MotoGP

La dea bendata e la sua tuta, ecco che cosa ha salvato Pecco Bagnaia

L'italiano ha riportato solo alcune contusioni dopo l'incidente in Catalogna – A evitargli il peggio un pizzico di fortuna e l’attrezzatura sempre più all’avanguardia dei piloti
Francesco Bagnaia ha perso il controllo della sua moto poco dopo l’inizio del GP di Catalogna, venendo sbalzato di sella. © Keystone/Alejandro Garcia
Maddalena Buila
05.09.2023 22:00

«Today I can only say thanks». «Oggi posso solo dire grazie». Il campione del mondo in carica di MotoGP Francesco Bagnaia ha scelto queste parole per tranquillizzare tutti tramite i suoi profili social media, accompagnandole a una fotografia che lo ritrae seduto su un lettino di ospedale sorridente e con il pollice in su. Già, perché dopo l’incidente di cui è stato vittima al Gran Premio di Catalogna tre giorni fa aveva lasciato tutti con il fiato sospeso. Il volo di Pecco, e il conseguente scontro con Brad Binder che con la sua KTM gli ha schiacciato entrambe le gambe, è stato incredibile e ha fatto subito temere il peggio. Riportando, al contempo, alla memoria terribili tragedie di cui sono stati testimoni i tracciati motociclistici nel recente e più lontano passato.

Non solo buona sorte

Per il 26.enne della Ducati, fortunatamente, tutto si è concluso per il meglio. Nel bollettino medico emesso dall’ospedale di Barcellona si legge infatti che il pilota italiano non ha subìto fratture, solo diverse contusioni. Lo ripetiamo. Pecco Bagnaia non ha riportato fratture di alcun tipo. Sicuramente l’intervento della dea bendata è un aspetto che va considerato per risolvere l’enigma della salvezza del campione del mondo in carica, ma non è l’unico fattore che ha giocato un ruolo. Anzi, quello predominante non è certo da attribuire alla buona sorte. Ciò che ha evitato il peggio al pilota di Torino è infatti stata la sua tuta. La tecnologia ha fatto passi da gigante, e così li ha fatti anche nel mondo del motorsport, permettendo, tra le altre cose, di dotare l’abbigliamento dei piloti di airbag incorporati che si attivano in microsecondi quando avvertono che il conducente sta per impattare con il suolo. Gli airbag sono connessi a sistemi di sicurezza inseriti nella gobba sulla schiena dei piloti per preservare il collo, le spalle e il torace.

Tra canguri e saponette

A rendere così efficace la tuta è poi anche il materiale di cui è composta, solitamente in pellame di canguro, per munirla della giusta resistenza, elasticità e comodità. Altro accorgimento fondamentale sono le cosiddette saponette, ovvero delle protezioni in teflon poste su gomiti e ginocchia per proteggerli dal contatto con l’asfalto in curva. A queste si aggiungono le imbottiture e le placche in metallo collocate sulle articolazioni. Un’ulteriore accortezza è poi sopraggiunta dalla F1, con la FIA che ha inserito regole molto strette per quanto riguarda le protezioni contro il fuoco. E così, anche nel mondo delle due ruote è stata introdotta una sottotuta ignifuga. L’ultima modifica apportata riguarda invece il materiale indurente a cui sono state aggiunte delle molecole che, in seguito a un colpo ad alta velocità, si spostano per assorbire meglio l’energia.

Insomma, significa gareggiare con un salvavita incorporato. Una massima protezione che in realtà non è neppure a uso esclusivo dei piloti, dato che per una cifra - non proprio abbordabilissima ma neppure proibitiva - che varia dai due a cinquemila franchi anche un normale motociclista può munirsene. Grazie a quest’attrezzatura Pecco Bagnaia, uscendo dall’ospedale spagnolo, ha potuto addirittura sbilanciarsi nell’affermare che farà di tutto per essere a Misano. Ovvero presenziare al prossimo GP in programma tra appena quattro giorni. Incredibile.

Le emozioni del sudafricano

Lo abbiamo detto, in Catalogna le cose si sono risolte al meglio, ma non va nemmeno dimenticato l’impatto psicologico, oltre a quello fisico, che incidenti di questo tipo possono generare nelle menti dei piloti. In tutti coloro che ne vengono coinvolti. Tra questi, domenica scorsa, c’era appunto anche Brad Binder. A fine gara il sudafricano della KTM si è infatti presentato in lacrime ai microfoni di Sky. «Ho vissuto il mio peggior incubo - ha raccontato visibilmente scioccato dall’accaduto -. Mi si è presentata una situazione difficile. Sono entrato in curva, ho accelerato e solo in quel momento ho visto Bagnaia. Ho fatto del mio meglio per evitarlo, ma non ce l'ho fatta. C'era anche dell'olio in pista. Sono molto dispiaciuto, ma sono anche contento perché sembrava stesse bene. Mi sono addirittura stupito di quanto bene stesse dopo aver parlato con lui al centro medico». Anche Binder può dunque ringraziare la dea bendata e la tuta di Pecco, sperando rispondano presente anche alla prossima occasione.

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