comunque parlato di un Ambrì vivo, sempre pronto a reagire nelle difficoltà. Il capitano concorda: «Abbiamo combattuto in ogni partita disputata da inizio stagione (su 13 partite dei biancoblù, 12 si sono decise con una sola rete di scarto, n.d.r.). La squadra ha tanto carattere e tutti remano nella stessa direzione: sono due aspetti su cui possiamo costruire qualcosa di bello. Poi ovviamente ci sono anche alcune cose da migliorare, come appunto la parte difensiva. Ma stiamo lavorando per farci trovare pronti».