Lo spettacolo è soprattutto in Italia, la Serie A non è più la nobile decaduta
Stop alle squadre di club e via libera alle nazionali. Ci risiamo e dopo le pause di settembre e ottobre che avevano messo in standby i campionati europei, anche questo mese presenta una sosta - la terza da inizio stagione - dedicata alla Nations League. Per carità, è una competizione sicuramente più utile e intrigante delle banali amichevoli che si ammiravano, si fa per dire, fino a qualche anno fa, ma nel discorso di un campionato, per molti, resta pur sempre una parentesi sgradita. A novembre ormai inoltrato, infatti, parecchi tifosi, soprattutto in Italia, non vedono l’ora di scoprire i nuovi risvolti dei vari tornei di casa che - come nella creazione di un vestito - stanno prendendo una forma ben delineata.
Sei squadre in due punti
Dei cinque migliori campionati d’Europa, ben quattro – al termine del completamento del primo terzo, o quasi, del calendario - sembrano già belli che indirizzati. In Premier League e in Bundesliga il distacco tra la prima e la seconda della classe è di 5 punti, mentre Liga e Ligue 1 presentano un divario di 6 punti tra la capolista e la sua diretta inseguitrice. In Inghilterra primeggia – anche grazie alle difficoltà del City di Guardiola privo del suo Pallone d’oro, Rodri – il Liverpool, in Germania il Bayern Monaco, che – dopo le faville del Leverkusen dell’anno scorso – sembra più che intenzionato a riprendersi lo scettro perduto. Una corona che in Francia sembra destinata a restare in casa PSG, saldamente al comando dopo i recenti passi falsi del Monaco. Un po’ più incerta, invece, è la situazione in Spagna, ma il Barcellona – malgrado il fragoroso torto arbitrale appena subito – mantiene un margine di vantaggio sui rivali del Real.
L’unica eccezione, allora, è rappresentata dall’Italia, dove un padrone non lo si è ancora individuato e la graduatoria, in Serie A, è più intrigante che mai: dopo le prime 12 giornate tra la testa della classifica - occupata dal Napoli – e il sesto rango della Juventus ci sono la pochezza di 2 lunghezze di misura. A regnare sovrano, insomma, è l’equilibrio, che non si manifestava in maniera così pronunciata da addirittura 41 anni. È soltanto la seconda volta nella storia che – a questo punto del campionato – si verifica uno scarto tanto minimo, quasi irrisorio. Tutto, quindi, è ancora in gioco ed estremamente in bilico. Sia chiaro, non vi è alcun rapporto di causalità e questa vicinanza tra le primissime della classe non implica forzatamente un’alta qualità del gioco espresso, ma a giovarne - e questo è indubbio - è lo spettacolo.
I gloriosi fasti che furono
Un tempo – tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, quando il calcio migliore del mondo si ammirava senza dubbio alcuno nella vicina Penisola – si parlava delle cosiddette «Sette sorelle». In campo - o a suon di colpi di mercato – Milan; Inter; Juventus; Lazio; Roma; Fiorentina e Parma rivaleggiavano in continuazione regalando agli appassionati duelli passati alla storia. L’Italia calcistica era al centro del mondo e poi – tra lo scandalo di Calciopoli, una gestione non ottimale dei diritti tv e un ricambio generazionale non all’altezza dei calciatori azzurri – la Serie A è quasi sprofondata nell’oblio e da nobile, ormai decaduta, ha lasciato spazio e visibilità ad altri campionati. In termini di immagine, di certo, non ha nemmeno aiutato il dominio incontrastato della Torino bianconera, ma ora lo scenario sembra decisamente cambiato.
Negli ultimi quattro anni, a cucirsi lo Scudetto sul petto, sono state altrettante compagini e il fattore dell’imprevedibilità garantisce evidentemente una componente di intrattenimento maggiore. Quest’anno, come detto, sotto questo profilo si è pressoché ai massimi storici. Alcune delle «Sette sorelle» sono ancora lì, in cima alla graduatoria, mentre altre hanno dovuto cedere il passo a realtà riaffermatesi negli ultimi anni, come Napoli e Atalanta. Conte e Gasperini – passaporti italiani, come tutti gli altri allenatori che si trovano nelle posizioni di vetta – d’altra parte sono delle certezze, così come era logico attendersi Inter e Juventus lassù. Ben più inattese e sorprendenti, invece, sono le prestazioni di Lazio e, soprattutto, Fiorentina. La compagine guidata da Raffaele Palladino – trascinata dalle parate del redivivo David de Gea e dai gol dell’inarrestabile Moise Kean – è reduce da ben sei vittorie consecutive in campionato, ossia la miglior serie in corso, al pari dell’Atalanta, nei migliori cinque campionati d’Europa.
La conferma del ranking UEFA
Fatta eccezione per il Napoli – disastroso nella scorsa stagione e quindi fuori da ogni competizione continentale – le altre cinque squadre di vertice in Italia sono confrontante al contempo agli esigenti impegni in giro per l’Europa. Eppure, malgrado l’accumulo di fatiche sia tutt’altro che indifferente, anche in questo contesto si stanno comportando egregiamente. Tanto che, finora, sarebbero tutte qualificate almeno per i playoff e Inter, Lazio e Fiorentina – rispettivamente in Champions, Europa e Conference League - sono addirittura piazzate tra le prime 8, sinonimo di qualificazione diretta per gli ottavi di finale. Non un caso, in realtà, considerando che nell’ultimo quinquennio soltanto i club inglesi sono stati superiori a quelli italiani per ciò che concerne il ranking UEFA. I risultati raccolti al di fuori dei propri confini, inoltre, sono serviti a guadagnarsi un ulteriore posto, il 5. per la Serie A, nella ricca tavola della Champions League, creando così un prezioso circolo virtuoso
Insomma, in Italia – ad immagine del commissario tecnico Luciano Spalletti che gongola – c’è di chi essere contenti. «Sono molto fiducioso – ha affermato a riguardo – perché il calcio italiano è in ottima salute e sta facendo giocare sempre più giovani, bisogna andare verso questa direzione. Un campionato così competitivo, poi, sta aiutando la Nazionale che è sempre in cerca di talento». Nello sport – e in alcuni luoghi in particolare – si fa presto a dimenticare i fallimenti e passare, nei propri giudizi, da un estremo all’altro è molto facile. In questo senso, la lezione che la Svizzera ha impartito in estate agli azzurri sembra essere stata archiviata velocemente e – grazie ai risultati dei propri club, ma anche ai recenti successi raccolti in Nations League – l’Italia sembra pronta per rialzare la testa e tornare a ricoprire, in tutto e per tutto, un ruolo di primissimo piano nel panorama calcistico europeo.