L'intervista

Lara Gut-Behrami: «Ho ancora una gran voglia di stupire anche me stessa»

La sciatrice ticinese si è presentata al tradizionale incontro di Swiss-Ski a Dübendorf in grande forma, parlando di sé e delle sue aspirazioni
Lara Gut-Behrami è reduce da una settimana trascorsa a Zermatt, dove ha ritrovato gli stimoli per una nuova stagione ad alto livello. ©Keystone/Walter Bieri
Raffaele Soldati
04.10.2023 21:00

Dopo una quindicina di stagioni di Coppa del mondo alle spalle, uno potrebbe dire basta. Non Lara Gut-Behrami, che si è presentata al tradizionale incontro di Swiss-Ski a Dübendorf in grande forma. Dal punto di vista fisico, ma soprattutto mentale. Manca poco meno di un mese al debutto sul ghiacciaio di Sölden e la sciatrice ticinese ha parlato di sé e delle sue aspirazioni.

Dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno non si parla molto di discipline invernali. Eppure voi non non vi siete certo fermati a lungo. Come è trascorsa la tua estate?
«È stata una bella estate. Dapprima un po’ di riposo. Poi ho ripreso l’attività che serve per farsi trovare pronti quando è il momento giusto. Sono stata in Spagna con il mio preparatore Alejo Hervas. Lì è iniziata la mia vera preparazione estiva. Poi siamo stati per due settimane sulle nevi del Sudamerica. Il tempo non era ideale, la neve neppure. C’era una forte umidità , che non ha aiutato il mio ginocchio, che è un po’ il mio punto debole. Niente di grave però in Argentina non è stato il massimo. Settimana scorsa, invece siamo stati a Zermatt. Questo breve ma intenso stage mi ha ricaricato. Mi ha anzi ridato gli stimoli per rilanciarmi come si deve».

Oggi ho una grande voglia di riprendere le competizioni

C’è una parola che spesso utilizzano gli sportivi: motivazione. Sembra davvero che non ti manchi neppure quest’anno.
«A guardar bene, la motivazione va e viene a seconda dei momenti che stai vivendo. Questa chiacchierata dopo lo stage in Sudamerica sarebbe stata molto diversa. Oggi posso invece dire che ho una grande voglia di riprendere le competizioni. Se possibile, anche di presentarmi al cancelletto con la determinazione di lottare con le migliori. D’altra parte, se sono ancora qui, vuol dire che sento di avere nelle gambe e nella testa quello che si deve avere per puntare in alto. E, diciamolo pure, riprovare a vincere».

C’è stato un momento, nella scorsa stagione, in cui avevi ventilato il desiderio di smettere. Pensieri cancellati?
«Non c’è mai niente di definitivo. Tutto dipende da come ci si alza al mattino e da come prosegue la giornata. La mia fortuna è di avere al mio fianco persone di cui mi fido. Anche loro ritengono che posso ancora dire qualcosa nel circo bianco. Per quanto tempo non posso dirlo. Non c’è una data di scadenza. Chissà, forse ancora due o tre anni».

La strategia resta quella delle ultime stagioni? Battersi al meglio nelle tue tre discipline?
«Sì: gigante, superG e discesa. Mi sembra che è sempre un progetto ambizioso, ma comunque fattibile. La cosa più importante è riuscire a distribuire le energie nel modo migliore per non arrivare alla fine spossata».

È normale affrontare ogni gara con spirito competitivo

E qui si potrebbe iniziare a parlare di un capitolo sempre d’attualità, quello del calendario.
«Ogni anno se ne discute. Non è facile trovare soluzioni ideali. Se c’è chi pensa che il debutto a fine ottobre sia perfetto si sbaglia. In realtà, a volte, l’aperitivo di Sölden non accontenta gli sponsor, quelli che sperano di vendere sci e gli stessi atleti. Raramente le gare d’apertura sul ghiacciaio austriaco offrono una bella pubblicità al nostro sport. Forse, iniziare ad ottobre è un po’ presto. Capisco chi preferirebbe debuttare in novembre, magari con un clima più consono ad uno sport invernale come lo sci».

Da Sölden, dopo due slalom a Levi, sarebbero in calendario le gare veloci di Zermatt-Cervinia...
«Anche in questo caso è bene utilizzare il condizionale. Le condizioni atmosferiche sono il più grosso punto di domanda. Se si potessero svolgere sarebbe fantastico, soprattutto per le regioni interessate, la Svizzera e l’Italia. Anche noi atleti siamo curiosi di affrontare una pista nuova, della quale si è molto parlato. Poi partenza per gli Stati Uniti, dove mi aspettano tre giganti. Non posso certo nascondere il timore di tornare in Europa affaticata e di arrivare agli appuntamenti veloci di St. Moritz già con il fiato corto. Stiamo a vedere».

Torniamo a parlare di gare. E aggiungiamo un’altra parola-chiave che ti caratterizza: competitività.
«Se ho scelto questo mestiere è normale che affronti ogni gara con uno spirito competitivo. Il mio obiettivo è quello di vincere. Purtroppo non è sempre possibile. Questo dipende da vari fattori. La tua forma e quella delle avversarie. Poi ci sono gli errori dietro l’angolo e quant’altro. L’anno scorso non è sempre andata come avrei voluto. In più di un’occasione mi è mancato qualcosa. Forse, anche un po’ di fortuna. Dovrei inoltre imparare a restare più tranquilla anche quando qualcosa va storto. Penso al vento che soffia quando sei in pista o alla curva che sbagli per una distrazione. Cose che fanno parte del gioco».