Euro 2024

L’ex ct inglese Capello: «I rossocrociati sono da temere»

Il trionfo ai danni della povera Italia ha esaltato la maturità e le qualità della Svizzera - Sabato, a Düsseldorf, sfideremo un’altra big: l’Inghilterra - L’analisi dell’ex selezionatore: «La selezione di Yakin mi ha colpito per ritmo, organizzazione e attenzione costante»
© CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
01.07.2024 06:00

Un dato. L’essenza di Svizzera-Italia è racchiusa in un dato. Perché, certo, a suggerire che contro gli azzurri non ci sarebbe stata partita erano bastati i primi 5’, durante i quali non avevamo fatto toccare il pallone all’avversario. Ma è la cura maniacale che ha portato al vantaggio di Remo Freuler a rappresentare la sentenza. A dare la misura, anche, della prestazione offerta a Berlino. Un dato, dicevamo. L’1-0 firmato dal centrocampista del Bologna è giunto al termine di una sequenza di 31 passaggi. Un record, perlomeno dall’edizione del 1980, la prima presa in considerazione dal portale Opta. All’Italia è dapprima girata la testa. La ragnatela di precisione e buone intenzioni tessuta da Xhaka e compagni l’ha quindi intrappolata. Definitivamente.

Ai quarti di finale di Euro 2024 la nazionale elvetica si presenta pure con questo biglietto da visita. Il biglietto da visita di una formazione matura, che sa dove vuole andare e come riuscirci. La prossima tappa, al proposito, sarà Düsseldorf. Affronteremo l’Inghilterra, come previsto, ma senza complessi di inferiorità. Ce la giochiamo, eccome. Con la chiarezza delle idee, la solidità della difesa e l’equilibrio della manovra. E però altresì con un ct in stato di grazia, abile stratega e condottiero tornato credibile. Ai nostri occhi. Soprattutto agli occhi dei giocatori. E poi c’è l’euforia dei giorni più belli, anzi forse sconosciuta sin qui. È la Svizzera più bella e forte di sempre? Possibile. Gli indizi non mancano. Anche se la prova inconfutabile andrà ricercata sabato.

«Coerenti e pungenti»

Il volo che ha riportato i rossocrociati al campo base di Stoccarda è stato dolcissimo. Dolcissimo come il successo su un’Italia tremebonda, campione d’Europa in carica e allo stesso tempo bersagliata sul banco degli imputati nazionalpopolare. Il tragitto in treno che ci ha condotti a Gelsenkirchen non è invece stato all’altezza del piacere provato nel derby più sentito. Poco male. Come chi scrive, a vedersi privato del viaggio e del posto prenotati in un primo momento è stato Fabio Capello. L’ennesimo scivolone delle ferrovie tedesche si è dunque trasformato in un assist perfetto. Tipo quello di Ruben Vargas in calce al citato capolavoro dell’Olympiastadion.

«La Svizzera è una selezione forte e temibile, l’avevo dichiarato in tempi non sospetti» tiene a sottolineare l’ex allenatore di Milan, Roma, Real Madrid e Juventus. «A Berlino non c’è mai stata partita. Da un lato c’era una squadra organizzata, compatta, coerente e persino pungente. Una squadra capace di coprire ogni porzione di campo con intelligenza e determinazione. Dall’altro l’Italia, una formazione innocua, che camminava. Insomma, a fare la differenza sono stati il ritmo e l’impostazione dei rossocrociati. A colpirmi è stata pure l’attenzione prestata dagli uomini di Yakin a tutti i momenti della sfida». Per tacere, aggiungiamo noi, dell’aggressività e dell’efficacia mostrate quando si trattava di recuperare la sfera. Gli azzurri hanno giocato quasi tutta la gara in affanno. Destinati a soccombere.

La forma del momento

«L’Italia - spiega Capello - ha pagato l’enorme confusione tattica. A differenza della Svizzera, è mancata una linea, una direzione. Ogni incontro disputato dagli azzurri ha costituito una sorta di esperimento. E, mi spiace, ma l’insicurezza di Spalletti si è riflessa sulla squadra». E a proposito dei giocatori italiani. Davvero la qualità dei singoli era così mediocre? Davvero la nazionale a trazione Inter, a trazione campioni d’Italia, si presentava al grande ballo continentale con un vestito di seconda mano? «Questa Italia - rileva Capello - non dispone di grandi giocatori. Dispone di buoni giocatori che senza corsa e umiltà non possono credere di raggiungere determinati obiettivi. Il paragone con il centrocampo della Svizzera, per esempio, è stato impietoso».

Bene. Al netto dello spessore elvetico e della mediocrità azzurra, il quarto di finale si preannuncia di un altro livello. Decisamente più complicato. «Anche se l’Inghilterra osservata sin qui non ha impressionato» precisa Capello, ct della selezione dei Tre Leoni da dicembre 2007 a inizio 2012. «Molti giocatori non stanno rendendo come a livello di club. A dirla tutta, non sono così sorpreso. Puntualmente i nazionali inglesi si presentano cotti ai grandi appuntamenti. E sono delle brutte copie dei giocatori ammirati in campionato». Tradotto: molto, anche a un Europeo, dipende dalla forma contingente. Dalla fiducia in se stessi. «E qui si vede anche la mano dei commissari tecnici» evidenzia Capello, alludendo alla capacità di Yakin di esaltare elementi come Aebischer e Ndoye. «La posizione in campo rimane fondamentale, ma fare leva sulla psicologia e le emozioni positive dei singoli elementi è altrettanto importante».

La Svizzera, comunque, non può ritenersi favorita. E ben venga, considerata l’intensità e la personalità mostrate al cospetto di Germania e Italia. «Tolta la Spagna, ad ogni modo, non mi sento di sbilanciarmi oltremodo sulle prossime sfide» afferma Capello, lasciando la porta socchiusa a un’altra, indimenticabile impresa rossocrociata.

In questo articolo: