«L’America? Bellissima, ma qui il gruppo è speciale»

Ha spento 18 candeline lo scorso 29 dicembre, lontano da casa, durante i suoi otto mesi di esperienza oltreoceano con la maglia degli Spokane Chiefs (WHL). Ha poi fatto ritorno in Leventina quest’estate, trovando subito spazio come centro in prima linea. Tra speranze per il presente e sogni per il futuro, abbiamo fatto una chiacchierata con Tommaso De Luca.
Tommaso, bentornato a casa. Com’è stata l’esperienza in America?
«Bellissima, sia per quanto riguarda il bagaglio accumulato in qualità di giocatore sia come esperienza di crescita personale. Il club in cui militavo, così come la famiglia che mi ha ospitato, si sono da subito dimostrati molto gentili e cordiali nei miei confronti, aiutandomi a vivere al meglio quest’avventura».
Qual è l’insegnamento più significativo che hai portato a casa?
«La differenza culturale tra il Ticino e l’America. Due mondi completamente diversi. È stato inoltre di grande aiuto aver imparato l’inglese, una lingua importantissima sia nel mondo dell’hockey sia in quello del lavoro».
Di cosa hai invece maggiormente sentito la mancanza mentre vivevi negli Stati Uniti?
«Del nostro cibo (sorride, ndr). Nei piatti americani, a mio modo di vedere, manca la varietà tipica della nostra cucina».
Sei cresciuto nel vivaio dell’Ambrì Piotta. Tornare in Leventina è sempre stato l’obiettivo ultimo?
«Direi di sì. Il proposito era comunque quello di tornare in Svizzera. E per me, rientrare su suolo elvetico, ha sempre fatto rima con Ambrì Piotta».
E ad Ambrì sei già riuscito a ritagliarti un ruolo importante in pista. Sei arrivato quest’estate dicendo che ti saresti dovuto conquistare un posto in prima squadra e a Langnau hai giocato al centro della prima linea…
«Già, ma ho dovuto conquistarmela. Non era scontato meritarsi un posto così importante sin da subito. Penso di essere stato premiato grazie al mio duro lavoro e alla costanza. Non mi sono mai arreso, né in allenamento né partita, nemmeno quando le cose si mettevano male. Anche in quei frangenti mi concentravo nel provare a giocare semplice, mettendo giù il disco e pattinando. Qualità che apparentemente devono essere piaciute alla società».


Sei inserito in una squadra molto giovane. Come ti trovi in un collettivo del genere?
«Molto bene. I più “anziani” ci hanno dato subito una mano per venire integrati al meglio, senza mai allontanarci come spesso si fa coi giovani. Sono stati tutti da subito simpatici e gentili. Quando parlo di un atteggiamento più freddo da parte di chi ha più esperienza, penso per esempio al nonnismo che ancora tanto prevale nel mondo dell’hockey. Non mi spingo a dire se sia qualcosa di giusto o sbagliato, ma sicuramente non è piacevole da vivere. In America è molto presente, e di certo non è d’aiuto per le nuove leve».
C’è un giocatore biancoblù che ti sta ispirando particolarmente?
«Cerco di trarre la giusta ispirazione da chiunque io veda in pista che ha alle spalle tanta esperienza. All’interno del nostro spogliato, invece, è Inti la figura sui cui più faccio affidamento, dato che mi sta dando tanti buoni consigli».
Lanciamo uno sguardo all’inizio di stagione dell’Ambrì Piotta. Come valuti questo primo scorcio di campionato biancoblù?
«Ci siamo meritati ogni vittoria. Potevamo invece rubare qualche punticino nei match che abbiamo perso, ma per ora siamo tutti soddisfatti».
Ti aspettavi un Ambrì così competitivo già dai primi incontri?
«Sì, perché il gruppo è bello, sia a livello di qualità in squadra sia per quanto riguarda i legami di amicizia creatisi. Proprio per questo motivo, essendo un collettivo molto affiatato, potevamo forse portare a casa qualcosa di più contro Friburgo e Zugo, dove abbiamo giocato molto bene. Ma ci accontentiamo».
Questa sarà una settimana importante per l’Ambrì, con la capolista Losanna in visita stasera alla Gottardo Arena e poi il derby di venerdì. La testa in un qualche modo va già alla sfida contro il Lugano?
«No, prima c’è da affrontare il Losanna. Dobbiamo infatti recuperare punti e fiducia soprattutto nelle partite casalinghe, dato che abbiamo perso le ultime due giocate alla Gottardo Arena. Per quanto riguarda il derby invece, beh, posso dire che darò il massimo ovunque deciderà di collocarmi l’allenatore, che sia in prima linea o in quarta».
Gettiamo per un attimo lo sguardo in avanti. Vista la tua giovane età sorge spontaneo chiedersi se hai qualche sogno nel cassetto pensando al tuo futuro…
«Mi definisco una persona che predilige fare un passo dopo l’altro. Ma non posso negare di continuare a custodire il desiderio di tornare in America e militare nel massimo campionato della NHL».
E quando non pensi all’hockey a cosa ti dedichi?
«Adesso che ho molto tempo libero dovrò occuparmi di tornare sui libri (alla Scuola professionale per sportivi d’élite di Tenero, ndr). Al di là dello studio mi piace praticare altri sport con gli amici, come il padel o il tennis. Ora che arriva l’inverno dovrò però trovare un’alternativa per ammazzare il tempo tra le mura di casa (sorride, ndr)».