Hockey

Sprunger come Ovechkin: anche il Friburgo ha una leggenda brizzolata

Il capitano 39.enne sta trascinando il Gottéron verso la finale e sabato ha segnato il suo 400. gol in NLA - Ce ne parla l'amico ed ex compagno di squadra Michael Ngoy
© KEYSTONE/ANTHONY ANEX
Fernando Lavezzo
08.04.2025 06:00

Barba brizzolata, 39 anni, una sola maglia per tutta la carriera e un irriducibile fiuto del gol. Sì, anche il Friburgo ha il suo Ovechkin. Nato tre mesi e mezzo dopo il russo, Julien Sprunger continua a essere decisivo. Dopo le 13 reti segnate in regular season, il numero 86 dei Dragoni ne ha già firmate 4 nei playoff. Se questa sera il Gottéron torna a Losanna per giocarsi il primo match point della semifinale, il merito è anche del suo storico capitano, pilastro da 22 stagioni.

Con il 3-2 realizzato sabato in gara-4, Sprunger ha tagliato il traguardo delle 400 reti in NLA. Solo altri tre miti dell’hockey svizzero c’erano riusciti: il compianto Peter Jaks (487 gol in 809 partite), l’ex friburghese Gil Montandon (417 gol in 1.069) e Roman Wäger (405 in 599). Julien, di partite, ne ha fin qui disputate 1.114. Una cifra che lo situa al quinto posto assoluto, alle spalle di Andres Ambühl (1.320 «and counting»), Beat Gerber (1.269), Beat Forster (1.171) e Mathias Seger (1.167).

«Ha saputo adeguarsi»

Ma qual è il segreto di Sprunger? Ce lo spiega l’amico ed ex compagno di squadra Michael Ngoy: «Julien ha saputo adeguarsi. A 39 anni non può giocare come faceva a 25, quando puntava anche sulla velocità e l’intensità fisica. Ha imparato a sfruttare altre qualità e ha accettato nuovi ruoli, in terza o quarta linea. Quello che non è cambiato, è il suo tiro micidiale. In questo mi ricorda Gil Montandon: quando si ritirò a 44 anni, anche lui era ancora forte sotto porta. Le vecchie volpi non perdono il fiuto».

Adeguarsi, accettare la sfida del tempo. Non tutti ci riescono. «Ma Sprunger è molto intelligente, in pista e nella vita. Se ci parli, lo capisci subito. Sa gestirsi al meglio, si allena nel modo giusto, dedica tempo al recupero, conduce uno stile di vita sano. Nella sua carriera, ha preso soltanto buone decisioni».

E poi c’è la passione, l’amore per il gioco: «In questo, il paragone con Alex Ovechkin è calzante», afferma Ngoy. «La stella dei Capitals ha la stessa voglia di giocare che aveva da ragazzo. Ha festeggiato ognuna delle sue 895 reti in NHL con la stessa gioia. Anche per Julien è così: dopo 400 gol, prova ancora lo stesso piacere nel segnare».

Più forte degli infortuni

Tanti gol, ma anche tanti infortuni. Nel 2009, Sprunger rischiò di chiudere la carriera dopo un duro check subito ai Mondiali contro gli USA. Per non parlare delle commozioni cerebrali: «Quando giocavamo insieme – ricorda Ngoy –, ne subiva di continuo e si pensava che avrebbe potuto smettere di giocare da un momento all’altro. Fortunatamente, nella seconda parte della carriera non ha più avuto infortuni gravi. Per evitare brutti colpi, ha anche cambiato stile. Prima gli piacevano i check e i contrasti negli angoli, poi ha fatto leva sull’esperienza e sul senso della posizione».

Senza pressione

A Sprunger, come a tutto il Gottéron, manca ancora un titolo nazionale. Ci arrivò vicino nel 2013, perdendo la finale con il Berna: «In quegli anni – dice Ngoy –, era una goduria giocare alle spalle della sua linea, completata da Andrei Bykov e Benjamin Plüss». Quest’anno, nessuno si aspetta che il Friburgo arrivi fino in fondo: «Il Gottéron gioca senza pressione, la stagione è già un successo. Dopo i k.o. di De la Rose e Wallmark, pensavo che fosse finita. Invece, altri giocatori hanno alzato il loro livello: Walser, Schmid, lo stesso Sprunger. Va però detto che il Losanna sta deludendo parecchio».

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