Van Pottelberghe: «Dopo un lungo periodo duro, adesso sono di nuovo felice»
l 12 marzo del 2022 Joren Van Pottelberghe si infortunava al legamento crociato di un ginocchio. L’attraversate del deserto è stata lunga, ma oggi il nuovo portiere del Lugano si sente di nuovo al top: «Sono stati momenti complicati, ma adesso ho ritrovato la gioia di giocare. E la motivazione per aiutare la squadra bianconera a raggiungere i suoi obiettivi».
Fisico impressionante – è alto 191 cm – e sorriso stampato sul volto. Joren Van Pottelberghe è pronto a raccogliere la nuova sfida della sua carriera: sarà lui, insieme a Nik Schlegel – a difendere la porta del Lugano. Il 27.enne è entusiasta dei primi mesi trascorsi in Ticino: «Le prime impressioni – afferma – sono ottime, anche se ovviamente c’è ancora la barriera della lingua a frenarmi un po’. Ma conto di impararla presto. I genitori della mia compagna sono di origine italiana e in passato ho trascorso pure qualche giorno di vacanza sul lago di Como. Diciamo che per le ordinazioni al ristorante già me la cavo: è la base, no (ride, NdR)? Battute a parte, dirigenza, staff tecnico e compagni mi hanno accolto a braccia aperte. Sulla bellezza della città, poi, c’è poco da dire: è semplicemente stupenda in estate. E non credo che in inverno cambi molto».
Una sana concorrenza
Un inverno che Van Pottelberghe vuole vivere da protagonista. Quando il club bianconero ha bussato alla sua porta, la decisione di trasferirsi alla Cornèr Arena è stata rapida: «Credo che questa sia la migliore opportunità per compiere un ulteriore passo avanti nella mia carriera. Il Lugano è un club ambizioso, punta ad avere successo e sono felice di fare parte di questo progetto. Sportivamente questa è una sfida molto stuzzicante a livello personale».
Il Lugano ha chiuso la parentesi Mikko Koskinen e ha scelto di puntare su due portieri svizzeri: «Con Schlegel c’è una concorrenza estremamente positiva. Fin dai primi giorni di preparazione tra di noi si è instaurato un ottimo rapporto e lavoriamo molto volentieri insieme. Andiamo d’accordo anche fuori dal ghiaccio e questo è importante. Insomma, la concorrenza c’è, ma è sana. Certo, ogni portiere vorrebbe giocare tutte le partite del campionato, ma per una squadra oggi come oggi è fondamentale avere a disposizione due estremi difensori che possano aiutarla nel miglior modo possibile. La stagione è lunga e ci sarà spazio per entrambi: quando uno di noi due sarà magari un po’ meno in forma, ci sarà l’altro a dar manforte al gruppo. Saremo impegnati spesso in incontri molto ravvicinati, magari con un lungo viaggio tra uno e l’altro: è decisamente importante avere due numeri 1».
Un anno difficile
È reduce da due campionati con il Bienne tutt’altro che semplici, Van Pottelberghe. Il 12 marzo 2022 – in una sfida contro il Kloten – ha subito un infortunio al legamento crociato di un ginocchio che l’ha tenuto fermo ai box per quasi un anno. E al rientro si è trovato davanti un fuoriclasse come Harri Säteri: «Dopo l’infortunio ho sempre cercato di rimanere positivo, anche se è stata dura rimanere fuori così a lungo. In situazioni come queste prima o poi subentra sempre una certa frustrazione, anche se si può sempre imparare qualcosa nella vita. Anche dalle esperienze più difficili. Ora mi sento di nuovo al top e questa è la cosa più importante: ho potuto svolgere una preparazione estiva perfetta e questo mi dà molta fiducia in vista del campionato. Se ripenso a quei giorni di pausa forzata, ricordo con riconoscenza il supporto ricevuto dai fisioterapisti, dalla mia compagna e dalla mia famiglia: tutti mi hanno aiutato a stringere i denti per superare quei momenti».
Nella passata stagione Van Pottelberghe ha disputato solo 11 partite. Poche, per riuscire a ritrovare le migliori sensazioni: «È vero lo scorso anno ho giocato poco, ma questo mi fornisce un’ulteriore motivazione in vista del campionato alle porte. A spingermi c’è la gioia di essere in un nuovo team, la gioia di sentirmi bene: non vedo l’ora che le cose serie comincino e voglio davvero aiutare il gruppo a raggiungere i suoi obiettivi».
L’esperienza svedese
Forse non tutti sanno che Van Pottelberghe ha alle spalle un’esperienza in Svezia. Tra il 2013 e il 2016, ha vestito la maglia delle formazioni giovanili del Linköping: «È stata la migliore decisione che io abbia mai preso in tutta la mia vita. Mi sono ritrovato a vivere da solo a 16 anni: ho dovuto imparare a cucinare e a fare il bucato, ad occuparmi insomma di questioni pratiche della vita di tutti i giorni. È stata una bellissima esperienza: vivevo in una palazzina di sei appartamenti, cinque dei quali erano occupati da ragazzi della mia età, compagni di squadra nelle giovanili del Linköping. Tra di noi l’ambiente era bellissimo, ci siamo aiutati a vicenda ed è stato fantastico trascorrere tre anni in Svezia. Con quei ragazzi è nata un’amicizia che dura ancora adesso. Quando discuto con i miei compagni più giovani, consiglio sempre loro di vivere simili esperienze, qualora ne avessero l’opportunità. Sono utili a livello sportivo, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. Aiutano a crescere».
La nonna e il tifo dal Belgio
Questo Lugano, per tornare al presente, sembra promettere bene: «Il traguardo è lo stesso per tutte le squadre che iniziano il campionato. Deve essere così, altrimenti non varrebbe nemmeno la pena di scendere in pista. Questo Lugano è un ottimo mix tra giocatori esperti e giovani promettenti e anche l’atmosfera nello spogliatoio è ottima. Le premesse sono insomma buone, anche se è estremamente difficile dire adesso dove potrà arrivare questa squadra. Il potenziale per fare bene c’è, ora si tratterà di portarlo sul ghiaccio».
Il portierone bianconero potrà contare anche sul tifo proveniente dal Belgio: «Sì, sono nato a Zugo da genitori belgi. È vero, non si vede spesso un cittadino belga che gioca a hockey (ride di gusto, ndR). Ho ancora dei contatti con il Paese di origine di mamma e papà: i miei nonni vivono ancora lì. Purtroppo a causa dei miei impegni non li vedo tanto, ma cerco di andare a trovarli almeno una volta all’anno. A volte sono venuti loro a trovare me in Svizzera. È divertente, quando in Belgio dico che sono un portiere professionista di hockey su ghiaccio la gente mi guarda in modo strano. Credo che mia nonna sia la mia più grande tifosa, anzi probabilmente è l’unica. In Belgio non si parla proprio di hockey, la gente come è noto segue con tanta passione il calcio o altre discipline. So però che esiste un campionato e il Belgio ha pure una nazionale».