La sfida tra USA e Europa grande vetrina per Roma
Se molti anni fa avessero chiesto a un giovane golfista europeo dove si trova il Marco Simone Golf e Country Club, con tutta probabilità avrebbe alzato gli occhi al cielo. E non avrebbe saputo dare una risposta. Da quando il percorso di Guidonia, alle porte di Roma, è stato scelto per ospitare la Ryder Cup 2023, naturalmente, tutto è cambiato. La sfida biennale tra Europa e Stati Uniti è considerata uno degli eventi sportivi più importanti dell’anno. Con tutti gli indotti che ne derivano. A Roma e in provincia si parla di boom negli alberghi. Quelli vicini al Marco Simone sono esauriti da tempo. Alcuni già da oltre un anno con i prezzi alle stelle. Gli organizzatori hanno proposto abbonamenti settimanali con vari gradi di ospitalità. Tanti gli italiani coinvolti. Ma si parla anche di «turismo golfistico» proveniente da 85 nazioni. Le più rappresentate sono gli Stati uniti, la Gran Bretagna e l’Irlanda, ma non mancano gli appassionati provenienti dalla Germania dai Paesi scandinavi (Svezia e Norvegia in primis), dalla Danimarca e dall’Austria.
Grandi numeri
Sul campo, da venerdì a domenica, si attendono quotidianamente oltre 50.000 spettatori. E questo significa il tutto esaurito. Un evento sportivo a cinque stelle che al contempo vuole essere una vetrina per gli appassionati ed un’occasione fantastica per la Città Eterna. Se l’aspetto economico è di grande importanza, quello sportivo non è da meno. Il golf, va ribadito, al di là dei costi elevati, delle apparenze e di certi cliché duri a morire, è uno degli sport più diffusi e apprezzati nel mondo.
Per questa edizione si stima che circa 800 milioni di spettatori da tutto il mondo guarderanno la 44.esima edizione della Ryder Cup. Dopo la Spagna nel 1997 e la Francia nel 2018 è la terza volta che l’Europa continentale ospita la sfida. Roma saprà cogliere l’opportunità? Stando ai capitani delle due compagini, Zach Johnson (Stati Uniti) e Luke Donald (Europa), ci è riuscita con largo anticipo. Sul piano mediatico si parla dell’evento da oltre un anno e i quotidiani, non solo quelli sportivi, hanno dedicato ampi spazi per promuovere la grande sfida. L’immagine più emblematica, che abbiamo visto è quella dei capitani davanti al Colosseo, nel centro di Roma. Adesso però la pallina passa ai 24 protagonisti (12 per ogni squadra) che affronteranno match in coppia venerdì e sabato (due volte 4 foursome e 4 foursome) e 12 singoli domenica.
Una formula collaudata e anche studiata per mantenere vivo l’interesse fino all’ultima e decisiva giornata. Dopo 43 edizioni gli Stati Uniti guidano per 28-15. Nell’ultima sfida, giocata nel 2021, gli americani si erano imposti in casa per 19-9. Tutto iniziò nel 1927. Per diversi anni, fino al 1971, si trattava di una contesa tra USA e Gran Bretagna. Troppo netto era il predominio americano: 15-3 e un solo pareggio. Nel 1973 ai britannici erano stati incorporati gli irlandesi. Nel 1979 si iniziò a parlare di Europa. Si inclusero infatti per la prima volta anche i migliori giocatori dell’Europa continentale. Le partite diventarono decisamente più interessanti ed equilibrate. Dal 1979 al 2018 si contano 11 successi del vecchio continente, 8 per gli USA e un solo pareggio. Poi si saltò la sfida nell’anno del COVID-19.
L’opportunità data ad Aberg
Quest’anno a Roma si presenta un cast eccezionale con i 12 più forti del mondo. In gran parte americani, a incominciare dal n. 1 Scottie Sheffler. L’Europa può però contare sui n. 2 e 3 della graduatoria, il nordirlandese Rory McIlroy e lo spagnolo Jon Rahm. Sul fronte europeo ci sono tanti neofiti. Quello di cui più si parla è lo svedese Ludvig Aberg (60. esimo del ranking), per due volte eletto miglior giocatore dei college americani (2022 e 2023) e recente vincitore all’Omega European Masters di Crans-Montana.