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Quella rete di Alina Müller, contestualizzata

Domenica sera la giocatrice svizzera di hockey su ghiaccio ha realizzato quello che è probabilmente il più importante gol nella storia dello sport professionistico femminile finora: ecco perché
Müller, con l'11, a sinistra. ©AP/Steven Senne
Federico Storni
28.05.2024 14:00

All'Xcel Energy Center di Saint Paul, in Minnesota, domenica 26 maggio attorno alle nove di sera oltre tredicimila persone stavano festeggiando come matte. Le giocatrici di casa avevano buttato bastoni e guantoni sul ghiaccio e si abbracciavano e saltavano con gioia incontenibile. Una decina di minuti dopo però in quello stesso stadio si sente solo un boato di rabbia e frustrazione. Regna lo shock. Merito - colpa - di Alina Müller, che ha appena fatto un gol. E quella rete della giocatrice svizzera, per come è avvenuta e per gli effetti che sta avendo, potrebbe essere la più importante e iconica mai segnata nella giovane e fragile storia dell'hockey su ghiaccio professionistico femminile.

Una partita pazza

Müller ha segnato negli ultimi minuti del secondo tempo supplementare della quarta sfida della prima finale della storia della Professional Women's Hockey League (PWHL) ed ha evitato ai suoi Boston di perdere la finale contro Minnesota, rimandano la decisione a domani sera, mercoledì, per gara-5. La squadra che la vincerà sarà la prima campione nella storia della lega. Già solo per questo la rete di Müller è pesantissima. Ma ci sono altri strati che la stanno rendendo iconica.

Il primo è legato alla storia della partita, perché è successa una cosa pazza e pressoché irripetibile non solo per la PWHL, ma per qualsiasi sport di squadra, maschile o femminile che sia. Minnesota, quella partita, pensava di averla vinta. Nei tempi supplementari nella PWHL chi segna vince immediatamente e Minnesota aveva segnato. Per questo c'erano giocatrici e tredicimila persone che esultavano come non mai. Si ritenevano campionesse. Ma nel mezzo dei festeggiamenti la rete è stata, giustamente, annullata per un'ostruzione sul portiere di Boston. Bisognava continuare a giocare. È facile immaginare la botta emotiva che questo ha creato nelle giocatrici e nel pubblico di casa, e un'altra immagine che sta facendo il giro del mondo tra gli appassionati di hockey è infatti quella delle giocatrici di Minnesota che cercano di rintracciare il loro equipaggiamento gettato sul ghiaccio dopo aver saputo che la partita continuava. Rimesso ordine si è ripartito, e Müller ha segnato quasi subito per Boston l'1-0 che rimanda tutto a gara-5. La gioia diventa incredulità, rabbia e frustrazione all'Xcel Energy Center dove ora festeggiavano solo le giocatrici di Boston, che poi si sono involate negli spogliatoi. A fare da sfondo alla loro uscita le urla arrabbiate del pubblico: il rumore dello shock.

L'apice di un movimento

Malgrado quella stessa domenica si fosse giocata anche la finale dei mondiali di hockey maschili tra Svizzera e Cechia e i playoff NHL in Nordamerica siano nelle fasi più calde, la rete di Müller viene notata fra gli appassionati e la PWHL si prende i suoi spazi. È un fantastico biglietto da visita per la giovane Lega: centinaia di migliaia, se non milioni di persone guardano e vedono una partita pazza davanti a uno stadio gremito. Sentono il calore del pubblico e le emozioni sul ghiaccio. Qualcuno sicuramente si appassionerà e tornerà a guardare, magari già domani sera (gara-5 sarà trasmessa in chiaro in diretta sulla pagina YouTube della PWHL). È possibile che fra qualche anno questa partita e questa rete diverranno il simbolo della stagione in cui l'hockey professionistico femminile si sarà affermato con basi solide.

Perché l'esistenza e il successo della PWHL sono tutt'altro che scontati ed arrivarci per le giocatrici è stata una vera e propria lotta. Qualche forma di hockey professionistico in Nordamerica esiste da inizio secolo ma i vari tentativi sono alla fine sempre naufragati e non era mai stato garantito che tutte le giocatrici fossero pagate. Tant'è che centinaia di loro si sono riunite nel 2019 sotto il cappello della Professional Women's Hockey Player Association (PWHPA) e hanno deciso di boicottare le leghe esistenti finché non ne nascesse una nuova che garantisse appunto il professionismo. Questo è accaduto nell'agosto del 2023, con la nascita della PWHL, interamente operata e posseduta dal Mark Walter Group, in cui fra gli altri figura la celebre tennista Billie Jean King (quella della "battaglia dei sessi"). La prima stagione è stata giocata da sei squadre, è iniziata il primo gennaio 2024, e i risultati sono incoraggianti: il 20 aprile si è per esempio registrata la più grande affluenza di pubblico per una partita di hockey femminile nella storia: 21.105 persone.

In tutto questo la lega stipendia tutte le giocatrici in base a un contratto collettivo. Il salario minimo è fissato a 35.000 dollari, almeno sei giocatrici per squadra devono guadagnare almeno 80.000 dollari e il salario medio di ogni squadra non deve essere inferiore a 55.000 dollari. Le cifre sono ancora contenute rispetto alla controparte maschile (lo stipendio minimo in NHL è di 750.000 dollari) e solo in parte mitigate dal fatto che la stagione regolare è più corta (24 partite anziché 82, spalmate su cinque mesi anziché otto). È un inizio, e l'interesse sembra esserci, data la buona presenza di pubblico allo stadio e una discreta capacità di creare "engagement" anche fra i tifosi occasionali.

E poi c'è Müller

Uno dei simboli di questo movimento, grazie alla rete di domenica, è Alina Müller. Non è peraltro la prima rete pesantissima che segna in carriera. Nel 2014 aveva realizzato il gol che aveva regalato alla Svizzera il bronzo olimpico a Sochi, cosa che l'aveva tra l'altro fatta diventare la giocatrice di hockey più giovane di sempre a vincere una medaglia olimpica. Allora aveva 15 anni, oggi ne ha 24 ed è una delle giocatrici più forti e blasonate al mondo. Nel 2018 ad esempio ha vinto il titolo svizzero con le ZSC Lions mettendo a segno 23 punti in 6 partite di playoff. Da lì al 2023 ha poi giocato per le Northeastern Huskies di Boston (una squadra universitaria), di cui è stata probabilmente la più forte giocatrice di sempre. Alla nascita della PWHL è stata scelta tramite il meccanismo del draft proprio da Boston quale terza scelta assoluta, e prima europea.

Müller, e chiudiamo, proviene da una famiglia di hockeisti. Il fratello maggiore Mirco è pure riuscito a ritagliarsi un'ottima carriera, seppure meno di successo finora di quella di Alina. Dopo alcuni anni in NHL è tornato a giocare in Svizzera e da due anni veste i colori dell'Hockey Club Lugano.

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