L'apprensione della Francia va oltre la partita
Più che una semifinale mondiale, il match tra Francia e Marocco di questa sera ha il retrogusto di un derby internazionale tra le due sponde del Mediterraneo. Ad opporsi ai Bleus ci saranno i Leoni dell’Atlante, che nonostante il soprannome fanno la parte della Cenerentola in questa contestata edizione in Qatar. Due Paesi dal passato strettamente legato tra loro, un presente turbolento e un futuro incerto. Ad incarnare la peculiarità di questa sfida ci pensano Kylian Mbappé e Achraf Hakimi: compagni di squadra nel Paris Saint Germain, avversari questa sera sul campo dello stadio Al-Bayt. Le carte per la partita dell’anno ci sono tutte, come dimostra anche la tensione che sta accompagnando l’attesa dell’evento.
I timori della capitale
Soprattutto a Parigi, dove, indipendentemente dal risultato, si temono disordini. Come quelli visti sugli Champs Elysées, dove sabato sera si sono ritrovati 20 mila tifosi del Marocco per celebrare la vittoria sul Portogallo. Risultato della festa: 100 fermi sui 170 registrati in tutta la Francia (tra cui 23 minorenni), vetrine rotte, scooter in fiamme e 33 poliziotti feriti. Scene da guerriglia urbana, simili a quelle viste anche a Bruxelles, che preoccupano i negozianti di quella che viene definita dai francesi «l’avenue più bella del mondo». Per questo, il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, ha annunciato una mobilitazione in tutto il Paese di 10mila agenti tra poliziotti e gendarmi, di cui 2.200 a Parigi (contro i 1.500 dell’ultima partita). Nella capitale, la sindaca socialista Anne Hidalgo non ha nemmeno permesso l’installazione di schermi giganti per protestare contro la violazione dei diritti umani perpetrata durante l’organizzazione dei Mondiali. Alcune uscite del boulevard périphérique, l’anello autostradale che abbraccia la città, saranno chiuse, così come molte stazioni della metropolitana. La circolazione sarà limitata per avere un maggiore controllo delle strade e limitare l’affluenza. In tutto il Paese è stato chiesto ai prefetti di perquisire e controllare cantine, tetti e secchi della spazzatura per trovare eventuali armi contundenti o mortai che potrebbero essere utilizzati contro le forze dell’ordine. Ma a Parigi i timori riguardano soprattutto gli arrivi dei tifosi dalle banlieue, che si potrebbero aggiungere ai black bloc che non vogliono perdere l’occasione di scontrarsi con le forze dell’ordine. La strada simbolo della Ville Lumière, però, rimarrà aperta, nonostante le richieste del presidente dell’ottavo arrondissement, Jeanne d’Hauteserre. Le autorità vogliono così evitare nuove polemiche, dopo quelle sollevate nei giorni scorsi soprattutto dall’estrema destra, che ha criticato la mancata prevenzione di una situazione che sembrava essere annunciata.
«Dovrebbero essere francesi»
Le opposizioni della droite d’oltralpe hanno cavalcato soprattutto il significato politico e sociale di questa sfida, sulla quale grava il peso della storia tra i due Paesi. L’ultraconservatore Eric Zemmour, già condannato in passato per incitamento alla discriminazione razziale e all’odio verso i musulmani, ha posto l’attenzione su quelle «migliaia di persone che dovrebbero essere francesi» ma «celebrano al vittoria del Marocco». Anche il sindaco di Nizza, l’ex repubblicano Christian Estrosi, è intervenuto sull’argomento sostenendo che «essere francesi significa sostenere la Francia». Il riferimento è a tutti quei figli della diaspora marocchina, nati in Francia con genitori emigrati da quello che fino agli anni 50 era un protettorato di Parigi. Dalla seconda generazione in poi la maggior parte delle volte si parla di francesi, magari con la doppia cittadinanza, ma sono molti anche quelli che in questi anni hanno continuato a emigrare dal Marocco, andando a integrare una delle comunità più importanti di Francia, che nel 2021 rappresentava il 12% degli immigrati. Adesso, pero, le autorità d’oltralpe chiedono il massimo della calma. Al coro si è aggiunto anche l’allenatore della squadra magrebina Walid Regragui, nato a Corbeil-Essonne, nella banlieue a sud-est di Parigi: «Ho la doppia nazionalità» ed «è un onore e un piacere giocare contro la Francia, ma è solo calcio», ha detto il mister diventando l’emblema di questa connessione franco-marocchina. «Il calcio è un modo di riunire la gente, di far passare messaggi positivi, penso che in Francia deve essere una festa».
La posizione di Macron
Ma Secondo Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen e presidente del Rassemblement National, l’impressione è che «in certi tifosi marocchini» ci sia più «una voglia di rivincita nei confronti della Francia» che «uno spirito sportivo». «Trent’anni di fallimento della politica di immigrazione, soprattutto di assimilazione», ha detto il leader di estrema destra. La polemica politica, però, investe direttamente il presidente Emmanuel Macron, che come promesso sarà a Doha per assistere all’evento. Un appoggio a un evento basato sullo sfruttamento dei lavoratori impiegati per costruire gli stadi, secondo qualcuno; una strumentalizzazione inutile, secondo altri. A nulla sembra essere servito l’appello fatto nei giorni scorsi dal capo dello Stato, che ha chiesto di non «politicizzare» la manifestazione. La sinistra è in prima linea per protestare contro la mossa di Macron, che arriva proprio mentre a Bruxelles è esploso il «Qatargate». Il dibattito ha costretto l’Eliseo a intervenire direttamente: il viaggio è stato organizzato esclusivamente per «sostenere i Bleus» in un «momento importante dello sport francese e dell’amicizia franco-marocchina», ha fatto sapere il palazzo presidenziale.
Le tensioni con Rabat
L’incontro, però, assume anche sfumature diplomatiche alla luce delle recenti tensioni tra Parigi e Rabat. La riduzione dei visti concessi dalla Francia nei mesi scorsi per convincere i Paesi del Maghreb a riprendere i loro cittadini indesiderati ha teso i rapporti con la regione. Dopo settimane di schermaglie e attacchi reciproci, le parti stanno cercando di riaprire il dialogo. Il caso ha voluto che proprio domani la ministra degli Esteri, Catherine Colonna, sarà in Marocco per preparare una prossima visita del presidente Emmanuel Macron (forse a gennaio) per scongelare i rapporti al momenti più che freddi. Una serie di fattori che innalzano la partita al rango di finale, come quella alla quale accederà il vincitore di questa sera.