Hockey

Linus Klasen: «Ero arrabbiato, dovevo segnare il rigore»

L’attaccante svedese del Lugano e la corsa ai playoff: «Il treno sta partendo, lo vogliamo prendere»
(Foto Putzu)
Flavio Viglezio
18.02.2019 18:22

Luca Fazzini ne ha infilati quattro, uno più bello dell’altro. Ma a fare il giro del web in queste ore è lo spettacolare rigore di Linus Klasen, eseguito... alla Linus Klasen. Disco sul bastone, poi sul pattino per destabilizzare il portiere avversario, finta e puck appoggiato in rete in «backhand». Un capolavoro di tecnica e creatività che – insieme al poker calato dal «Fazz» – ha permesso al Lugano di conquistare due preziosissimi punti contro il Ginevra. Barbarossa Linus ci aveva già provato qualche minuto prima, ma il suo tiro era stato bloccato dal gambale di Descloux: «In realtà – spiega Klasen – prima del mio secondo rigore ero parecchio arrabbiato con me stesso. Avevo fallito il primo tirando troppo presto e durante la partita la nostra linea si era creata un sacco di occasioni da gol, senza però riuscire a colpire. Ed allora mi sono detto che quel secondo rigore dovevo proprio segnarlo. Era troppo importante ottenere in secondo punto per la nostra classifica. La finta? L’ho decisa all’ultimo momento ed è andata bene».

Cosa ha pensato Klasen quando ha visto Fazzini andare a bersaglio quattro volte?

«Beh il «Fazz» è stato semplicemente incredibile e la sua sfida con il mio connazionale Henrik Tömmernes sembrava non dovesse finire mai. Alla fine è stato più bravo Luca: sono contento, perché avevamo davvero bisogno di questo successo e dei due punti. Per la classifica, certo, e per la fiducia nei nostri mezzi».

Ma in queste stagioni Klasen ha mai dato qualche consiglio a Fazzini sulla maniera di tirare i rigori?

«Sinceramente no, Luca non ha bisogno dei miei consigli. Ha tecnica e la qualità del suo tiro la conoscono tutti. È vero però che lui ed io ci fermiamo spesso insieme al termine degli allenamenti a tirare rigori. È qualcosa di divertente che può anche tornare utile durante le partite. Non mi sembra però che Luca mi abbia «rubato» qualche trucchetto: come ho già avuto modo di dire, non ne ha bisogno. Come si decide una finta? Dipende dalla situazione, dal contesto: a volte è solo una questione di istinto, altre si parte con un’idea già ben chiara in testa».

Dopo Natale sembra di vedere all’opera un Klasen che si diverte di nuovo a giocare a hockey. Sbagliamo?

«Mi sono sempre divertito: la differenza è che dopo la Coppa Spengler disputata con la maglia del Davos ho cominciato a giocare tanto anche con il Lugano, mentre prima questo non accadeva. È stato un bene per me prendere parte al torneo grigionese. Sinceramente il mio non è mai stato un problema di fiducia nelle mie qualità. Il fatto è che quando non giochi poi è dura trovare le migliori sensazioni, il giusto feeling con il disco. Credo di aver sempre lavorato duro per il bene della squadra, anche in fase difensiva, ma è logico che ora gira tutto meglio a livello personale rispetto a prima delle feste di fine anno».

Dopo tanti assist e il rigore trasformato, adesso a Klasen manca solo un gol che non arriva addirittura dal 23 novembre scorso...

«In queste ultime partite ho avuto molte opportunità per andare a segno, ma il disco non ha mai voluto entrare. Magari a volte dovrei anche tirare di più. Comunque non sono preoccupato: non ci perdo il sonno, insomma. Il mio obiettivo è quello di creare il più possibile: se fornisco un assist a un mio compagno sono felice come se avessi segnato io. Siamo una squadra, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione e non guardare a chi segna o a chi offre il più gran numero di passaggi decisivi. E non siamo in una situazione di classifica che ci permette di dare peso alle statistiche individuali. Abbiamo bisogno di punti: contro il Ginevra ne volevamo tre, ma per come è andata la partita possiamo anche essere soddisfatti con due. L’importante era vincere».

Il Lugano contro il Servette è partito benissimo. Poi, come troppo spesso accaduto in stagione, di colpo la luce si spegne. Cosa succede nella vostra mente in quei momenti?

«Guarda, se avessi la risposta ti assicuro che te la darei (sorride, NdR). Davvero, è difficile capire questi blackout che stanno condizionando pesantemente il nostro campionato. In queste ultime sette partite che rimangono da qui al termine della regular season dovremo limitare al massimo gli errori difensivi. Dovremo essere bravi a scegliere i momenti in cui bisogna concentrarsi soprattutto sulla copertura e quelli in cui si può invece spingere ed esercitare pressione a livello offensivo».

Mancano sette partite al termine di questa regular season: stasera il Lugano sarà di scena a Losanna, venerdì a Zurigo e sabato ospiterà il Rapperswil. Sarà la settimana decisiva per le vostre sorti?

«Il treno dei playoff sta per partire dalla stazione e noi vogliamo assolutamente prenderlo. Non possiamo permetterci di perderlo e dunque toccherà a noi – a partire da stasera a Malley – salirci in tempo. Oggi ci attende un impegno parecchio difficile, come lo sarà quello di Zurigo venerdì, ma non possiamo più permetterci di guardare il nome dei nostri avversari. Dobbiamo scendere in pista con un solo obiettivo: conquistare i tre punti. Sappiamo tutti che la classifica non rispecchia il nostro potenziale: adesso è davvero arrivata l’ultima chiamata».