Coppa Spengler

Luca Grotto e i retroscena dal lettino biancoblù

Il massaggiatore medicale dell’Ambrì ci apre le porte del suo regno: «Il mio “cliente” più fedele? Prima dei match Pestoni»
Per 22 anni il nativo di Faido ha fatto il falegname, poi ha deciso di cambiare radicalmente la sua vita. © Keystone/Gian Ehrenzeller
Nicola Martinetti
29.12.2022 06:00

Luca Grotto e Kimi, la goldendoodle che rallegra le sue giornate e quelle di sua moglie Lara, sono inseparabili. La piccolina, che dispone anche di un profilo Instagram, lo segue dappertutto. Tranne che nel suo regno: la sala trattamenti dell’Ambrì Piotta. «Sì, di solito lì non entra. Specialmente durante le partite» ci conferma con un sorriso il massaggiatore medicale biancoblù. Lui, invece, quel locale lo bazzica da ormai dieci anni. «Diciamo che pure io e la società leventinese siamo un po’ inseparabili. E pensare che in un’altra vita per ben 22 anni ho fatto il falegname, prima di dire basta perché non avevo più stimoli. Da lì in poi, dopo essermi formato per il mio attuale lavoro, sostanzialmente mi sono sempre trovato al posto giusto al momento giusto. Prima in seno al Team Ticino, poi all’AC Bellinzona, e ora - da undici stagioni - ad Ambrì».

Venticinque figli

Dal 2012 il nativo di Faido rappresenta un punto fisso nello spogliatoio biancoblù, che attorno a lui ha invece cambiato pelle decine di volte. «Diciamo che faccio parte dell’arredamento e ogni giocatore, prima o poi, è passato sotto le mie mani. Se ormai sono più uno psicologo che un massaggiatore? No, non mi spingerei così in là. Ma è vero che con molti ragazzi ho instaurato dei bei rapporti e spesso con me si confidano, raccontandomi cose che di base terrebbero per loro. Io e Lara abbiamo volutamente deciso di non avere figli, come coppia. Forse anche perché in fondo, quando varco la soglia dello spogliatoio, mi sembra di averne venticinque (ride, ndr)». Brenno Canevascini, mostro sacro delle statistiche leventinesi, ha già preannunciato a Luca che nel mese di febbraio taglierà il traguardo delle 600 partite in biancoblù: «Un dato che mi rende fiero - commenta il diretto interessato -. Ho sempre detto che quando smetterò di amare la vita dello spogliatoio e i sacrifici che questo lavoro comporta, smetterò di farlo. Ma fino ad oggi non è mai successo».

Quei «chiacchieroni» ticinesi

L’occasione che ci si presenta, seduti all’interno dello spogliatoio biancoblù nella pancia dell’Eisstadion, è così ghiotta che non intendiamo lasciarcela sfuggire. Punzecchiando il classe 1970 in merito a qualche retroscena: «Il mio “cliente” più fedele? Il giorno della partita sicuramente Inti Pestoni. Altrimenti di fissi non ne ho, chi ne ha bisogno viene all’occorrenza. In generale sono comunque i ticinesi a rendermi visita più spesso. E, di riflesso, con loro ho sempre instaurato i rapporti migliori, anche perché non ci sono barriere linguistiche. Ma negli anni ho tessuto relazioni durature anche con degli stranieri. Penso ad Alexandre Giroux e Jason Williams, con i quali mi sento ancora oggi. Anche perché con “Willy” condivido la passione per i goldendoodle. Posso inoltre confermare che nessuno durante i trattamenti resta mai in silenzio. Qualche parola, alla fine, salta sempre fuori!». La fiducia tra pazienti e terapista, in dieci anni, non è insomma mai venuta meno. E con i vari staff tecnici che si sono susseguiti, invece? «Nessuno mi ha mai messo in discussione, se è ciò che mi stai chiedendo (altra risata, ndr). Certo, ogni tanto qualcuno ha voluto metterci un po’ il becco, ma il mio ruolo è sempre stato rispettato».

Topi e brodini

Circa un anno e mezzo fa la vita lavorativa del 52.enne leventinese è cambiata radicalmente. Da quando, per intenderci, il club ha salutato la vecchia Valascia per accasarsi nella nuova Gottardo Arena. «Direi che quella di tutti gli impiegati della società ne ha beneficiato. Comprendo il fascino che impregnava la precedente pista, ma credetemi quando vi dico che chi ci trascorreva tutta la settimana non tornerebbe mai indietro. Per quanto mi riguarda, oggi non devo più lavorare in uno stanzino di tre metri per tre. E a dicembre e gennaio non devo più scaldare l’acqua delle borracce. Per tacere del brodino che spesso preparavo dopo gli allenamenti, una tradizione fortunatamente accantonata». E i famigerati topi? «Io non ne ho mai dovuti catturare, ma una volta alla vecchia Resega ne era uscito uno dalla borsa di Nolan Schäfer. Speriamo che non abbia proliferato». In conclusione, due parole su Lorenzo Croce, che da questa stagione affianca Grotto quale fisioterapista: «Quando giocava gli dicevo sempre che in futuro mi sarebbe piaciuto condividere con lui questa professione. Sono felice che ci siamo riusciti».

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