L’YB, Wicky e un addio inevitabile: «L'uomo giusto per il futuro? Croci-Torti»

Raphaël Wicky, dunque, non è più l’allenatore dello Young Boys. E forse uno zampino nella separazione più clamorosa della stagione, ce l’ha messo pure il Lugano. Sì, perché il 10 febbraio scorso a Cornaredo, al termine di una prestazione eroica, i bianconeri avevano bloccato i bernesi con uno spettacolare 3-3. E da lì in avanti i gialloneri, inceppati, non sono più stati gli stessi. Lustenberger e compagni hanno infatti vinto solo una delle ultime sei partite disputate. Peraltro parecchio sofferta, contro il fanalino di coda della Super League: il derelitto Stade Losanna-Ouchy. Per il resto, solo delusioni. Che - nell’ordine - hanno fruttato l’eliminazione dall’Europa League, l’addio alla Coppa Svizzera e - al termine di una settimana nera - pure il quasi aggancio del Servette in vetta alla classifica del massimo campionato elvetico. I granata, che nel giro di pochi giorni hanno rosicchiato ben sei punti, sono ormai a una sola lunghezza dai campioni svizzeri. E premesse alla mano, la dirigenza giallonera ha dunque deciso di agire.
Una figura sempre più scomoda
«La partenza di Raphaël Wicky ci addolora molto. Ma dopo un’attenta riflessione, siamo giunti alla conclusione che la situazione è in stallo e che la squadra ha bisogno di energie fresche per poter intraprendere l’impegnativo percorso verso il ritorno al successo» ha dichiarato Christoph Spycher, Chief Sport Officer e azionista di minoranza dell’YB, commentando il divorzio anticipato. «Da tempo le prestazioni della squadra non soddisfano le nostre aspettative. Con le recenti sconfitte in campionato e in Coppa, le speranze che la situazione migliorasse con la vecchia costellazione si sono affievolite, anche se a mio avviso abbiamo fatto tutto il possibile per ribaltare il trend» ha aggiunto il direttore sportivo Steve Von Bergen. Tradotto: così non si poteva andare avanti. E persino le parole rilasciate dallo stesso Wicky, che non si è spinto oltre ai ringraziamenti di rito e agli auguri per il futuro, suggeriscono di un tecnico che probabilmente - e consapevolmente - era diventato scomodo.
Funghi e luganighette
La conferma, al proposito, ci giunge dal collega Luzi Fricker, giornalista sportivo per Radio Energy Berna, da noi interpellato per far luce sull’intricata situazione venutasi a creare in seno ai campioni svizzeri. «Il divorzio era ormai inevitabile - afferma Fricker -. È vero, fa strano pensare che una squadra in vetta alla classifica decida di licenziare il suo allenatore, ma i segnali - e le prestazioni - si erano fatti troppo allarmanti. Erano sette anni che l’YB non perdeva tre incontri consecutivi e l’avvicinamento del Servette, così come l’uscita di scena in Coppa Svizzera, hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il club doveva reagire, e non ha avuto timore di farlo». Già. Eppure, al netto di quanto racconta il presente, è comunque bizzarro constatare come nell’arco di pochi mesi Wicky sia passato dall’essere l’artefice e l’eroe di una storica doppietta (campionato+coppa), a una figura scomoda. Il tutto - rigori di Anderlecht e recente scivolone di Sion a parte - sempre rispettando gli obiettivi fissati dalla dirigenza. È giusto, allora, addossare al 46.enne vallesano tutte le responsabilità dell’attuale naufragio? «No - ci risponde Fricker con fermezza -. Certo, l’ex tecnico dei Chicago Fire ci ha sicuramente messo del suo, perché non è esente da colpe e ha favorito la situazione odierna con alcune scelte sbagliate, che si sono tradotte in mancati progressi. Parlo ad esempio della gestione di alcuni giocatori, come Nsame, divenuti viepiù scontenti e che avrebbero meritato maggior rispetto. Senza dimenticare la complicata integrazione di alcuni innesti come Imeri, o una certa inflessibilità a livello di impostazione tattica. Tuttavia anche la dirigenza - e in particolare Spycher e Von Bergen - ha una fetta di responsabilità in questa vicenda. Nel corso delle ultime finestre di mercato sono stati ceduti ben sei giocatori titolari, che hanno creato un buco, poi ampliato dagli infortuni di Ugrinic e Benito. Quel vuoto non è mai stato adeguatamente colmato, e questo ha complicato il lavoro di Wicky. Il quale, certo, sulla carta ha sempre potuto contare sulla rosa più attrezzata della Super League. Ma che a fronte del deludente rendimento di alcuni nuovi acquisti, ha pure pagato uno scotto. È come chiedere a uno chef stellato di cucinare con funghi e luganighette, dopo aver trascorso anni a deliziare i clienti con tartufi e filetti. Dare per scontato che il risultato finale sia il medesimo è sbagliato».
Un’egemonia in pericolo? Sì e no
A proposito di risultato finale, peraltro, con l’addio a Wicky a dodici giornate dal termine del campionato, la dirigenza bernese è convinta di aver dato l’impulso giusto per rilanciare le quotazioni della squadra verso uno storico bis. La scelta di affidare la panchina al tecnico dell’U21 Joël Magnin fino al termine della stagione, tuttavia, non ha raccolto grandi consensi all’interno dell’ambiente giallonero. «Quasi tutti erano d’accordo sul fatto che Wicky andasse esonerato - rileva Fricker -. Ma la minaccia del Servette in ottica titolo è più che reale e puntare tutto su un profilo come quello di Magnin appare un grande azzardo, che mi trova scettico. Un paio d’anni fa in un contesto simile Matteo Vanetta - subentrato a David Wagner - aveva fallito. A mio avviso sarebbe stato molto più sensato ingaggiare un traghettatore proveniente dall’esterno, e il primo nome che mi viene in mente in questo senso è quello di Marco Schällibaum. Il suo fuoco sacro avrebbe potuto dare una scossa a un gruppo che, per qualità, rimarrà comunque invariato sino all’estate». L’egemonia dell’YB, insomma, potrebbe dunque essere in pericolo. Quantomeno sul corto termine. Per quanto concerne il futuro, invece, la piazza rimane piuttosto serena. «Negli ultimi anni il club ha vissuto un’epoca d’oro e si è affermato quale faro del movimento elvetico. Non credo che un eventuale successo da parte del Servette metterebbe in pericolo determinati equilibri. Anzi, a mio avviso non sarebbe poi così grave per il nostro calcio. Titolo o non titolo, infatti, l’attuale concorrenza dello Young Boys resta oggettivamente inferiore. E mi aspetto che nel corso dell’estate Spycher e Von Bergen raddrizzino la situazione, rimettendo la società sui giusti binari».
Il «Crus», l'erede ideale
La panchina dello Young Boys, dunque, si aggiunge a quella dello Zurigo. Entrambe questa estate verranno assegnate a un nuovo proprietario, tendenzialmente a lungo termine. E non è detta che pure quella del Basilea, a questo punto, non possa unirsi al valzer. Il toto allenatore, oltre Gottardo, è in questo senso già iniziato. E al proposito, per quanto concerne la figura ideale per rappresentare la futura guida giallonera, Luzi Fricker non ha dubbi. «A mio avviso, e chiedo scusa ai tifosi bianconeri, il prescelto dovrebbe essere Mattia Croci-Torti - ci dice sorridendo -. Con la sua grinta, il suo fuoco sacro e le emozioni che riesce a trasmettere a squadra e tifosi, il “Crus” sarebbe davvero perfetto. Purtroppo però temo che sia una figura indissolubilmente legata al FC Lugano, un po’ come Luca Cereda e Paolo Duca con l’Ambrì Piotta nell’hockey su ghiaccio. Credo che sia inimmaginabile vederlo partire da Cornaredo, perlomeno nel futuro più prossimo. In ogni caso è un profilo come il suo a fare al caso dell’YB». Croci-Torti, va da sé, rappresenterebbe uno stacco netto - o quasi - rispetto al recente passato. «Wicky era un po’ troppo gentile - rileva Fricker -. Quasi noioso, nell’accezione meno offensiva del termine. È bravo, ma era finito col risultare un po’ stagnante».