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L’Eco dello Sport è tornato: la parola a Luca Sciarini

Il giornalista, volto noto di TeleTicino, ci racconta la sua nuova (vecchia) avventura
Il direttore di Radio 3i e TeleTicino Matteo Pelli assieme a Luca Sciarini. ©CdT/Archivio
Marcello Pelizzari
16.01.2021 15:09

C’era una volta l’Eco dello Sport. Scusate, c’è ancora. Anzi, meglio: lo storico marchio dell’editoria ticinese è tornato. Non più in forma cartacea, come un tempo. E non chiamatela (solo) operazione nostalgia. Il nuovo sito diretto da Luca Sciarini, che proprio all’Eco iniziò la sua carriera giornalistica, ha un tocco moderno, diciamo pure smart volendo usare una terminologia anglosassone. «Non puntiamo ai grandi numeri» afferma proprio Sciarini. «Piuttosto, l’Eco si rivolge ad una nicchia di lettori. Una nicchia che ama lo sport. E noi glielo proponiamo senza stress, partendo dall’attualità ma allo stesso tempo approfondendola. Non ci sono notizie, forse qualche scoop di tanto in tanto. Ci sono, al contrario, analisi e dibattiti. Anche tramite dirette Facebook con ospiti d’eccezione». Ovvero, personaggi del primissimo Fuorigioco, la fortunata trasmissione di TeleTicino ideata da Sciarini, ripescati per l’occasione.

Prima di addentrarci in questo Eco 2.0 ricordiamo quello, cartaceo, che permise ad un ragazzo di farsi le ossa. Si chiamava Luca Sciarini...

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«Era il 1991 e io, grazie all’allora responsabile Enrico Lafranchi, iniziai la mia carriera nel giornalismo. All’Eco serviva un giovane, io inviai una lettera scritta a mano e, dopo tre mesi di prova, venni assunto. Firmai il mio primissimo contratto nella villa di Helios Jermini, che poi verso la fine del 1993 avrebbe passato il giornale al Corriere. L’Eco in quanto tale uscì ancora fino al 1996. Ricordo quell’avventura, ancora oggi, con grande affetto. Come ricordo le tante persone che, su base volontaria, contribuivano a mandare avanti l’Eco scrivendo di tanti sport. Vorrei ricreare quell’atmosfera. E sarebbe bello se qualche giovane, come me ad inizio anni Novanta, si affacciasse al giornalismo tramite l’Eco».

In effetti di firme, anche storiche, sul nuovo Eco ce ne sono già parecchie.

«Ci sono tanti amici, sì. E c’è anche una parte non sportiva, dove si parla di tutto e un po’. Cinema, libri, arte. Trovo siano begli articoli, interessanti. L’idea, a dire il vero, l’abbiamo presa in prestito dalla Gazzetta. D’altronde, lo sport non può né deve essere fine a se stesso. Ma abbracciare la società tutta».

Volevo fortemente qualcosa di mio, un sito nel quale divertirmi

Luca, perché tuffarsi in questa sfida?

«Volevo fortemente qualcosa di mio. Ho lavorato in un settimanale, l’Eco appunto, poi al Corriere, quindi ho fatto televisione e radio fra TeleTicino e Radio 3i. Continuerò, questo sì, a collaborare con Melide anche perché il direttore Matteo Pelli è più di un amico. Ma ci tenevo ad avere un sito tutto per me, nel quale divertirmi. Così, dopo averne parlato con il direttore generale del Gruppo Corriere del Ticino Alessandro Colombi e dopo averne discusso anche con il direttore del Corriere Paride Pelli, è saltata fuori questa possibilità. Mi è stato proposto di rilanciare l’Eco, in una forma differente rispetto al passato, e io quando ho sentito quel nome non ci ho pensato nemmeno un secondo. Colgo l’occasione per ringraziare, oltre alle persone citate, Manuel Antoniotti e Paolo Allemann che hanno sviluppato la struttura del sito».

Dopo aver lasciato il Corriere per la televisione, ecco un ritorno alla parola scritta. Che effetto fa?

«Scrivere per un sito è comunque diverso, soprattutto se penso a come scrivevo agli inizi della mia carriera. È un altro mondo: le parole, diciamo, volano veloci. Sono più dirette. Mi piace e mi piacerà sempre, questo sì, fare televisione. Ma come ospite o quando posso intervistare personaggi non strettamente legati allo sport. Presentare è stato bellissimo ma, ora come ora, non mi manca. Dopo tredici anni di conduzione sentivo di essere arrivato un po’ al limite e, parallelamente, sentivo che era giusto passare il testimone. Con le dovute proporzioni, mi paragono a Sandro Piccinini che è tornato in televisione ma senza fare telecronache. Dopo tanti anni il mestiere diventa ripetitivo, c’è bisogno di cambiare. E io ho la fortuna di far parte di un gruppo editoriale che offre tantissime possibilità. Ne ho colta una in particolare, l’Eco».