Hockey

Luca Cereda e l'Ambrì Piotta che verrà: «C'è il potenziale per crescere»

Intervista all'allenatore leventinese: dalla preparazione agli stranieri mancanti, dai nuovi arrivati ai protagonisti dei Mondiali
Fernando Lavezzo
06.06.2024 15:30

«In pista ho più freddo adesso che in inverno», dice Luca Cereda nei corridoi della Gottardo Arena. Sfruttando il ghiaccio, ormai a disposizione praticamente tutto l’anno, i suoi giocatori si stanno allenando con i pattini ai piedi. Mancano ancora gli stranieri, oltre a Zwerger, in congedo post-Mondiale. «È la nostra sesta settimana di lavoro», racconta il coach biancoblù. «Dopo le prime tre, ne abbiamo fatta una di recupero. E anche la prossima settimana i ragazzi saranno liberi». È l’inizio di una lunga chiacchierata con i giornalisti presenti.

Luca, qual è il principale vantaggio di avere il ghiaccio a disposizione tutto l'anno?
«È una novità molto positiva. Che non ha rivoluzionato la nostra preparazione, ma che ha aggiunto una possibilità interessante. Ora facciamo un po’ meno lavoro a secco, portando una parte di allenamento di resistenza anche sul ghiaccio. È più utile e più divertente. Abbiamo notato che potendo disporre del ghiaccio non-stop, si mantiene l’abitudine a usare determinati muscoli, soprattutto nella zona dell’anca. Il pattinaggio non è un movimento naturale e se smetti di praticarlo per alcuni mesi, poi è dura riprendere. Me lo ricordo bene, quando giocavo: quanti dolori saltavano fuori durante le prime due settimane di allenamento sul ghiaccio! Ora, il problema è molto ridotto».

Con che spirito siete tornati al lavoro al termine di una stagione chiusasi amaramente, con il mancato accesso ai quarti di finale dopo due turni di play-in?
«Ho visto i giocatori sereni, tranquilli. Solo il meteo ci ha un po’ rovinato il morale. C’è tanta voglia di fare, di ricominciare una nuova avventura. A dischi fermi, reputo la passata stagione positiva. È stato un buon campionato. Solido. Abbiamo mantenuto la costanza, con pochi alti e bassi. Per la terza volta negli ultimi vent’anni l’Ambrì ha chiuso con una media punti superiore all’1,5. Non male, direi».

Vedremo cosa riusciremo a portare a casa, il mercato non è facile

L’Ambrì non è ancora completo. Vi mancano due stranieri. Forse tre, se deciderete di partire con sette. A che punto siete?
«Sicuramente mancano due attaccanti, idealmente un centro e un’ala. Poi vedremo cosa riusciremo a portare a casa. Il mercato non è facile. In Russia aumenterà il numero di stranieri e la Svezia è diventata molto concorrenziale in termini finanziari. Siamo comunque attivi. Quando si tornerà a lavorare tutti insieme sul ghiaccio, avremo due stranieri in più».

Con Dauphin avete mantenuto aperti i contatti, magari in ottica «settimo straniero»?
«Come noto, non abbiamo attivato l’opzione che avevamo con Laurent. Da quel che mi risulta, è ancora sul mercato. Quello che gli abbiamo detto, è che l’avevamo preso come centro two-ways, mentre lui ha finito la stagione all’ala, seppur in modo positivo. Ci siamo quindi riservati il diritto di guardarci in giro, così come sta facendo, giustamente, anche lui. Alla fine, tireremo le somme. In questo momento non siamo focalizzati su di lui in particolare, abbiamo una visione più ampia. C’è poi da considerare la deadline del mercato NHL del primo luglio: tantissimi vogliono aspettare per capire cosa succederà in Nordamerica. A quel punto, il mercato si riaprirà con qualche opzione in più».

Eggenberger allo Zugo in cambio di Tim Muggli. Cosa non ha funzionato con Nando, dal tuo punto di vista?
«A 24 anni, sta entrando nella seconda parte della sua carriera. Da giovanissimo, era visto come il prossimo super talento dell'hockey svizzero. Ricordo che lo paragonavano spesso a Nino Niederreiter. Credo che tutto ciò lo abbia caricato di aspettative eccessive in sé stesso. Aspettative che non erano neanche reali e che lo hanno soffocato, prima a Davos, poi a Rapperswil e infine da noi. Il passo che gli manca, e che spero riesca a fare in futuro, è crearsi un’identità. Che giocatore è, veramente, Nando Eggenberger? Un attaccante offensivo? Un two-ways? Un power-forward? Deve essere lui il primo a capirlo, creandosi un’immagine definitiva, una sua etichetta, un suo modo di giocare. Parlandogli, credo che se ne sia reso conto».

Questa è l’ottava estate di Luca Cereda alla guida dell’Ambrì. Ti capita di cambiare un po’ di cose per evitare la routine?
«Ad Ambrì, di noia, non si muore. C’è sempre qualcosa da fare. Come tutti gli anni, si studia, si cerca di imparare, si guardano partite e si osservano giocatori. Questo, come stimolo, è già molto forte. Sul ghiaccio si prova a introdurre qualche novità, per portare nuove energie a squadra e staff. Personalmente, poi, cerco anche di progredire come persona, al di fuori dell’hockey».

Ad Ambrì, di noia, non si muore

Ai Mondiali si è visto un Dominik Zwerger molto impattante sul piano offensivo. Sembrava quello dei primi anni in Leventina. Sei d’accordo?
«Già l’anno scorso Zwergy aveva fatto un passo avanti a livello personale e come giocatore. Sono contentissimo che sia riuscito a finire la stagione con noi sul ghiaccio, dopo l’ultimo infortunio. L’abbiamo un po’ spinto a ritornare subito in pista, a stringere i denti. Eravamo convinti che per lui fosse importante, a livello mentale, terminare la stagione giocando. Quando sono andato a Praga per i Mondiali, ci siamo incontrati in pista, prima dell’esordio della Svizzera. È venuto a salutarmi e l’ho visto veramente bene. Felice, con gli occhi che brillavano. Questo, poi, si è trasmesso sul ghiaccio. Spero che possa avere una stagione completa, senza troppi ostacoli a frenarlo».

E vedere Tim Heed in una difesa mostruosa come quella della Svezia, che effetto ti ha fatto?
«È stato abbastanza impressionante e mi ha fatto tanto piacere. Durante la stagione, avevamo ricevuto degli ottimi feedback dallo staff tecnico scandinavo. Sapevamo, dunque, che Tim avrebbe avuto delle chance concrete di partecipare ai Mondiali. Però, vedendo i nomi che di volta in volta arrivavano dalla NHL, ho iniziato a temere che venisse tagliato. Quella della Svezia sembrava una difesa pronta a vincere la Stanley Cup. Il fatto che Heed sia riuscito ad arrivare fino in fondo, conquistando anche una medaglia di bronzo, è stato un gran bel riconoscimento. Oltretutto, era il suo primo Mondiale. Sono contento per lui, un giocatore che da quando è arrivato ad Ambrì, è sempre stato uno dei nostri pilastri».

Con uno Zwerger apparentemente ritrovato, l’auspicabile ritorno di Heim ai livelli di due stagioni fa e l’anno in più di esperienza dei già convincenti De Luca e Landry, l’impressione è che questa squadra abbia già un bel potenziale di crescita, indipendentemente da chi saranno i due nuovi stranieri d’attacco. Sei d’accordo?
«Sicuramente c’è del potenziale per fare dei passi avanti. Una stagione storta come quella vissuta da Heim, sull’arco di una carriera, può capitare. L’importante è reagire. Per tutti loro, anzi, per tutti noi, sarà importante lavorare nella maniera giusta, cercando ogni giorno di fare dei piccoli progressi per diventare più bravi».

Di Miles Müller cosa puoi dirci? Quali sono le tue prime impressioni?
«È un ragazzo più maturo dei suoi 19 anni. Il fatto che sia andato via di casa molto presto lo ha sicuramente aiutato in questo sviluppo precoce. Sul ghiaccio l’ho visto molto motivato. Ha una base su cui si può lavorare bene. Dovrà riabituarsi alle piste più grandi e imparare a giocare contro degli adulti. Avrà tutta l’estate a disposizione per prepararsi e iniziare a sgomitare».

Da Conz a Senn: nel cambio di portiere svizzero uscite alla pari, indeboliti o rinforzati?
«Separarci da Benji non è stato affatto facile. Personalmente, credo che in tutti questi anni trascorsi insieme, lui sia stato il nostro giocatore con più talento. Dall’altra parte, adesso abbiamo trovato un portiere con cinque anni in meno, che sta entrando nella fase della piena maturità. Un aspetto che per i portieri può davvero fare la differenza. Gilles lo avevo conosciuto quando era più giovane ed è sempre stato un gran lavoratore. Siamo contenti di averlo».

In questo articolo: