Le mille emozioni di Gimbo Tamberi
Simpatico, divertente, estroverso, guascone. A volte anche un po’ matto, nel senso buono del termine ovviamente. Come quando si presenta in pedana con la barba rasata solo a metà. O quando, per festeggiare in titolo mondiale a Budapest, si è tuffato nella vasca dei 3’000 m siepi. Anche alla Weltklasse di Zurigo ha dato spettacolo in pedana e fuori. Gianmarco Tamberi ha un modo tutto suo di vivere lo sport. Le emozioni prima di tutto il resto. Emozioni e trionfi per il 31.enne marchigiano, vanno di pari passo.
L'aiuto del basket
«Mi sento molto fortunato - afferma Tamberi - perché avere il pubblico che mi sostiene e mi incita è un grande vantaggio quando gareggio. È qualcosa di speciale e aver contribuito ad avvicinare così tanta gente all’atletica è probabilmente la mia più grande vittoria. In pedana sono semplicemente me stesso, non nascondo le mie emozioni. Da ragazzino giocavo a basket - è uno sport che adoro tutt’ora - , sono arrivato tardi all’atletica, a 17 anni, e probabilmente uno sport di squadra come la pallacanestro mi ha aiutato ad esternare ciò che avevo dentro di me. Mi piace far capire alla gente che gli atleti non sono macchine».
Per un attimo, dopo la Weltklasse di Zurigo, gli organizzatori del Galà dei Castelli hanno temuto che «Gimbo» potesse rinunciare al viaggio in Ticino. Ed invece no, Tamberi ci sarà nonostante una stagione particolarmente intensa: «Sì, si - conferma ridendo - a Bellinzona ci sarò. A dire il vero a Zurigo, dopo il riscaldamento, ho detto al mio coach che non ce la facevo più. L’età inizia a farsi sentire nelle fasi conclusive di una lunga stagione. A me però piace mantenere le promesse: quando mi sono svegliato, ieri, mi sentivo piuttosto bene e ho subito confermato la mia presenza agli organizzatori».
Al termine della Weltklasse Tamberi non si è nascosto, ha detto senza troppi peli sulla lingua di essere esausto: «A dire il vero a Zurigo sono andato anche meglio di quanto mi aspettassi. Dopo i Mondiali di Budapest il calo nervoso è stato importante. Ho lavorato un anno per farmi trovare pronto in Ungheria, ho fatto tanti sacrifici e la medaglia d’oro mi ha ripagato di tutte le fatiche. Per una settimana mi sono sentito molto stanco, ho spesso faticato ad addormentarmi. Ma ora nel complesso mi sento piuttosto bene. A Zurigo faceva freddo, le condizioni non erano ideali. Ma mi hanno detto che lunedì a Bellinzona farà bello e caldo e allora mi sento pronto per questa gara».
Una cena e un po' di turismo
Bellinzona appunto. Non sarebbe facile per nessuno trovare le giuste motivazioni dopo un oro mondiale, eppure Tamberi non ha voluto mancare l’appuntamento con il meeting ticinese: «A me piace gareggiare dopo le vittorie. Amo sentire le vibrazioni del pubblico e a Bellinzona - che tra l’altro è vicina all’Italia - ci sarà uno stadio pieno di gente che parla la mia lingua. Sono davvero contento di partecipare a questo meeting, di cui tutti mi hanno davvero sempre parlato in termini entusiastici. In questi giorni festeggio il mio primo anno di matrimonio: ne approfitterò per fare una bella cenetta con mia moglie e di visitare un po’ una regione davvero bellissima».
La forza del dolore
Sorride spesso quando parla, «Gimbo». Sembra una ragazzo lontano anni luce dallo star system che accompagna sovente i grandi nomi dello sport. Eppure lui ha vinto tutto, in carriera: Europei, Giochi olimpici e adesso anche i Mondiali: «Prima delle Olimpiadi di Tokyo - spiega - mi sono chiesto spesso se avrei trovato la forza e le motivazioni per andare avanti. Dopo l’infortunio del 2016, che mi aveva privato dei Giochi di Rio, il mio unico obiettivo erano diventate le Olimpiadi. Io sono uno a cui piace vincere anche a pari e dispari e a carte, figuriamoci nello sport. Questo spirito mi accompagna anche oggi. La mitica misura di 2,40 non mi ossessiona: mi motiva, sarebbe un sogno raggiungerla. Ma non è questo che mi fa andare avanti. Dopo l’infortunio il mio obiettivo era quello di riuscire a tornare ad alti livelli: è stata dura riuscirci e la medaglia d’oro di Budapest vale doppio. Per me e per mia moglie, che è sempre al mio fianco in questo viaggio straordinario».